Rapito o decapitato: il triste Natale del bambinello
Povero Gesù bambino, in questo Natale 2017 non se la passa troppo bene nei presepi. In san Pietro è stato "rapito" da una “sex-estremista”. In tante parrocchie lo hanno messo dentro a qualche barcone di cartone, in ossequio al clerically correct. Ma a Carpi, decapitandolo, sono andati oltre.
Povero Gesù bambino, in questo Natale 2017 non se la passa troppo bene nei presepi. A Roma in piazza san Pietro è arrivata una “sex-estremista” del gruppo Femen, quelle che se ne vanno in giro per il mondo a seno nudo ché fa scena, per rapire il Bambinello dalla culla gridando “God is women”. In tante parrocchie italiane lo hanno messo dentro a qualche barcone di cartone o di legno, in ossequio al neorealismo politically correct. Ma a Carpi, che lo scorso 9 dicembre aveva inaugurato la seconda edizione di “Carpi città del presepe”, sono andati oltre.
Il presepe che si trova sul sagrato della bellissima cattedrale della cittadina emiliana è stato brutalmente profanato con la decapitazione del bambino Gesù. Un gesto che si commenta da solo e il vescovo, monsignor Francesco Cavina, si chiede «a chi ha fatto del male quel Gesù Bambino per essere così profondamente danneggiato in quel modo?».
Questi vandali e profanatori di Carpi sono recidivi, già l’anno scorso avevano rotto diverse statuine e rubato Giuseppe e Maria, tanto che lo scultore Romano Cornia si dichiara un po’ stanco e spera che si faccia il possibile per trovare questi furbetti di provincia. Gente che non conosce nemmeno il continente in cui abita il rispetto, un po’ come quei tre ragazzi di Bolzano che all’inizio di dicembre entrarono in un presepe del mercatino di Natale della città per farsi fotografare mentre mimavano un rapporto sessuale, uno con una pecora, uno con un Re Magio e la ragazza del gruppo si beveva un vin brûlé tenendo una scarpa direttamente su Gesù bambino. Più che furbetti, forse sotto i fumi dell’alcol, semplicemente imbecilli.
«L’insegnamento di Gesù Cristo e ciò che il Natale rappresenta sono patrimonio di tutti, indistintamente», dichiara il vescovo Cavina. «Per questo, se da un lato conforta la spontanea vicinanza di moltissime persone, dall’altro lato preoccupa e dispiace il silenzio di tanti altri». E’ un silenzio assordante di moltissimi che vivono come se Dio non esistesse, tanti che festeggiano il Natale perché ci sono le ferie e almeno per questo dovrebbero ringraziare quelli che ancora ci credono. Per molti, infatti, parlare del rispetto dovuto verso la fede e la cultura che ha costruito, piaccia o no, le nostre radici storiche e sociali, è già troppo difficile e anche un po’ noioso. Altri poi, scientemente, attaccano i simboli della fede.
Ai profanatori di presepi, ai distratti e agli indifferenti, restano le parole che Papa Francesco ha pronunciato ieri in piazza san Pietro: «Senza Gesù non c’è Natale; c'è un'altra festa, ma non il Natale. E se al centro c’è Lui, allora anche tutto il contorno, cioè le luci, i suoni, le varie tradizioni locali, compresi i cibi caratteristici, tutto concorre a creare l’atmosfera della festa, ma con Gesù al centro. Se togliamo Lui, la luce si spegne e tutto diventa finto, apparente».
«La Chiesa», dichiarava proprio monsignor Cavina inaugurando “Carpi città del presepe”, «nella sua tradizione ha posto in evidenza come Gesù sia nato a mezzanotte, quando tutto è in silenzio. Il silenzio è importante per assumere le decisioni della vita, e avere la capacità di effettuare scelte vere e consapevoli». Se si trovassero i decapitatori di Gesù bambino gli si commini il massimo della pena: un ritiro spirituale in perfetto silenzio per tre giorni in qualche monastero di trappisti.