Quell'intolleranza gay, fino all'ultimo sangue
Negli Usa i gay potranno donare il sangue dopo solo un anno di astinenza dai rapporti sessuali. É quanto ha deciso la Food and Drug Administration, ente governativo che regolamenta il commercio di alimenti e farmaci, nonché quello sull'uso del sangue e altre sostanze. E subito i movimenti gay sono insorti.
D’ora in poi negli States i maschi omosessuali potranno donare il sangue dopo solo un anno di astinenza dai rapporti sessuali. É quanto ha deciso lunedì 21 dicembre la Food and Drug Administration (Fda), l’ente governativo che regolamenta il commercio di alimenti e farmaci, nonché l’uso di altre sostanze quali il sangue, gli emocomponenti e gli emoderivati per trasfusioni. La decisione è stata presa in accordo con il ministero della Salute, il Centro per il controllo e prevenzione delle patologie, l’Ente per l’amministrazione delle risorse e servizi della salute pubblica e l’Istituto nazionale della salute.
Prima di lunedì i maschi omosessuali, e le donne che avevano avuto rapporti con loro, non potevano in alcun modo donare il sangue. Ma a seguito di studi pubblicati nel novembre del 2014 la Fda ha rivisto i propri protocolli in materia. L’associazione National Gay Blood Drive, nata proprio per far cadere il divieto assoluto di donazione del sangue che riguardava le persone omosessuali, ha però fatto sapere che nonostante il passo in avanti il vincolo di 12 mesi «è ancora discriminatorio» e che si dovrebbe guardare non tanto all’orientamento sessuale, ma alla situazione clinica di ogni soggetto e alla sua specifica storia personale.
C’è chi come il deputato dell’Illinois Mike Quigley si è spinto oltre dicendo che ora che gli americani hanno il “matrimonio” gay anche tutti gli altri atti di discriminazione dovrebbero scomparire perché occorre tenere dietro a quel principio di progresso culturale indicato dalla Corte Suprema. Quasi che la salute pubblica debba cedere il passo a interessi politici. Ma se andiamo a leggere le nuove disposizioni della Fda notiamo che le persone omosessuali non sono per niente discriminate. Prima di tutto perché sono in buona compagnia. Ad esempio, sono escluse assolutamente dalla donazione chi si prostituisce per soldi o droga, chi è tossicodipendente, gli emofiliaci e chi ovviamente è affetto da patologie che si possono trasmettere con il sangue. Un anno di astinenza sessuale è richiesto poi per le seguenti categorie di donatori: tutti coloro che hanno avuto relazioni sessuali con le classi di persone di cui sopra, coloro che hanno ricevuto loro stessi delle trasfusioni e chi si è fatto un tatuaggio in centri non autorizzati. Le cliniche per la trasfusione del sangue potranno applicare poi criteri più rigorosi se lo vorranno.
A rigor di logica allora anche tutte queste categorie di persone dovrebbero sentirsi ghettizzate. Inoltre se la Fda fosse animata da intenti discriminatori verso le persone omosessuali dovrebbe prevedere un tempo di 12 mesi di astinenza anche per le donne omosessuali, ma così non è stato. La Fda è arrivata ad includere anche i maschi omosessuali nella categoria dei donatori perché alcuni studi scientifici, condotti su 8 milioni di unità di sangue, hanno dimostrato che una finestra di astinenza di 12 mesi può essere una valida garanzia di carattere sanitario. L’agenzia ha, infatti, spiegato che «questi studi attestano che non c’è nessuna variazione di rischio nella donazione di sangue da parte di persone che hanno osservato 12 mesi di astinenza sessuale. Risultanze simili non sono disponibili per periodi più brevi».
Tale periodo di astinenza viene anche richiesto in Australia (nazione epidemiologicamente simile agli Usa), sin dall’anno 2000, e nel Regno Unito. Ovviamente per donare il sangue non basta un’autocertificazione da parte della persona omosessuale che attesti la sua astinenza per un anno, bensì sono necessari esami del sangue rigorosi. Naturalmente ai gruppi gay che non si accontentano di tale apertura non importa molto la donazione del sangue in se stessa. A loro sta a cuore che in tutti gli ambiti del vivere civile le persone omosessuali abbiano il medesimo trattamento rispetto alle persone eterosessuali. Ma ciò ragionevolmente non può avvenire sempre e questa vicenda della donazione del sangue ne è una prova. La Fda, infatti, è assai consapevole che le persone omosessuali sono una categoria molto a rischio in merito alle malattie veneree e in particolare all’Hiv, il virus che provoca l’Aids. Sa bene che, in linea generale, ricevere sangue da una persona omosessuale, rispetto a una etero, è come giocare alla roulette russa.
Questo non per motivi ideologici, ma assolutamente pratici. Motivi connessi proprio con la particolare attività sessuale dei gay (che non potrebbe nemmeno qualificarsi come “rapporto sessuale” perché non c’è penetrazione in vagina). Infatti, i rapporti anali non garantiscono quei filtri contro gli agenti patogeni che invece vi sono nei rapporti tra un uomo e una donna. É solo la vagina che per natura è fatta per accogliere il membro maschile e non l’ano. Il fatto quindi che la popolazione omosessuale sessualmente attiva sia più esposta all’infezione dell’Hiv e non solo a quella, non è un’opinione ideologica discriminatoria, bensì un dato di realtà che comprova ancora una volta che i rapporti omosessuali sono contro natura. Se, infatti, non rispetti le leggi fisiologiche di madre natura prima o poi ne dovrai pagare le conseguenze. Affermazione che fanno spesso gli ambientalisti in riferimento al creato, ma validissima anche in campo morale.
Che quindi i gaideologici se la prendano con la natura e le sue leggi e non con la infettivologia. C’è poi da aggiungere che la decisione della Fda di accettare sangue da parte di donatori gay solo dopo 12 mesi di astinenza è forse politicamente furba. La Fda, così lei stessa spiega nel report esplicativo delle nuove linee guida, ha cambiato protocollo a seguito di molte indicazioni a lei pervenute negli ultimi anni. Quindi, da una parte, cedendo a pressioni esterne, doveva dimostrare di non avere atteggiamenti discriminatori verso i gay, ma dall’altra era ben conscia che in ballo c’era la salute di un’intera nazione. E dunque mettendo come paletto quello dell’astinenza per un anno otterrà l’effetto sperato che quasi nessun maschio omosessuale si presenterà a donare il sangue. Insomma, un anno di astinenza sessuale è come escludere in modo definitivo i gay dalla donazione. Posto che questi ultimi dicano il vero… In breve, negli States si devono difendere non solo dal virus dell’Hiv che potrebbe essere diffuso tramite trasfusioni praticate in ossequio a protocolli dalle maglie larghe, ma anche dal virus omosessualista, anch’esso altrettanto letale.