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Russia-Ucraina, sei punti fermi per comprendere la guerra

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Alcuni lettori hanno reagito criticamente alla diretta di venerdì scorso dedicata al conflitto Russia-Ucraina, perché non avremmo indicato gli USA come veri responsabili di questa guerra. È allora bene ribadire alcuni criteri di fondo per un giudizio serio sulla questione. Eccoli....

Attualità 14_05_2024
Palazzo crollato a Belgorod

C’è chi fa la guerra sul campo, con le armi vere, e ne sperimenta tutta la tragedia. E chi vi partecipa da lontano, tifando per l’uno o l’altro dei contendenti, trasformando le piazze in campi di battaglia, o sfogandosi sui social, spesso pestando sulla tastiera del computer con una animosità non dissimile da quella di chi è in trincea.

Non sono dunque una sorpresa alcune mail giunte in redazione dopo la diretta della Bussola di venerdì scorso con il professor Alberto Leoni, autore del libro “La guerra tra Russia e Ucraina”. Le critiche, alla fin fine, si riducono ad una: la colpa di questa guerra non è della Russia – come sembrerebbe aver affermato Leoni - ma degli Stati Uniti, che hanno fatto di tutto per provocarla. E quindi, se si prova a dare un giudizio critico sul presidente russo Vladimir Putin e sul Patriarca di Mosca Kirill, si è immediatamente filoamericani, guerrafondai, anti-ecumenici e via di questo passo.

Proviamo allora a rimettere alcuni punti fermi che sono a fondamento della nostra posizione su questa guerra (ma mutatis mutandis riguardano tutte le guerre) e chiarire alcune questioni riguardanti l’intervento del professor Leoni.

1. Abbiamo detto molte volte che nei conflitti internazionali bisogna rifuggire dalle semplificazioni, non ci sono buoni da una parte e cattivi dell’altra, ci sono sempre molti fattori che concorrono a creare una certa situazione. Vale anche per il conflitto russo-ucraino. Il professor Leoni non ha mai affermato che gli Stati Uniti sono immacolati e non c’entrano nulla (e noi siamo anche convinti che con Trump alla presidenza le cose sarebbero andate ben diversamente), così come ha sottolineato le mancanze dell’Unione Europea e la sua pericolosa debolezza; ma nello stesso tempo ha centrato l’attenzione sull’ideologia del mondo putiniano e sul concetto di “mondo russo”, che si estende ben oltre i confini della Federazione, laddove ci sono minoranze russe, eredità del colonialismo della Russia zarista e dell’Unione Sovietica. In solo mezz’ora di chiacchierata inevitabilmente non c’è tempo per approfondire i singoli aspetti ma chi avrà la pazienza di leggere il libro può verificare l’approfondita ricostruzione di quanto avvenuto dal crollo dell’Unione Sovietica in poi.

2. Questo punto è importante perché ricordiamo che fino a dicembre 2021 nessuno pensava che Putin ordinasse davvero l’invasione dell’Ucraina. Dal punto di vista strategico-militare e politico sembrava una mossa insensata. Siccome Putin non è un pazzo come a tanti piace pensare, ma al contrario è persona intelligente e capace – come lo descrive anche Leoni nel suo libro – bisognerebbe riconoscere che alle analisi di tanti è sfuggito qualche fattore che è stato invece determinante per decidere quella che Putin chiama Operazione Militare Speciale. Invece di andare dietro alla propaganda, dell’una e dell’altra parte, sarebbe dunque più serio cercare di capire come pensano davvero Putin e il circolo di intellettuali ed ecclesiastici che lo supporta. Ed è questo il lavoro che ha fatto Leoni. È uno sforzo che fosse stato fatto prima, forse avrebbe evitato di arrivare a questo punto.

