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TRA LE RIGHE

Quello che gli uomini non dicono

Tutta la fatica di essere maschi nell'era postmoderna. Ovvero, come essere uomini veri o tornare a esserlo. Un libro controcorrente per chi non si rassegna all'ideologia di una società che disconosce la paternità.

Tra le righe 15_10_2011
libro marchesini


È un libro per uomini in crisi oppure un libro che mette in crisi gli uomini? L’opera di Roberto Marchesini Quello che gli uomini non dicono. La crisi della virilità è un libro serio, che costringe a porsi domande importanti, e anche a cambiare o migliorare qualcosa nella propria vita. Questo almeno è accaduto al sottoscritto dopo una seconda lettura.

Da un punto di vista sociologico Marchesini descrive la fatica di essere maschi nell’epoca postmoderna. Una fatica dovuta a diversi fattori, che l’autore descrive, a cominciare dall’aggressività femminile, dall’ugualitarismo, insomma da un clima ideologico esploso dopo il 1968 che non aiuta il maschio dei nostri tempi. Ma dietro al clima ideologico, il libro pone una domanda alla quale un uomo serio non si sottrae: che cosa faccio io di fronte a questo clima? Reagisco, cerco di cambiare il tono della società, oppure mi adeguo, riparandomi in quei comodi rifugi che il mondo offre a tutti coloro che non sono soddisfatti della vita quotidiana, ma non fanno nulla per cambiarla?

Il bello del libro è che l’autore azzarda anche delle risposte per uscire dalla crisi della virilità. Del resto, Marchesini fa lo psicoterapeuta e ha fondato con altri un gruppo, Obiettivo-Chaire, che già dal titolo è un invito alla speranza, a non rassegnarsi e soprattutto all’evangelico "stare allegri", per impedire alla tristezza di rovinare il nostro cuore e di portarlo sulla soglia della disperazione. E le sue indicazioni sono molto concrete.

La gradualità, anzitutto, virtù tipicamente cattolica, che richiama la pazienza di Dio e la sua pedagogia sul lungo periodo.
Le amicizie maschili, una parte del libro che costringe il lettore maschio a chiedersi se ha veramente amici che non siano conoscenti, collaboratori, compagni di nobili avventure, tutte cose diverse dall’amico con il quale si condivide tutto, senza riserve.
Lo sport, che fornirà a ogni tifoso di calcio la giustificazione ideologica per dedicare almeno un’ora e mezza alla settimana ad assistere a una partita (escluse quelle dei figli), perché attraverso lo sport nascono relazioni e complicità importanti, fra uomini.
Infine, all’uomo in crisi Marchesini suggerisce di esprimere sempre se stesso, senza la paura di essere contraddetto, senza giustificarsi per ogni cosa, senza autocommiserarsi.

Fin qui la dimensione personale del problema sollevato da Marchesini. Come sono e come dovrei essere per recuperare quell’autostima che sembra mancare a tanti uomini contemporanei? Il libro si chiude con due decaloghi, relativi ai diritti e ai doveri che ogni uomo dovrebbe affermare per avere una vita psicologicamente sana.
Ma mentre il lettore si interroga e si esamina se è un “vero uomo”, o meglio se è poco virile (o magari anche troppo virile, in determinate occasioni) e su cosa potrebbe fare per migliorarsi nel rapporto con figli e moglie, amici e colleghi, segue un’altra inevitabile domanda su come sia stato possibile quanto è accaduto.

Marchesini riporta una frase di Balzac: "Tagliando la testa a Luigi Sedicesimo, la Rivoluzione ha tagliato la testa a tutti i padri di famiglia". La Rivoluzione con la R maiuscola è naturalmente quella francese (1789), peraltro presto diffusasi in tutta Europa grazie a Napoleone. Potrà sembrare strano ed eccessivo, ma da quell’evento parte il processo che arriva a offuscare la virilità dell’uomo contemporaneo, spegnendola all’interno di un clima culturale ostile. Marchesini ne sembra convinto esaminando a grandi linee questo processo volto a eliminare il Padre (Dio), il padre (di famiglia) e il padrone dalla vita pubblica. Un processo lungo, facile da scrivere sui muri, come fanno gli anarchici ("Né Dio, né padre, né padrone"), ma molto più complesso da perseguire per le forti resistenze della natura umana, delle famiglie, dell’Italia profonda.

Questa resistenza esprime una battaglia drammatica, combattuta spesso da protagonisti inconsapevoli, decisiva per il futuro del Paese. Una battaglia per cui oggi non ci si limita più a contestare la centralità della famiglia nella vita pubblica, l’indissolubilità del matrimonio, il diritto alla vita, ma si attacca lo stesso atto creatore di Dio, che non avrebbe creato una natura sessuata, maschio o femmina, ma una persona sessualmente indistinta, che “da grande” sceglierà di comportarsi da uomo o da donna. E’ l’ideologia di genere, il “tormentone” dei prossimi trent’anni, al quale il libro di Marchesini dedica pagine importanti e preoccupate.   

Una preoccupazione doverosa, peraltro, per chi ha a cuore quanto il cristianesimo ha costruito nei secoli, prima ridando dignità alla donna che non ne aveva nell’antichità, poi costruendo una civiltà appoggiata sulla famiglia, luogo di trasmissione della fede, oltre che della vita. Cristianesimo che oggi viene sfidato in modo decisivo sulla figura del Padre e dei padri: ma senza paternità, nulla sta in piedi e tutto crolla. Questo bel libro ci aiuta a riflettere su uno snodo decisivo del futuro prossimo.



Roberto Marchesini

Quello che gli uomini non dicono. La crisi della virilità
(Prefazione di Claudio Risè)
Sugarco, pagine 140, 14,50 euro