Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Colombano a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

Ricchi e poveri

Non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti (Lc 16, 31)

Schegge di vangelo 29_09_2019

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». (Lc 16, 19-31)

Lazzaro, che poi sarà beato, è chiamato da Gesù per nome, ma come tutti i dannati il ricco diventa anonimo perdendo la sua identità perché si separa eternamente da Dio. Il ricco epulone è condannato in quanto crede che i beni siano destinati solo a Lui. Così facendo rinnega Dio perché nei fatti mostra di credere di non dover rendere a Lui conto dell’uso che fa dei beni che momentaneamente possiede. Il ricco è perciò condannato all’inferno non in quanto ricco (il Vangelo è pieno di ricchi che si salvano: Zaccheo, Giuseppe di Arimatea, ecc.), ma perché ha smarrito la Fede in Dio. Il povero, che fa quotidianamente i conti con la realtà della propria fragilità, è più portato ad invocare e apprezzare la paterna Provvidenza (anche se, ovviamente, ci saranno anche poveri che si dannano per aver smarrito la fede e la speranza). Preghiamo pertanto il Signore affinché ci mantenga sempre nella consapevolezza dei limiti della nostra condizione umana e della necessità della Fede per essere da Lui salvati, indipendentemente se siamo ricchi o poveri.