3. Anche se elencassimo mille ragioni per cui Putin avrebbe diritto di avercela con l’Ucraina e con l’Occidente intero, resta il fatto che l’invasione di un Paese che ha confini internazionalmente riconosciuti non può essere giustificata in alcun modo. È come l’omicidio: può avere molte attenuanti – che si concretizzeranno in una pena minore per il colpevole -, ma sempre un crimine rimane. Dunque, anche volendo riconoscere a Putin tutte le attenuanti del caso, resta il fatto che l’invasione dell’Ucraina viola gravemente il diritto internazionale, e dunque se in linea di principio fosse accettata diventerebbe un grave precedente per tante altre situazioni di tensione nel mondo. E il conflitto già esistente nel Donbass non è una giustificazione, sempre che vogliamo rispettare dei princìpi di diritto internazionale.

4. Il punto più delicato e controverso riguarda l’esercizio della legittima difesa. Di fronte a un’aggressione è certo che la legittima difesa è un diritto e anche un dovere. Ma il Catechismo (no. 2309) ci indica anche quattro criteri che devono realizzarsi contemporaneamente perché sia moralmente legittima: due di questi sono «che ci siano fondate condizioni di successo» e «che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare». Tali condizioni sono affidate «al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune». E si tratta di un giudizio difficile, perché anche qua i fattori da considerare sono molti. Ma dopo oltre due anni di guerra possiamo constatare che le possibilità di successo dell’Ucraina sono vicine allo zero, malgrado i militari ucraini abbiano dato una ammirevole prova di resistenza che neanche i russi si aspettavano. E che se mai si arrivasse a trovare una soluzione negoziata questa non potrà che prevedere la concessione alla Russia del territorio già reclamato. Anzi - vista la situazione sul campo a favore della Russia che quindi oggi non ha alcun interesse ad avviare negoziati – potrebbe anche andare peggio. Vale a dire, anni di guerra con morti e distruzioni (e il radicarsi di un odio che si trasmetterà per generazioni) per arrivare a condizioni ancora più sfavorevoli per l’Ucraina. A meno che – Dio non voglia - a qualcuno non venga in mente sul serio di allargare il conflitto pur di fermare la Russia.

5. Putin e il patriarca di Mosca Kirill raccolgono tanta simpatia in parte del mondo cattolico perché si ergono a difesa dei valori della famiglia, contro l’aborto, contro l’ideologia gender. E dunque condividono la battaglia che anche noi combattiamo contro questa leadership occidentale corrotta e immorale. Ma questo, per quanto importante, non può essere l’unico criterio, altrimenti dovremmo anche simpatizzare per i regimi islamici. C’è una dignità dell’uomo che va rispettata sempre: essere contrari all’aborto e poi teorizzare l’eliminazione di nemici interni ed esterni è contro la ragione.

6. Alla fine di questo rapido (e non esaustivo) excursus è utile richiamare un ultimo punto: diverse persone, per sostenere che «è tutta colpa degli Stati Uniti» citano esponenti e intellettuali americani che teorizzano proprio questo. Bisogna però essere consapevoli che l’anti-americanismo è l’altra faccia dell’americanismo: sono due correnti ideologiche che si combattono anzitutto all’interno degli Stati Uniti, e hanno in comune l’idea (errata) che gli USA siano il protagonista principale se non unico di tutto quanto avviene nel mondo (per il bene o per il male). Ora, essendo gli USA una super-potenza mondiale, per quanto in declino, è chiaro che in qualche modo entra in tutte le crisi internazionali; che può giocare come fattore di destabilizzazione anche in territori lontani se serve ai propri interessi nazionali; che tende a interpretare il diritto in modo creativo. Ma questo non significa che tutto quanto avviene nel mondo è deciso a Washington. Ci sono altri attori importanti, il mondo è ormai diventato multipolare, le mire imperiali appartengono anche ad altri Paesi (Russia, Cina, Turchia…), ci sono forze transnazionali (vedi l’islamismo) e molti altri fattori ancora che è importante conoscere per comprendere quanto sta accadendo.

È questo che come Bussola cerchiamo di fare, pur con i nostri limiti, e continueremo dunque questo filone di riflessione sia per il conflitto russo-ucraino sia per le altre situazioni di crisi nel mondo, a partire dal Medio Oriente.



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