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POPULISMO

Reddito di cittadinanza, una protesta tardiva e strumentale

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Fine del reddito di cittadinanza per 169mila famiglie. Una delle misure più controverse della storia recente, voluta da Conte, cancellata dal governo Meloni. Irregolarità e "furbetti" sono stati la norma. Chi paventa la bomba sociale lo fa per scopi elettorali

Editoriali 01_08_2023
Manifestazione a Roma per il reddito di cittadinanza

Quando, fra qualche anno, qualcuno “rileggerà” l’epoca del reddito di cittadinanza, non ci sarà spazio per elogiarne i presunti meriti ma si moltiplicheranno i riferimenti ai cosiddetti furbetti del sussidio, che hanno determinato il successo grillino alle elezioni politiche del 2018 e contribuito a consolidare e foraggiare le clientele facenti capo al Movimento 5 Stelle, soprattutto al sud, appesantendo però i già disastrosi bilanci dello Stato italiano.

Le polemiche di questi giorni e i rischi di tenuta sociale paventati dai partiti di sinistra assumono un aspetto surreale perché una delle misure più controverse della storia d’Italia era già stata cancellata sette mesi fa dal governo Meloni. Dunque non si capisce il perché di tanta indignazione. Chi sapeva di non poter più continuare a percepire il discusso e discutibile assegno mensile senza lavorare avrebbe dovuto trascorrere questi sette mesi a cercare concretamente un’occupazione. Va infatti precisato che il governo non lascerà morire di fame le persone che davvero dimostrano di non poter vivere senza aiuti, ma interverrà con giudizio e con misure alternative alla logica dei sussidi a pioggia, improduttivi e diseducativi, oltre che offensivi nei confronti di chi col sudore della fronte mantiene una famiglia.

Il reddito di cittadinanza era stato presentato come una misura temporanea e in grado di avviare i suoi percettori ad un lavoro dignitoso. Il suo fallimento è sotto gli occhi di tutti. Il “popolo del divano” si è infoltito, il parassitismo sociale è cresciuto a dismisura e i dati lo documentano. Dal 1° gennaio 2021 al 31 maggio 2022, i finanzieri, in collaborazione con l'Inps, hanno scoperto illeciti relativi al reddito di cittadinanza per un valore pari a 288 milioni di euro, di cui 171 milioni indebitamente percepiti e 117 milioni fraudolentemente richiesti e non ancora riscossi.

Le tipologie di irregolarità legate al reddito di cittadinanza sono varie e riguardano tra l'altro la non adesione ai lavori di pubblica utilità, la non accettazione di un’offerta congrua di lavoro, la non presentazione di Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) e Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) aggiornati e le prestazioni lavorative pagate in nero.

Al di là della considerazione di buon senso che è immorale pagare chi non lavora e magari in nero svolge tante altre attività parallele, rimane il fatto che sono state finanziate rendite parassitarie come il reddito di cittadinanza con risorse pubbliche sottratte al sistema delle imprese che invece sarebbero potute servire a pagare meglio chi il lavoro se lo cerca e lo coltiva con senso del dovere.

Chi soffia sul fuoco della protesta per un mero tornaconto elettorale, oltre che mancare di rispetto a chi lavora con onestà, sta facendo il male del Paese perché lo allontana dal raggiungimento di livelli di competitività che con zavorre come il reddito di cittadinanza non potranno mai essere raggiunti.

Come si sa, 169mila famiglie hanno ricevuto nei giorni scorsi un sms con cui l’Inps le informava che da agosto non avrebbero più ricevuto il reddito di cittadinanza, poiché non hanno nel nucleo minori, disabili o over 65. Si trattava di una comunicazione dovuta, ma assolutamente non nuova perché riguardante una notizia abbondantemente annunciata. Ecco perché fomentare l’odio verso il governo che l’ha varata e annunciata già sette mesi fa è davvero populismo di bassa lega. Se i partiti di opposizione avessero voluto dimostrare serietà, avrebbero potuto presentare proposte di sussidi alternativi e collaborare con il governo per l’individuazione di soluzioni non penalizzanti per i meno abbienti davvero in difficoltà e senza paracadute. Hanno preferito, invece, cavalcare la protesta di chi ha capito che è finita la pacchia. Non è una cosa bella, non è indice di maturità e di senso di responsabilità. Davvero una brutta pagina della dialettica maggioranza-opposizione.

Inevitabile la ritorsione da parte degli esponenti di maggioranza. Il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, per bocca del suo presidente, Tommaso Foti, ritiene sempre più necessaria la costituzione di una commissione parlamentare di inchiesta per accertare le eventuali responsabilità dell’ex Presidente dell’Inps, Tridico, “per non avere consapevolmente attivato i controlli, al fine di non far perdere consenso elettorale e personale ai suoi mandanti”.  Foti ha definito il reddito di cittadinanza "una misura assistenzialista, nata con uno scopo demagogico, scritta male, attuata peggio, il che ha comportato enormi danni all'erario".

Il clima di unità e di pacificazione nazionale invocato strumentalmente durante il Covid per avallare decisioni discutibili e che tanto hanno nuociuto al Paese oggi lascia il posto al rancore e alle sterili rivendicazioni di chi preferisce puntare sullo scontro sociale per provare a rimescolare le carte e a tornare in sella. Un tentativo maldestro destinato a fallire miseramente.