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IL LIBRO

Ricomincia la scuola. Buona avventura, ragazzi

Tra i banchi di scuola. Un’avventura sempre nuova (Edizioni Ares – Tempi) è il nuovo libro di Giovanni Fighera, nostro collaboratore. L’autore incontrerà i lettori al Meeting di Rimini mercoledì 27 agosto presso lo Stand della rivista Tempi. Pubblichiamo la presentazione e il capitolo secondo del libro.

Cultura 25_08_2014
La copertina del libro di Fighera

Tra i banchi di scuola. Un’avventura sempre nuova (Edizioni Ares – Tempi) è il nuovo libro di Giovanni Fighera, nostro collboratore. L’autore incontrerà i lettori al Meeting di Rimini mercoledì 27 agosto presso lo Stand della rivista Tempi (Padiglione A3, orario in definizione). In anteprima pubblichiamo: la presentazione del libro (redazione di Ares) e il capitolo secondo del libro.

 

Presentazione

Luigi Amicone, direttore di Tempi, nella Prefazione sottolinea le «migliaia di contatt che l’autore suscita parlando di scuola, di studenti e adolescenti nel blog sul sito della sua testata. Un successo non scontato: le nuove generazioni, quelle dei proverbiali «sdraiati», sono osservate spesso con scetticismo dagli adulti. Eppure, insegnare ai giovani dovrebbe essere un’avventura straordinaria… In questa prospettiva il «Prof.» e «papà» Giovanni Fighera si lascia attraversare dalle «urgenze» dei suoi studenti - «Esiste la felicità?», «Qual è il mio talento?», «Posso sperare nel vero amore, e riconoscerlo?», «Perché vivo?» - per poi cercare in un dialogo serrato con loro risposte coraggiose, valide perché durevoli. «Storie, volti e suggestioni. È l’ossatura di questo libro», annota Maria Gloria Riva nel suo invito alla lettura: «entri pian piano in una vita di classe, anzi in una scuola di vita». La scuola così vissuta diventa una realtà in cui scoprire, a partire dalla verità inscritta nei cuori di ciascun ragazzo, i talenti personali da mettere al servizio degli altri; qualcosa di molto diverso dalla trasmissione di nozioni a cui siamo stati abituati. L’autore ci fa partecipi delle sue esperienze «sul campo» (“caffè letterario”, cineforum, “zibaldoni personali”…) e racconta il viaggio educativo offrendo consigli concreti per affrontare con allegria e curiosità il “suono della campanella” fin dal primo giorno di scuola. Ma ci sono anche provocazioni (lo studio della retorica, del latino, il ritorno al caro vecchio tema…) e frecciate al nostro tempo intossicato dal relativismo.

Come (ri)iniziare senza farsi prendere dal cinismo 

 Come sarà la prima ora di lezione dell’anno scolastico? Che cosa diremo ai nostri studenti dopo tre mesi di vacanza? Racconteremo loro le difficoltà, la mole di studio e i programmi che dovranno affrontare? Se sarà solo così, confermeremo loro quanto temevano, quanto i compagni più grandi hanno spesso anticipato loro, trasmetteremo il messaggio che dal suono della campanella della prima ora di scuola sono entrati in una prigione per uscire dalla quale dovranno attendere il suono della campanella dell’ultima ora dell’ultimo giorno di scuola. L’anno scorso, nella prima ora di lezione sono voluto partire con un augurio per me e per i miei studenti. L’augurio che il cammino dell’insegnante e del ragazzo potesse essere una vera esperienza. Da che cosa si misura un’esperienza? Dall’esito, dalle delusioni, dai risultati? Sì in parte anche da questo, ma soprattutto dal fatto che quanto si vive divenga occasione per essere più uomini e più umani, per capire un po’ meglio la propria persona e che cosa abbia a che fare quanto viviamo con il nostro desiderio di felicità. 

Ho cercato di spiegare ai miei ragazzi che la scuola non è un luogo di semplice trasmissione di informazioni e di cultura, ma una realtà in cui l’io del ragazzo e dell’insegnante si deve sentire fiorire nel desiderio di scoprire i propri talenti e di metterli al servizio di tutti. Perché ciò avvenga è indispensabile che si rimetta al centro la persona, che si viva l’avventura dell’insegnamento come scoperta. Scoperta di sé e dell’altro, scoperta di un cuore che accomuna il ragazzo di dieci o diciotto anni all’insegnante che si avvicina per la prima volta alla cattedra o, viceversa, che sta per andare in pensione. Scoperta che studiare può essere ancora bello e interessante! Nella prima ora è già contenuto tutto, perché è lì che si nasconde la domanda con cui noi ricominciamo l’avventura scolastica. L’anno scorso un ragazzo mi ha confidato che era la prima volta che un insegnante gli augurava un buon anno scolastico. In quell’augurio c’era già tutto, perché l’alunno si era promesso di non deludermi.

Un nuovo inizio

Scrive Cesare Pavese nel Mestiere di vivere: «È bello vivere perché vivere è ricominciare, sempre, a ogni istante». Per tutti, insegnanti e studenti, non è possibile ricominciare, varcare la soglia della classe, incontrare compagni e colleghi, professori e alunni, senza essere animati dal desiderio che possa accadere qualcosa di grande nelle giornate. Questa è la chiave perché tutti possano affrontare le giornate animati da quello stesso entusiasmo che provavano il primo giorno di scuola. Tra i corridoi delle scuole e nelle sale riunioni, già nei primi giorni di settembre, si vedono volti stanchi e disillusi. Prima ancora che ai giovani, la speranza manca troppo spesso a noi adulti, che ci nascondiamo poi dietro alla pigrizia dei ragazzi. Scrive il Papa emerito Benedetto XVI: «Alla radice della crisi dell’educazione c’è […] una crisi di fiducia nella vita».

Per noi insegnanti la sfida di un nuovo anno scolastico è quella di rianimare il desiderio di insegnare che avevamo quando abbiamo intuito la nostra vocazione. Ma come fare allora? Una modalità può essere quella di incontrarsi periodicamente, con partecipazione libera, con quegli insegnanti che desiderino affrontare assieme l’avventura dell’educazione. Il metodo è questo: non avere risposte preconfezionate, ma camminare in una compagnia piena di entusiasmo e di desiderio di vita. L’uomo cresce, diventa più vivo e intenso laddove incontra altri uomini che ardono nel desiderio di conoscere e affrontare la vita. In questo modo nasce una compagnia. Così, come una classe di studenti ha bisogno di un maestro, così un gruppo di insegnanti ha bisogno di essere accompagnato nel giudizio sul proprio compito e sull’attività educativa svolta con i ragazzi.

    Giovanni Fighera