Romanzo d'appendice a tinte forti
È in onda su Canale 5 la fiction “Le tre rose di Eva”. In tempi di crisi ci si chiede come sia possibile che certe produzioni televisive di fantasiosa ispirazione possano ancora ottenere discreti risultati. Ma forse molte di esse funzionano proprio perché portano lo spettatore in un mondo lontano e irreale, distraendolo almeno per qualche ora dalle preoccupazioni quotidiane. In questi casi, la qualità è un optional.
È in onda su Canale 5 (mercoledì, ore 21.10) “Le tre rose di Eva”, produzione che racconta in una dozzina di puntate la tormentatissima storia dell’amore “impossibile” tra i giovani Aurora Taviani (Anna Safroncik) e Alessandro Monforte (Roberto Farnesi), appartenenti a nuclei famigliari nemici, divisi da un misterioso passato di sangue. La Eva del titolo è la madre in una delle due famiglie.
Sullo sfondo dei rasserenanti paesaggi collinari toscani, coperti da vitigni che affondano le loro radici nei secoli, la struttura narrativa si dipana lungo una catena di delitti all’insegna del potere, del denaro, del rancore e di segreti inenarrabili. Ma su tutto questo non mancano di fiorire in continuazione amori e passioni… Realizzata a quattro mani dai registi Raffaele Mertes e Vincenzo Verdecchi, la nuova fiction proposta da Mediaset vorrebbe ispirarsi al romanzo ottocentesco e alla tradizione dello sceneggiato italiano della tv delle origini per costruire una vicenda di sentimenti, passioni ed emozioni. Il risultato è un “feuilleton” poco credibile e nella stessa misura coinvolgente, adatto a un pubblico senza troppe pretese.
In tempi di crisi, insicurezza e senso di precarietà, ci si chiede come sia possibile che certe produzioni televisive di fantasiosa ispirazione possano ancora ottenere discreti risultati in termini di audience. Ma forse molte di esse funzionano proprio perché portano lo spettatore in un mondo lontano e irreale, distraendolo almeno per qualche ora dalle preoccupazioni quotidiane. In questi casi, la qualità è un optional.