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RIFORME

Referendum, tra i due litiganti c’è anche la Consulta

Sommando i voti grillini e quelli della sinistra antirenziana si eguaglia più o meno la percentuale del Pd renziano con l'aggiunta di Alfano e Verdini. Dunque, i "Si" e i "No" dovrebbero giocarsela fino in fondo. Chi potrebbe far pendere la bilancia  è il centrodestra, che forse non è tutto per il “No”. Poi, c'è la Consulta…

Politica 05_09_2016
Referendum all'ultimo voto

Sulla Stampa il sondaggista Nicola Piepoli ha diffuso alcuni numeri sul possibile esito del referendum costituzionale. Le posizioni a sinistra sono ormai ben delineate: quasi tutto il Pd schierato per il "Si'", ad eccezione di Massimo D'Alema e di alcuni esponenti della minoranza interna; le componenti della sinistra estremista e ideologica schierate per il "No", esattamente come il Movimento Cinque Stelle, compatto nel respingere la riforma Boschi e nell'invitare gli elettori a bocciarla.

Sommando i voti grillini e quelli della sinistra antirenziana si eguaglia più o meno la percentuale del Pd renziano con l'aggiunta di Alfano e Verdini. Dunque, i "Si" e i "No" dovrebbero giocarsela fino in fondo. Chi potrebbe far pendere la bilancia in maniera decisiva da una parte o dall'altra è il centrodestra, quasi tutto schierato per il "No". Berlusconi, Parisi, ma soprattutto Salvini e Meloni hanno chiaramente espresso la loro opposizione alla riforma, ma siamo sicuri che poi nel segreto dell'urna gli elettori del centrodestra voteranno compatti secondo le indicazioni dei loro partiti? I leghisti forse sì, mentre dentro Forza Italia c'è chi ritiene che non valga la pena di appiattirsi sulle posizioni grilline e che convenga comunque rafforzare l'esecutivo, regalando a Renzi un voto favorevole alla riforma Boschi.

Dunque, l'esito del voto di fine novembre appare nelle mani del centrodestra e, più ancora, di quei moderati delusi dal centrodestra e rimasti a casa in occasione delle ultime tornate elettorali. Piepoli profetizza una massiccia affluenza alle urne, ben superiore al 70%, poiché, secondo lui, negli italiani è molto forte la voglia di cambiamento. Ciò lascerebbe prevedere un successo dei "Si”, anche se la personalizzazione del referendum fatta da Renzi potrebbe spingere verso l'alto l'affluenza alle urne di chi punta a indebolirlo, sia a sinistra sia a destra. Che il premier e i suoi siano molto nervosi e non si sentano tranquilli in vista della prova referendaria lo si capisce anche osservando gli accadimenti più recenti. 

Alla Festa dell'Unità di Lodi alcuni simpatizzanti di sinistra che indossavano magliette inneggianti al "No" al referendum sono stati bloccati all'ingresso ed è stato impedito loro di ascoltare il dibattito sulla riforma costituzionale animato dalla presenza del ministro Maria Elena Boschi. Un grave atto di censura che a parti invertite si sarebbe definito "fascista" e che conferma che i "fascismi" e gli autoritarismi non hanno colore politico ma si traducono sempre e comunque in una limitazione della democrazia. D'altra parte, sia il premier sia la Boschi sono sempre stati molto tranchant nei confronti di chi, dentro il Pd, si era espresso per il "No". Secondo loro, si tratta di posizioni inaccettabili e contrarie alla linea del partito. Ma la partita in casa dem è ancora tutta da giocare e si intreccia con l'attesa della pronuncia della Corte Costituzionale sull'Italicum, entrato in vigore a luglio.

Non è un caso che il governo, chiamato a fissare la data del referendum, stia temporeggiando. Ha ancora un mese di tempo e vuole prenderselo tutto, per aspettare la decisione della Consulta sulla nuova legge elettorale, prevista per il 4 ottobre. Se i giudici costituzionali, cinque dei quali sono stati nominati dall'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovessero bocciare l'Italicum e in particolare il premio di maggioranza da assegnare al ballottaggio, si tornerebbe di fatto a un sistema proporzionale puro. Ciò  avvantaggerebbe Renzi e il Pd, allontanando il rischio che il Movimento Cinque Stelle al secondo turno possa conquistare il premio di maggioranza raccogliendo i voti degli elettori di centrodestra. Le recenti elezioni amministrative hanno dimostrato che i dem fanno il pieno al primo turno, ma poi perdono i ballottaggi contro i pentastellati in quanto gran parte dell'elettorato di centrodestra preferisce i grillini a Renzi.

Le indiscrezioni della vigilia parlano di una Consulta molto lacerata al suo interno. Da una parte c'è chi vorrebbe mantenere anche per le elezioni politiche lo strumento dei ballottaggi, che in sede locale assicura maggioranze stabili e coese; dall'altra parte, però, c'è chi ricorda che con questo sistema esiste un altissimo rischio di scarsa rappresentatività di chi governa, poiché, se una forza politica al primo turno prende il 25% dei voti e poi vince il ballottaggio, finisce per governare con un alto premio di maggioranza che non rispecchia i rapporti di forza dentro il Paese. Ovviamente, Napolitano e i suoi fedelissimi tra i giudici costituzionali auspicano la bocciatura dell'Italicum, che finirebbe per tagliare fuori il Movimento Cinque Stelle dalla possibile guida del Paese. 

Lo stesso Renzi, da un lato vorrebbe dimostrare ai grillini di poterli sconfiggere al secondo turno  grazie a un supplemento di voti moderati, dall'altro teme una debacle in caso di ballottaggio. Certo è che le vicende delle ultime settimane hanno dato un po' di ossigeno al governo. L'operosità dimostrata dal premier, da taluni ministri, dalla Protezione civile e dal neocommissario Vasco Errani all'indomani della tragedia del terremoto nell'Italia centrale sembra aver ricreato almeno parzialmente un clima di fiducia dell'opinione pubblica nei confronti di chi governa. Anche la solidarietà europea verso i terremotati e verso l'Italia in generale (vignette a parte) ha fatto passare in secondo piano, almeno per ora, il braccio di ferro con Bruxelles sui conti pubblici e le nostre difficoltà di crescita, confermate dalla stasi del Pil nel secondo trimestre di quest'anno.

Infine, il caos in Campidoglio, che contribuisce ad appannare l'immagine grillina e a indebolire il principale nemico del Pd,che rimane il Movimento Cinque Stelle. Che questa congiuntura favorevole possa durare e che, soprattutto, possa bastare a Renzi per vincere il referendum e per veleggiare indisturbato fino al 2018 rimane, però, tutto da dimostrare. La preparazione della legge di stabilità presenta insidie non da poco e le nuove criticità che si affacciano all'orizzonte, dalla situazione esplosiva in campo bancario (emergenza esuberi sempre più incombente) alle proteste degli insegnanti, senza dimenticare l'irrisolto nodo-pensioni, contribuiscono a rendere comunque incerto il cammino dell'esecutivo, che potrebbe essere costretto ad aumentare l'Iva e a rimangiarsi la solenne promessa di un'ulteriore riduzione delle tasse, senza peraltro poter elargire altri bonus come quello degli 80 euro.