Referendum "matrimonio" gay?
Dopo la vittoria della sinistra in Umbria ed Emilia, il Partito gay vuole proporre un referendum sul "matrimonio" egualitario.
Fabrizio Marrazzo, leader del partito Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista e Liberale – e che più ne ha più ne metta – dopo la vittoria delle sinistre in Umbria ed Emilia Romagna, scrive un articolo sul Huffington Post in cui dichiara che le regioni a guida progressista oggi in Italia sono sei e ne bastano cinque per chiedere un referendum. Ma un referendum su cosa? Sul "matrimonio" egualitario.
Così Marrazzo: «Le elezioni hanno portato le Regioni progressiste italiane da cinque a sei, con l’Umbria che si unisce alla Toscana, Emilia-Romagna, Sardegna, Puglia e Campania. Questo risultato supera il requisito minimo di cinque Regioni necessario per avviare un referendum nazionale, avvicinando il Paese a una svolta storica sui diritti civili. […] Il referendum sul matrimonio egualitario rappresenta un traguardo fondamentale per garantire a tutte e tutti il diritto di amare, adottare e crescere i propri figli senza discriminazioni, che il fronte progressista non dovrà dimenticare, passate le elezioni».
Ma c’è qualche inciampo. Innanzitutto già nel 2022 ci fu un tentativo poi naufragato nel nulla. In secondo luogo il referendum è solo abrogativo. In questo caso Marrazzo vorrebbe abrogare quella sezione della legge Cirinnà che presenta differenze di disciplina normativa sulla filiazione all’interno del matrimonio e delle unioni civili. Infatti le unioni civili si possono sovrapporre al matrimonio in tutto e per tutto, eccezion fatta per due aspetti: per la materia della filiazione e per il dovere di fedeltà che gli uniti civilmente non hanno e che i coniugi invece hanno.
Dunque se anche il referendum passasse – il Censis certificò nel dicembre del 2023 che oltre il 65% degli italiani sarebbe a favore del "matrimonio" egualitario – porterebbe alla semplice eliminazione della sezione dedicata alla filiazione, ma non avrebbe il potere di introdurre l’omogenitorialità, ossia non avrebbe il potere di aggiungere una norma che disciplinasse la materia della filiazione in modo identico a come è disciplinata per i figli di coppie sposate. Perciò, anche vincendo il referendum, non si arriverebbe al "matrimonio" egualitario. Dovrebbe intervenire il Parlamento. Ma è una mera eventualità, non un dovere in capo a quest’ultimo.