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PROPOSTE

Riforma elettorale in salsa tedesca

Il "bipartitismo all'italiana" è già morto. Serve un nuovo modello di governabilità. Alcuni spunti di riflessione.

Attualità 20_01_2011
urna elettorale

In questi ultimi mesi si sta consumando, in modo sempre più evidente e clamoroso, il fallimento di quel “bipartitismo all’italiana” che la volontà politica convergente di Veltroni e Berlusconi aveva repentinamente imposto con le elezioni politiche del 2008, generando la precaria illusione che ogni dibattito sulla questione elettorale fosse in tal modo superato.

Un’illusione che, tuttavia, non è durata per molto e che è ben presto implosa su se stessa con la crisi del Pd e del Pdl. Questa implosione ha riportato il tema della riforma elettorale al centro del dibattito politico. Infatti proprio il confronto su questo tema è una delle principali questioni su cui potrebbe giocarsi la sopravvivenza stessa dell’attuale legislatura mentre, d’altra parte, la necessità oggettiva di una riforma elettorale è, ormai, di tutta evidenza.

In questo contesto politico la Fondazione italiana Europa popolare ha aperto, nei giorni scorsi, un dibattito sulla riforma elettorale che punta i riflettori su uno dei temi centrali della crisi politica in Italia: quello della caduta verticale della partecipazione. L’affluenza al voto si può, infatti, in un certo senso, considerare come la colonnina di mercurio di un termometro che evidenzia la febbre che è sempre indice di un malessere più profondo.

In questo caso segnala la crisi della partecipazione democratica, cioè la radicale disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni, tutte, e della politica che vengono percepite come una realtà di privilegio: estranea, lontana, inutile, parassitaria, ostile.
La partecipazione è il cuore pulsante della democrazia, senza la partecipazione reale la democrazia diventa un vuoto rito oligarchico in cui fanno da padroni i poteri forti, gli arbitrii delle corporazioni, la vuota idolatria delle regole, il falso moralismo mentre, nella notte della politica, la sovranità del popolo viene, ogni giorno, più mortificata e offesa.

Il problema della partecipazione democratica dovrà essere, pertanto, sempre posto al centro di ogni riflessione sulla riforma elettorale. Tuttavia, bisogna anche essere molto chiari sul fatto che in democrazia la partecipazione spontaneistica, da sola, non è sufficiente. E’ assolutamente necessario garantire una governabilità forte recuperando l’autorevolezza del potere politico. La partecipazione democratica, per manifestarsi concretamente, ha bisogno di strutture politiche serie: “Servono partiti veri che come è noto in Italia non ci sono”.
Una valutazione che, dal nostro punto di vista, sottolineiamo con forza.

Partecipazione democratica, autorevolezza della politica, governabilità, stabilità, salvaguardia del bipolarismo, radicamento nella società e nel territorio, capacità di produrre consenso reale tra la gente, centralità del Parlamento in quanto espressione primaria della sovranità popolare, rafforzamento dell’Esecutivo e stabilità sono i valori e gli obiettivi cui si deve guardare ragionando di riforma elettorale in specifico e di riforme istituzionali in senso più ampio. In questa logica si rafforza la nostra convinzione, da lungo tempo e sempre manifestata apertamente, che un punto di riferimento essenziale per disegnare una seria riforma elettorale in Italia è, e resta, l’esperienza della Repubblica federale tedesca.

Numerose sono le motivazioni che ci sostengono in tale convincimento, non ultimo il fatto che il sistema elettorale tedesco è stato immaginato per uno Stato compiutamente federale il che è, esattamente, ciò che vogliamo diventi lo Stato italiano. D’altro canto, non può essere, in nessun modo misconosciuto che il sistema tedesco – nel quale il proporzionale puro è corretto non da un premio di maggioranza ma da una soglia di sbarramento alta, dal mix tra liste dei partiti e collegi uninominali con la prevalenza delle liste dei partiti, dall’istituto del cancellierato come leadership forte, e, soprattutto, dal meccanismo della sfiducia costruttiva – ha saputo garantire fino  ad oggi alla Germania governabilità e stabilità politica nel quadro di un bipolarismo costruttivo, fondato su partiti radicati nel territorio e partecipati.

Una buona riforma elettorale è senza dubbio, uno dei primi passi essenziali per restituire centralità e autorevolezza alla politica e riportare, credibilmente, tutte le istituzioni dello Stato a rispondere del proprio operato all’unica vera fonte, diretta o indiretta, di legittimazione: il popolo sovrano.   
           

*Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL)