RITAGLI
Sacerdozio e omosessualità
Il fatto di cronaca è doloroso: un candidato al sacerdozio...
Ritagli
02_12_2010
Il fatto di cronaca è doloroso: un candidato al sacerdozio, proveniente dalla Puglia ma residente nella diocesi di Orvieto, vistosi negare l'accesso al sacerdozio a poche settimane dalla prevista ordinazione, si è suicidato. Sul Giornale si occupa del caso il bravo Luca Doninelli che, giustamente, stigmatizza l'atteggiamento del vescovo di Orvieto che si pone in polemica con la Santa Sede affermando che per lui "era pronto a diventare prete". Un atteggiamento che, di fronte al fatto incontrovertibile della estrema fragilità psicologica del giovane candidato, dimostra una "dissipazione della ragione che non può non comportare una dissipazione del patrimonium fidei, che ha nella ragione, oltre che nella Rivelazione, il proprio fondamento".
In un passaggio dell'articolo, riferendosi a voci - probabilmente infondate - su una presunta omosessualità del giovane, Doninelli afferma che l'omosessualità "non è in ogni caso una causa impediente al sacerdozio: lo sarebbe la pratica, non certo la tendenza".
In realtà non è così: anche la tendenza omosessuale, se radicata, è una chiara causa impediente l'ingresso in seminario. E' scritto con molta chiarezza in un documento pubblicato nel novembre 2005 dalla Congregazione per l'Educazione cattolica e approvato esplicitamente da Papa Benedetto XVI nell'agosto precedente. L'unico distinguo riguarda le tendenze omosessuali "transitorie", ovvero legate allo sviluppo adolescenziale, che in ogni caso devono essere chiaramente superate ben prima di arrivare agli ordini.
Ecco comunque cosa dice il documento, che si chiama "Istruzione della Congregazione per l'Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri":
" Il Catechismo distingue fra gli atti omosessuali e le tendenze omosessuali.
Riguardo agli atti, insegna che, nella Sacra Scrittura, essi vengono presentati come peccati gravi. La Tradizione li ha costantemente considerati come intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale. Essi, di conseguenza, non possono essere approvati in nessun caso.
Per quanto concerne le tendenze omosessuali profondamente radicate, che si riscontrano in un certo numero di uomini e donne, sono anch'esse oggettivamente disordinate e sovente costituiscono, anche per loro, una prova. Tali persone devono essere accolte con rispetto e delicatezza; a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Esse sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare.
Alla luce di tale insegnamento, questo Dicastero, d'intesa con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay.
Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall'Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate.
Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale".