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EUROPARLAMENTO

Rapporto Matić, “sì” vicino al radicale testo pro-aborto

Ieri è fallito il tentativo di dichiarare inammissibile il Rapporto Matić. Oggi riprendono le votazioni: se non passeranno le mozioni alternative di Conservatori e Ppe, ci sarà il voto finale sul testo, che definisce l’aborto un “diritto umano”, attacca l’obiezione di coscienza, violando gli stessi Trattati. I numeri lasciano poche speranze.

Vita e bioetica 24_06_2021

Ieri è ripreso l’iter del terribile “Rapporto Matić”, già descritto sulla Bussola, con il primo voto (purtroppo andato male) sull’inammissibilità e un allucinante dibattito serale. L’agenda dei lavori parlamentari è chiara. A votare per l’inammissibilità del testo sono stati 281 europarlamentari, mentre 391 sono stati i contrari e 10 gli astenuti. L’esame quindi va avanti. Oggi ci saranno le votazioni finali sulle mozioni alternative di Conservatori e Ppe: se non verranno approvate, si passerà al voto finale della Risoluzione Matić.

I numeri sembrano non lasciare spazio a speranze. Il Ppe è diviso e molti sono a favore del testo pro aborto. I Conservatori considerano troppo debole il testo dei Popolari, gli Identitari sono incerti sul da farsi. Il fumo nero che accompagna il documento “Situazione della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi nel quadro della salute delle donne nell’Unione europea” - che definisce l’aborto come “diritto umano”, promuove la “salute sessuale riproduttiva” in ogni ambito educativo e attacca il diritto all’obiezione di coscienza per medici e istituzioni ospedaliere di ispirazione cristiana, promuove lo screening prenatale, così come le tecnologie riproduttive assistite per tutte le persone, single o sposate, indipendentemente dall’“orientamento sessuale” - non si dissolverà facilmente.

Il testo, seppur non vincolante, introduce un “diritto all’aborto”, che avrebbe l’effetto di limitare – favorendo nuove pressioni - la sovranità degli stati membri in materia di questioni sanitarie. Abbiamo segnalato a suo tempo l’inquietudine e l’opacità dovute al fatto che dopo il voto online del testo, lo scorso 11 maggio, la proclamazione dell’esito era avvenuta dopo quasi due ore e con una semplice nota stampa. È ancor più inquietante che ci siano voluti 17 giorni prima della pubblicazione online del testo finale, reso disponibile solo il 28 maggio. Trasparenza europea, Parlamento casa di vetro dei cittadini? Meglio calare un velo pietoso.

Da allora all’inizio delle votazioni di ieri è passata molta acqua sotto i ponti. Quattro esempi su tutti: la Comece (Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea) il 17 giugno ha pubblicato un proprio Position Paper, un documento ufficiale nel quale elenca una lunga serie di violazioni della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue incluse nella Risoluzione Matić, contro la libertà di coscienza e il principio di sussidiarietà (pilastro dei trattati europei), e ribadisce l’infondatezza del diritto umano all’aborto; il Parlamento slovacco ha approvato il 20 giugno una Risoluzione chiarissima che rifiuta il Rapporto Matić e rigetta ogni invito a darvi attuazione; il centro studi polacco Ordo Iuris ha raccolto firme di decine e decine di organizzazioni pro life e pro family di tutto il mondo, su un’argomentata dichiarazione di inammissibilità e contrarietà al testo; l’organizzazione CitizenGo ha a sua volta promosso una petizione contro il Rapporto Matić: nella serata di ieri, 23 giugno, i sottoscrittori avevano superato quota 390.000.

Moltissimi esponenti europei che da decenni si battono per la difesa della vita e della famiglia in queste settimane hanno contattato i propri parlamentari europei di riferimento, spiegato, discusso le ragioni per convincerli a opporsi senza timore al Rapporto Matić. Negli scorsi giorni, per iniziativa del Gruppo Conservatore è stata presentata una mozione per dichiarare inammissibile tale Report (secondo l’articolo 197 del Regolamento del Parlamento europeo) e un’ulteriore mozione alternativa (qui il testo in italiano), nel caso la mozione di inammissibilità fosse stata bocciata dai parlamentari, come poi è appunto successo. Negli stessi giorni, anche il Ppe ha presentato una mozione alternativa (qui il testo in italiano), meno netta sui “diritti sessuali e riproduttivi”, rispettosa delle competenze nazionali, del principio di sussidiarietà, del diritto all’obiezione di coscienza e nettamente contraria all’idea di stabilire un “diritto umano all’aborto”.

Ieri pomeriggio, dunque, il voto sulla Mozione di inammissibilità presentata dai Conservatori europei (firmatari i due copresidenti, l’italiano Raffaele Fitto e il polacco Ryszard Legutko) che specificava chiaramente le ragioni dell’illegalità del Rapporto Matić: «L’iniziativa eccede le competenze del Parlamento e se adottata violerebbe il diritto dell’UE, come da Articolo 168 (7) del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea… La mancanza di competenza da parte dell’Unione era già stata riconosciuta dal Parlamento europeo nel 2013 (Rapporto Estrela)… Nel marzo 2021, il Commissario europeo per l’uguaglianza, la signora Dalli, ha confermato ancora una volta che le competenze legislative in materia di SRHR [acronimo inglese per “salute e diritti sessuali e riproduttivi”, ndr], compreso l’aborto, spettano agli Stati membri. C’è una violazione dei diritti fondamentali quando si cerca di includere l’aborto nella definizione dei diritti sessuali e riproduttivi includendolo nel concetto di salute. Il Parlamento europeo invece dovrebbe basare i suoi atti sul rigoroso rispetto dei diritti umani come principio fondante della sua stessa esistenza. Infine, un progetto di relazione che accusa coloro che si rifiutano di accettare la violazione del diritto inalienabile alla VITA di una presunta “violazione dei diritti umani”, oltre a vietare l’obiezione di coscienza, non dovrebbe essere sottoposto a discussione».

Il Parlamento europeo ha quindi ritenuto ammissibile un testo palesemente illegale, che viola i Trattati. Stamattina le votazioni riprenderanno alle 9.30.