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UMILIAZIONE

Renzi e i marò, l'Italia a un passo dalla resa

Da parte dell'India, la vicenda dei marò è una montatura messa in piedi per creare difficoltà a Sonia Gandhi. Eppure, secondo fonti ben informate, il governo Renzi, invece di reclamare la liberazione dei due soldati, innocenti fino a prova contraria, si appresterebbe a "confessare" la loro colpa.

Politica 27_12_2014
La campagna Salviamo i Marò

A parole sono tutti arrabbiati con l’India per l’ennesimo schiaffo rifilatoci nella vicenda dei marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, ai quali la Corte Suprema ha negato rispettivamente una licenza natalizia in Italia e il  prolungamento della convalescenza.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha tirato le orecchie alle autorità di Nuova Delhi per la promessa mai mantenuta di trovare una soluzione rapida alla crisi. Anche il cardinale Angelo Bagnasco non risparmia le critiche a Delhi. “Le situazioni sono complicate e complesse ma tre anni sono molti. Si presume che non ci sia molta disponibilità da parte di chi dovrebbe dimostrarla. E non parlo del nostro governo" ha detto l’alto prelato. 

Il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre (Pd) punta a trovare una soluzione che consenta a Massimiliano Latorre di restare in Italia senza, con questo gesto, creare problemi a Girone che si trova ancora a Delhi. Il problema non è di poco conto ma dopo che il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha dichiarato che il marò Latorre non tornerà in India, perché deve essere sottoposto a un intervento chirurgico, a Roma temono “rappresaglie” e pressioni indiane. Timore giustificato considerato che già nel 2012 il governo Monti annunciò che i due militari non sarebbero rientrati in India salvo poi riconsegnarli a Nuova Delhi che minacciò rappresaglie commerciali sul made in Italy. Se anche il governo Renzi dovesse rimangiarsi le parole della Pinotti lo smacco sarebbe devastante. 

"Dopo tre anni non c'è ancora un capo d'imputazione, ma anche da parte italiana qualcosa non ha funzionato. Prima o poi un bilancio di questa vicenda bisognerà farlo ma oggi causerebbe tensioni che indebolirebbero l'iniziativa politico diplomatica. E' fondamentale che il nostro Paese sia compatto" ha detto il senatore Latorre . Compatto per fare cosa? Non certo per tirare fuori gli attributi e portare l’India davanti alle sue responsabilità presso un tribunale internazionale.

Nonostante tutti i migliori giuristi italiani abbiano consigliato di puntare sul Tribunale del Mare di Amburgo, il governo Renzi (che pure ci aveva fatto credere per mesi di aver avviato le pratiche per l’arbitrato) sembra voler continuare a gestire la vicenda con il negoziato diretto con il governo indiano. Calando ulteriormente le braghe almeno secondo le rivelazioni del quotidiano The Economic Times che cita "fonti governative indiane del massimo livello".

Per risolvere amichevolmente la vicenda dei marò dopo quasi tre anni Renzi avrebbe offerto al premier indiano Narendra Modi la disponibilità a presentare pubbliche scuse da parte dell'ambasciatore italiano per l'uccisione dei due pescatori indiani, a sganciare un importante risarcimento per le famiglie delle due vittime e a impegnarsi a processare in Italia i due Fucilieri di Marina.

In pratica un’ammissione di colpa, nonostante Latorre e Girone abbiano sempre negato ogni addebito e nonostante neppure una delle prove o testimonianze raccolte dagli inquirenti indiani sia in grado di reggere in un tribunale come dimostra implicitamente anche l’incapacità dei tribunali indiani a imbastire un processo.

Fonti del ministero degli Esteri indiano - si legge sull’Economic Times - hanno ammesso che l'Italia ha presentato "alcuni elementi" per una soluzione amichevole della questione attraverso un negoziato fra i due governi. Una fonte ministeriale ha commentato che "i più autorevoli consiglieri legali del governo ed il ministero dell'Interno debbono esprimere però un parere sulla compatibilità della proposta con il sistema legale indiano. Il negoziato potrebbe cominciare solo quando vi fosse un via libera da parte degli esperti giuridici, dato che la questione è all'esame della Corte Suprema". I vertici di polizia indiani hanno però fatto sapere di essere contrari alla proposta, insistendo che i due militari riconoscano le loro responsabilità in India e poi, una volta condannati, siano inviati in Italia in base al Trattato bilaterale esistente per permettere ai condannati di scontare la pena nel proprio Paese.

Roma non ha smentito il giornale indiano confermando così i contenuti della proposta che di fatto vede Roma inginocchiarsi ai piedi di Delhi implorando pietà .

Possibile che Renzi e i suoi non sappiano che indennizzi ai famigliari delle vittime sono già stati pagati dal governo Monti che aveva risarcito persino il proprietario del peschereccio Saint Anthony, definendo i versamenti “gesti di buona volontà”?

Penoso e dilettantesco il tentativo di Renzi di mascherare l’inadeguatezza sua e del suo governo (e dei due che lo hanno preceduto) di fronte a una crisi senza precedenti esortando tutti al silenzio.

Sul caso marò “tutto quello che dobbiamo dire lo abbiamo già detto. Ora è il momento di non aprire la bocca” ha detto il premier in un’intervista a Rtl 102.5.Come se avesse un senso tacere dopo che i media indiani hanno già reso noto che Roma si è sdraiata  “a tappetino”, pronta a vendere l’ultimo residuo di dignità nazionale davanti a un’India che ha chiaramente voluto speculare sulla vicenda dei marò e dove i giudici sono al servizio della politica.

Lo ha spiegato bene in una conferenza stampa tenutasi a Roma nel giugno scorso il giornalista investigativo indiano Pushp Sharma, molto noto per le inchieste scomode. «Questo caso è stato costruito dai giudici indiani e non seguendo la Costituzione» ha detto  Sharma che ha intervistato “una serie di giudici che si sono occupati del caso e che confessano come non ci sia fondamento giuridico per processare i marò. La Corte Suprema indiana si allineerà con quella che è la posizione del governo indiano nazionalista che non vorrà restituire i marò all'Italia» - aggiunse sei mesi or sono Pushp Sharma con un’azzeccata previsione.

In Kerala i giudici che si sono occupati per primi del caso hanno raccontato come la vicenda sia stata montata per fini politici. «Il comportamento indiano è stato dettato dal fatto che il rappresentante del partito al governo era italiano (Sonia Gandhi leader del Partito del Congresso uscito sconfitto dalle ultime elezioni- ndr) e quindi non poteva dimostrarsi debole con l'Italia».

Di fatto quindi i marò sono stati uno strumento perfetto per mettere in difficoltà la Gandhi, complici tre governi italiani incapaci di smascherare il complotto e di sbugiardare l’India davanti alla comunità internazionale. Tra l'altro, fece notare il giornalista indiano, su 7mila incidenti accaduti a pescatori indiani negli ultimi dieci anni (coinvolti in casi di pirateria o sorpresi a pescare nelle acque territoriali dei Paesi vicini) «questo è l'unico caso in cui la vedova di un pescatore ha avuto un impiego governativo». 

L’intera vicenda dei marò è una montatura, una truffa, orchestrata a fini politici interni da un Paese del Terzo Mondo che gioca alla grande potenza. E l’Italia continua a prostrarsi ai piedi dei truffatori.