Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
CATTOLICI DISCRIMINATI

“Rosario illegittimo": la Regione boccia il circolo. Ma per l'islam...

Il circolo culturale San Tommaso di Bologna si è visto negare dalla Regione Emilia Romagna l'iscrizione al registro delle Associazioni di Promozione Sociale perché, tra le varie attività svolte, compariva anche il Rosario settimanale: «Attività illegittima». Protestano le Acli: «Bella ciao invece si può cantare?». «È bastato togliere il riferimento per poter essere riconosciuti», spiega il responsabile alla Bussola. Il doppiopesismo delle Regioni, che per anni hanno chiuso gli occhi di fronte alle moschee abusive aperte proprio con l'escamotage delle ASP. E nella regione rossa di Bonaccini i centri di cultura islamica hanno tra le loro principali attività proprio l'attività di culto e preghiera. Nessuno ha mai pensato di dichiararli illegittimi.
- MANIFESTI DI PRO VITA, CENSURATI DA CHI È CONTRO LA LIBERTÀ, di Ermes Dovico

Libertà religiosa 17_12_2020

L’associazione culturale ha la cattiva abitudine di recitare il Rosario una volta alla settimana e in Emilia-Romagna questa pericolosa pratica può essere considerata illegittima. A tanto può arrivare l’interpretazione della legge quando di fronte si ha una realtà cristiana. Diverso invece il caso delle tante associazioni islamiche che in questi anni hanno mascherato da attività culturale e sociale delle vere e proprie moschee che sono state – e sono tutt’ora graziate -. La dura legge dei due pesi e delle due misure va in scena a Bologna dove le Acli hanno denunciato il trattamento riservato al Circolo San Tommaso D’Aquino che si è visto rifiutare l’iscrizione nel registro delle Associazione di promozione sociale proprio perché l’abitudine di recitare il Rosario e di celebrare la Messa una volta alla settimana è stata giudicata incompatibile con i requisiti richiesti per ambire al riconoscimento.

«La Regione ha comunicato a un nostro Circolo che non può iscriversi al Registro delle APS se, tra le “millemila” attività che fa, è compresa la recita comunitaria settimanale del Santo Rosario (che per alcuni, tra l'altro, è anche un momento di aggregazione e socializzazione, al di là dell'atto di culto). Mi chiedo se il canto corale di "Bella Ciao", tanto per fare un esempio, è ricompreso nelle attività di culto a motivo di esclusione, oppure no. #duepesieduemisure», dice Chiara Pazzaglia dell’associazione cristiana dei lavoratori sotto le due torri.

Al telefono con la Bussola, il responsabile del circolo è senza parole: «Abbiamo avanzato la richiesta di registrazione del nostro circolo all’apposito ufficio regionale – spiega Francesco Manfredi. – che consente anche di poter accedere a finanziamenti pubblici, ma la risposta ci ha lasciato di sasso». Per chi non ci crede, eccola: «Nella relazione si riporta lo svolgimento di attività religiose e di preghiera. Tale attività è illegittima in quanto in contrasto con quanto previsto dall’articolo 5 del D.L.gs 117/2017 che stabilisce quali siano le attività di interesse generale che gli Enti del Terzo settore devono esercitare in via principale ed esclusiva», recita impietosa la scrittura dello zelante funzionario regionale.

«Infatti le nostre attività principali non sono di culto – ribatte Manfredi -: organizziamo corsi per tutti i cittadini, ultimo quello sullo Spid, il sistema pubblico di identità digitale, ma facciamo anche conferenze sulla storia di Bologna e altre attività sociali e di beneficienza».

E allora perché il Rosario ha creato così tanti problemi? «E’ quello che vorrei cercare di capire – riprende -, dato che lo recitiamo solo una volta alla settimana, il lunedì mentre la Messa viene celebrata alla domenica. Abbiamo inserito queste attività, benché non rappresentino l’attività principale, perché sono costitutive della nostra identità». Invece, nonostante i tanti requisiti, per i legulei della Regione, quelle 50 avemarie settimanali hanno compromesso il tutto. Possibile? «Sì, perché è bastato che togliessimo il riferimento ai momenti di preghiera per ottenere l’iscrizione». C’è da trasecolare. Ai funzionari della Regione è bastato togliere quel fastidioso riferimento alla preghiera dei cristiani per poter dare il via libera al riconoscimento del Circolo come ASP. «Ovviamente non smetteremo certo di pregare, però è davvero sconcertante che un Rosario periodico possa costituire un problema». Come dargli torto?

La legge all’articolo 5 disciplina infatti i requisiti, ma non le attività, diciamo così, collaterali o distintive la propria identità, ma non precipue per lo scopo dell'iscrizione. E così anche la circolare del Ministero della politiche sociali 15/04/2019, che fornisce chiarimenti sui requisiti, anch’essa citata dagli azzeccagarbugli di viale Aldo Moro, che però si riferisce alle attività di culto degli enti religiosi. Ma un circolo culturale, benché cattolico, non può essere per questo considerato un ente religioso. O il fatto di essere di ispirazione cattolica lo intrappola obbligatoriamente come ente religioso?

Lo zelo manifestato dalla Regione però non è per nulla paragonabile al silenzio con il quale le Regioni, e molto spesso anche quella guidata da Stefano Bonaccini, hanno messo in campo per chiudere gli occhi di fronte alle tante APS di ispirazione islamica che hanno disseminato il territorio con vere e proprio moschee abusive. Il meccanismo, denunciato più volte è stato spesso taciuto per quieto vivere e senza che nessuno intervenisse per impedire questo abuso. Alcuni casi di cronaca, proprio in Emilia lo dimostrano. Eppure, si trattava di associazioni islamiche che, grazie all’iscrizione al registro delle Asp, praticavano invece un culto che non poteva essere consentito. 

La dicitura attività di culto e di preghiera compare ancora in moltissime delle APS approvate dalla Regione di Bonaccini. Basta fare una ricerca sul sito dove compare l'elenco delle associazioni accreditate. Ad esempio l'associazione culturale islamica di Castelfranco Emilia o il centro di cultura islamica di Forlì.  In entrambi compare proprio e come prima attività quella di culto. Eppure nessuno si è azzardato a dichiararli illegittimi.

Doppiopesismo all’emiliana.