Querela LDC, il giudice dà ragione alla Bussola
Tutti assolti «perché il fatto non costituisce reato». Il giudice dà ragione ai giornalisti della Bussola, che l'editrice salesiana LDC aveva querelato per diffamazione per l'articolo su un catechismo per bambini che strizzava l'occhio alle coppie omosessuali. Ma il processo ha messo in evidenza l'ostilità e l'odio ideologico di certo mondo cattolico contro chi difende le ragioni delle verità di fede e del Catechismo.
Tutti assolti «perché il fatto non costituisce reato». Così il 30 settembre si è conclusa a favore della Nuova Bussola Quotidiana la vicenda giudiziaria nata attorno all’articolo del 9 aprile 2018 “Coppia gay fa capolino nel catechismo per bambini”, che aveva provocato la querela per diffamazione da parte dell’editrice del catechismo, la salesiana LDC. In realtà non c’era alcuna diffamazione: così il giudice del Tribunale di Monza Stefano Cavallini ha dato ragione al giornalista Andrea Zambrano, al direttore responsabile Riccardo Cascioli e all’allora amministratore unico Patricia Gooding Williams, che erano stati chiamati in giudizio.
L’articolo dava conto delle polemiche esistenti sui social a proposito delle immagini contenute in questo catechismo, contestate per la loro ambiguità, soprattutto quelle della copertina in cui spiccavano due uomini con due bambini, che dai loro atteggiamenti davano l'idea di una coppia omosessuale con relativi "figli". E, dopo aver dato conto dell’infruttuoso tentativo di parlare con la disegnatrice, l’articolo concludeva ritenendo che forse le intenzioni di chi aveva concepito il catechismo non erano quelle ma certamente le immagini si prestavano all’interpretazione data da vari utenti dei social. Giudizio che evidentemente molti altri lettori condividevano visto che molte proteste sono arrivate alla direzione della LDC. La quale direzione però, invece di farsi qualche domanda, ha deciso di prendersela con la Bussola.
Sbagliando un’altra volta. Il giudice infatti ha accolto la tesi della difesa – brillantemente sostenuta dall’avvocato Gianpiero Biancolella, coadiuvato dagli avvocati Alessandra Nucci e Valentina Simone – che ha dimostrato come fossero stati esercitati correttamente il diritto di cronaca e il diritto di critica, peraltro molto equilibrata. In effetti, la deposizione nell’udienza del 21 aprile scorso dei testi convocati dall’avvocato della LDC è apparsa così contraddittoria, e a tratti surreale, che in apertura dell’udienza di due giorni fa è stato lo stesso Pubblico Ministero a chiedere l’assoluzione dei giornalisti della Bussola «perché il fatto non sussiste».
Ovviamente non possiamo non esprimere grande soddisfazione per l’esito di questo processo, apparso fin dall’inizio infondato e pretestuoso; e ringraziamo quanti – a conoscenza della vicenda – ci hanno accompagnato con la preghiera.
Ci si permetta inoltre un paio di considerazioni. Ci ha colpito la forte ostilità e l’odio ideologico nei nostri confronti che fin dall’inizio hanno animato i vertici dell’editrice salesiana. Che peraltro era in buona compagnia, visto che avendo annunciato ufficialmente la querela, ha raccolto sui social grandi ovazioni di persone felici che «finalmente qualcuno gliela farà pagare alla Bussola» (ovviamente sono tutti cattolici del dialogo e dei ponti). L’ostilità era evidente nella deposizione dei vertici della LDC – ed è triste vedere sacerdoti salesiani con certi atteggiamenti - e soprattutto nell’arringa finale del loro avvocato, che ha pateticamente cercato di trasformare la discussione intorno a un articolo in un processo alla Bussola e alla sua linea editoriale. Addirittura si è aggrappato ad articoli infamanti nei nostri confronti del tristemente noto sito gayburg.it, pur di screditare il nostro giornale agli occhi del giudice.
A dare fastidio – lo dimostra l’argomento del processo - è la nostra difesa delle perenni verità di fede, la difesa del Magistero e del Catechismo, che non sono opinioni che cambiano con il cambiare di vescovi e papi. E per regolare i conti ecclesiali, ci trascinano davanti ai tribunali civili. Mal gliene incolse. Ma dobbiamo essere consapevoli che oggi nella Chiesa è sempre più pericoloso mantenersi fedeli all’ortodossia, permanere nella verità, tanto sono forti i venti mondani che agitano la Chiesa.
Un secondo aspetto che emerge da questo processo è il riconoscimento della serietà e della correttezza professionale della Bussola, della preparazione dei suoi giornalisti e collaboratori. Certamente a volte alcuni giudizi possono essere opinabili, anche noi non siamo esenti da errori o valutazioni imprecise, ma quello che non si può mettere in discussione è la serietà e la rigorosità con cui affrontiamo gli argomenti, il rispetto verso le persone coinvolte nei fatti che riportiamo, e il tentativo di giudicare tutto a partire dalla fede. È su questo che la Bussola ha costruito in questi anni il suo successo, ed è grazie a questo che è diventata un punto di riferimento obbligato per una fetta sempre crescente di pubblico, non solo cattolico.
E il confronto in un’aula di tribunale lo ha messo ancor più in risalto.