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ITINERARI DI FEDE

S. Maria degli Angeli, costruita col sudore dei martiri

Ciriaco, Largo, Marcellino, Saturnino, Sisinnio, Smaragdo, Trasone sono i sette martiri vissuti all’epoca dei lavori forzati per l’edificazione delle terme di Diocleziano, di cui ancora oggi la basilica di Santa Maria degli Angeli conserva le reliquie. E' la chiesa prescelta per le cerimonie ufficiali dello Stato.

Cultura 08_10_2016
Santa Maria degli Angeli a Roma

Fu l’imperatore Diocleziano, tra il 298 e il 306, a volere a Roma il grandioso complesso delle Terme, per la cui costruzione furono utilizzati innumerevoli martiri cristiani che avevano rifiutato di venerare gli dei tradizionali e scelto di non rinunciare alla propria fede. E fu un sacerdote siciliano, Antonio Del Duca, più di milleduecento anni dopo, a chiedere e ottenere da Papa Pio IV di consacrare alla loro memoria e al culto degli Angeli una porzione di questa vastissima area. Era il 1561 quando l’ambizioso progetto fu affidato al grande Michelangelo, all’epoca già ultra ottantenne e contemporaneamente impegnato nella fabbrica della basilica di San Pietro.

Il Buonarroti intervenne, senza però alterarne la struttura, sui resti archeologici trasformandoli, in parte, in un edificio religioso davvero particolare per l’epoca. Due architetti lo succedettero: Giacomo Del Duca e Luigi Vanvitelli. A quest’ultimo, a metà del XVIII secolo, si deve, per lo più, lo stravolgimento del progetto michelangiolesco, a cominciare dalla decorazione interna dello spazio concepito, in origine, con intensa sobrietà.

Il prospetto principale, in mattoni, è un nicchione ad esedra aperto in due portali arcuati. Le porte originarie, lignee, furono sostituite con due opere contemporanee dello scultore polacco Igor Mitoraj che ne intitolò una all’Annunciazione e l’altra alla Resurrezione. Varcato l’ingresso, un vestibolo rotondo, sormontato da una cupola affrescata dal Vanvitelli con rosoni diversi uno dall’altro, introduce nel transetto trasversale coperto da volte a crociera sorrette da monumentali colonne di granito. Sulle pareti, tra paraste e lesene dipinte, furono posizionate a metà del XVIII secolo, per motivi conservativi, otto tele originali provenienti da diversi altari della Basilica di San Pietro. Lungo il pavimento corre la Meridiana ideata da Papa Clemente XI, in occasione del Giubileo del 1700, al fine di identificare più verosimilmente possibile la data della Pasqua: è una lunga linea di bronzo inserita in una fascia di marmo, ai lati della quale sono raffigurate le costellazioni.

Al centro dell’abside poligonale disegnata da Vanvitelli l’altare maggiore, in marmi pregiati, custodisce il dipinto della Madonna del latte, incoronata dagli Arcangeli Gabriele e Michele, accompagnati da Uriele, Barachiele, Salatiele, Geudiele e Raffaele. Il quadro, di autore sconosciuto, è quello che Antonio Del Duca, , promotore di questo santo tempio, fece dipingere nel 1543 a Venezia, per la grande devozione che nutriva nei confronti dei Sette Arcangeli.

Ciriaco, Largo, Marcellino, Saturnino, Sisinnio, Smaragdo, Trasone sono, invece, i sette martiri vissuti all’epoca dei lavori forzati per l’edificazione delle terme, di cui ancora oggi la basilica conserva le reliquie.

Alla “Beatissimae Virgini et omnium Angelorum et Martyrum", come recita la bolla papale del 1561, è dedicata questa chiesa particolare, prescelta per le cerimonie ufficiali dello Stato italiano.