Riforma della prescrizione, vittoria della civiltà giuridica
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Il garantismo, scolpito anche nella Costituzione, va preservato con riforme come questa della prescrizione, che sottraggano il cittadino-imputato all’arbitrio dei giudici.
Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio lo aveva annunciato già a febbraio e ora la maggioranza sta mettendo in atto quanto promesso. La riforma della prescrizione è uno dei cavalli di battaglia del centrodestra anche dopo la morte di Silvio Berlusconi e dunque l’iniziativa parlamentare promossa nei giorni scorsi per ripristinare la normale prescrizione che c’è sempre stata prima dei governi grillini non deve sorprendere. Tenere sulla graticola per lungo tempo un imputato che attende una sentenza, tanto più se è consapevole di essere innocente, è un trattamento disumano. La prescrizione consente di dare certezze agli imputati e di non scaricare su di loro le lungaggini della giustizia.
Allungare i tempi della prescrizione significa comprimere in maniera eccessiva i diritti individuali e consegnare al sistema giudiziario le chiavi della libertà delle persone. Per questo c’è da salutare come una conquista di civiltà giuridica quanto accaduto nei giorni in Commissione Giustizia della Camera dei deputati, dove è stato dato il via libera ad una proposta legislativa, composta da due articoli, che ha come primo firmatario Pietro Pittalis, di Forza Italia, e che in pratica annulla completamente le riforme precedenti in materia di prescrizione, ripristinando il sistema stabilito dalla cosiddetta legge ex Cirielli, voluta dal Governo Berlusconi nel 2005. In Commissione si è registrata una convergenza tra i partiti di maggioranza e quelli del cosiddetto Terzo Polo (Italia Viva e Azione). Il relatore di questa importante iniziativa legislativa è peraltro Enrico Costa, un deputato di Azione.
Se verrà approvata definitivamente dall’aula, questa diventerà la quinta riforma della prescrizione negli ultimi 18 anni. Dal 2005, infatti, l'istituto che estingue il reato se decorre troppo tempo da quando è stato commesso, senza che sia intervenuta una sentenza irrevocabile di condanna, è stato cambiato, nell'ordine: dalla legge ex Cirielli nel 2005; dalla riforma Orlando nel 2017; da quella Bonafede, nel 2019 e dalla Cartabia nel 2021.
In piena epoca giustizialista, quattro anni fa, la riforma Bonafede aveva abolito la prescrizione dopo il primo grado di giudizio: nessun termine quindi dopo la prima sentenza di condanna o di assoluzione. La riforma Cartabia introdusse il concetto di "improcedibilità" in caso di eccessiva durata del processo, stabilendo i tempi fissi (due anni dal ricorso in appello e uno dal ricorso in Cassazione) oltre i quali il processo non poteva essere più procedibile. I termini erano prorogabili rispettivamente di un anno e di sei mesi per reati gravi o processi complessi. Ma ora tutto potrebbe tornare come prima che si insediasse il governo dei 5 Stelle.
Il prossimo 27 ottobre nell’aula di Montecitorio ci sarà una discussione su questa proposta approvata dalla Commissione Giustizia.
Il dibattito politico attorno a questa riforma è molto acceso, con le principali forze politiche che hanno divergenti punti di vista. La maggioranza sostiene che la riforma sia necessaria per migliorare l'efficienza del sistema giudiziario e garantire che i reati non rimangano impuniti a causa di tempi eccessivamente lunghi. Secondo il presidente della Commissione Giustizia, Ciro Maschio (Fratelli d'Italia), i punti certi del testo base appena approvato sono il superamento della Bonafede e della Cartabia, quindi il ritorno alla normalità della prescrizione sostanziale.
Al termine della seduta in cui è stato adottato il testo base sulla prescrizione, lo stesso esponente di FdI ha poi aggiunto che "nella fase degli emendamenti sarà possibile verificare se il testo finale assomiglierà più alla Orlando o alla Cirielli o a una formula che comunque tenga conto dell'esigenza, da un lato appunto di aver ripristinato la prescrizione sostanziale, e dall'altra - conclude – di porre un’attenzione a non avere processi infiniti".
Le opposizioni, invece, attaccano la riforma paventando il rischio che essa possa compromettere l’arrivo delle risorse del Pnrr, visto che il funzionamento della giustizia è particolarmente attenzionato dalle autorità europee. Sicuramente è importante non dare l’impressione di rinunciare all’accertamento della verità processuale. Tuttavia, il garantismo, scolpito anche nella Costituzione, va preservato con riforme come questa della prescrizione, che sottraggano il cittadino-imputato all’arbitrio dei giudici e riportino il nostro Paese nell’alveo delle democrazie mature, fondate su un sano equilibrio tra poteri.