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IMMIGRAZIONE

Redistribuzione dei migranti, solito compromesso dell'Ue

L’assalto all’Europa dei clandestini mostra il suo volto violento nell’enclave spagnola di Melilla. Intanto i Paesi dell'Ue trovano un nuovo accordo per la redistribuzione degli immigrati richiedenti asilo. Mezza Europa non li vuole, Francia e Germania introducono una clausola che pare fatta apposta per lavarsene le mani.

Politica 28_06_2022
Scontri a Melilla

L’assalto all’Europa dei clandestini mostra il suo volto violento nell’enclave spagnola di Melilla con disordini costati la vita anche ad agenti spagnoli e marocchini mentre Londra non recede dal piano per trasferire i richiedenti asilo in Ruanda scoraggiando così gli sbarchi sulle Isole Britanniche e in Italia gli sbarchi si susseguono registrando un costante incremento che ha raggiunto il 35 per cento in più rispetto al 2021. E molti altri sono in arrivo inclusi i 460 a bordo delle navi delle ong Sea Watch 4 e Ocean Viking.

Al 24 giugno erano infatti sbarcati nella Penisola 26 mila migranti illegali contro i 19.361 dello stesso periodo del 2021. Un incremento che sfiora il 410% se confrontato con i 6.353 sbarcati nel 2020 e raggiunge il 970% in più nel confronto con i 2.679 sbarcati nei primi sei mesi del 2019 quando erano in vigore i decreti Sicurezza voluti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini.

L’Unione europea ha risposto alla minaccia che investe i partner mediterranei con il nuovo piano di ridistribuzioni che già avevamo anticipato nei giorni scorsi ma circa il quale sono emersi nuovi dettagli. Diciotto Stati membri, tra cui l'Italia, e tre Stati associati, hanno adottato il 22 giugno una dichiarazione sull'attuazione di un meccanismo temporaneo di solidarietà per rispondere all’emergenza.

Come ha precisato la presidenza francese, il contributo di solidarietà assumerà la forma di ricollocamento (presa in carico in uno Stato membro di richiedenti asilo già registrati in un paese di primo ingresso) mentre le nazioni che non accettano di accogliere migranti illegali offriranno altri contributi, finanziari o di personale per la gestione dei confini. In tal caso sarà la Commissione a determinare a quali Stati membri dovrebbe essere versato il contributo finanziario. Anche in questo caso sarà previsto un contributo indicativo minimo per ciascuno Stato partecipante.   

L'accordo definisce una quota annuale di ricollocamenti per garantire la prevedibilità del meccanismo. Ciascuno Stato membro dovrebbe presentare un impegno sul ricollocamento, con un obiettivo indicativo basato su Pil e popolazione. La dichiarazione consente inoltre agli Stati firmatari di esprimere preferenze nei ricollocamenti sulla base di criteri come nazionalità e vulnerabilità, cioè di accogliere solo specifiche nazionalità o tipologie di clandestini.

In caso di pressione “sproporzionata” su uno Stato membro e sul suo sistema di accoglienza a causa di flussi secondari, tale Stato membro dovrebbe poter invocare tale situazione per riconsiderare temporaneamente il suo impegno di ricollocamento e astenersene: una clausola che sembra scritta apposta per Germania e Francia.

Oltre all'Italia, hanno firmato l'accordo Germania, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. Non vogliono saperne invece Polonia, Ungheria, Austria, Danimarca, Estonia, Lettonia, Slovacchia, Slovenia e Svezia che non hanno aderito a questa dichiarazione.

Di fatto, quindi, molti non aderiscono perché vorrebbero respingimenti immediati dei clandestini invece che accoglienza per tutti e condivisione mentre gli Stati che accettano di accogliere chi sbarca in Italia, Grecia, Cipro o Spagna, si riservano di scegliere quantità e tipologia delle persone da portarsi a casa.

Insomma, il solito accordo di facciata in salsa europea, molte chiacchiere quasi zero fatti tenuto conto che ogni forma di intesa di questo tipo non farà che incoraggiare trafficanti e clandestini a incrementare ulteriormente i flussi perchè contribuirà a diffondere la consapevolezza che in Europa si può entrare pagando criminali.

Sul piano tecnico gli ambasciatori Ue hanno inoltre approvato il rafforzamento dei regolamenti Eurodac e Screening. Il primo è la banca dati con impronte digitali e da domani anche con dati biometrici che aiuta a monitorare meglio i percorsi di richiedenti asilo e clandestini all'interno dell'Unione Europea. Lo Screening contribuisce a rafforzare i controlli sulle persone alle frontiere esterne e si applicherà a tutte le persone che non soddisfano le condizioni per l'ingresso, comprese le persone che chiedono protezione internazionale. Riguarda le persone che sono state in precedenza fermate in relazione ad un attraversamento non autorizzato della frontiera esterna europea.