Quelli che: "Lo sbarco sulla Luna è una messinscena"
Nata durante la Guerra Fredda per gettare discredito sugli Usa, la teoria del complotto sull'allunaggio è dura a morire. In occasione del 45mo anniversario l'ha rispolverata anche un deputato del M5S e ha dominato i commenti del Web.
Il 20 luglio scorso si è celebrato un piccolo/grande anniversario: il 45mo dell’allunaggio. Non vi sono state grandi parate, né feste nazionali. Anche se, a ben vedere, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, con le loro impronte lasciate sul satellite naturale della Terra, hanno compiuto un’impresa che batte, per spettacolarità e difficoltà (anche se non per importanza storica), quella di Cristoforo Colombo del 1492. Il grande navigatore genovese scoprì un continente nuovo, ma rimase pur sempre coi piedi per terra. I due astronauti furono i primi a toccare un suolo non terrestre. Era un sogno che si realizzava: vincere la gravità, vincere l’atmosfera, raggiungere una vera nuova frontiera dopo aver superato tutte quelle terrestri. Un trionfo dell’ingegno umano.
Eppure, la reazione più diffusa sul Web, quale è stata? Scetticismo, incredulità, dominio assoluto delle teorie cospirative. Quelle secondo cui l’uomo non sarebbe mai arrivato sulla Luna e si tratterebbe solo di una messinscena. Ad aprire le danze è stato il deputato (anzi, “cittadino”) penta-stellato Carlo Sibilia. “Dopo 43 anni ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa”, ha twittato. A parte che di anni ne sono passati 45, Sibilia non fa che ripetere una vecchia teoria della cospirazione, quella del finto allunaggio. “Eh va beh, è un grillino!” si potrebbe replicare, ricordando che negli ultimi mesi i suoi colleghi parlamentari e consiglieri locali ci hanno deliziato con le leggende nere dei terremoti provocati dall’uomo, dei microchip sottocutanei, del complotto dell’11 settembre, del complotto finanziario del club Bilderberg e persino del complotto per tenerci nascoste le sirene. Sì, quelle con la coda da pesce, non quelle dell’ambulanza. Qualunque teoria cospirativa viene intercettata dai penta-stellati e portata in Parlamento, o almeno in un Consiglio di un ente locale. Ma la gente ci crede? Sì.
L’aspetto interessante, ma al tempo stesso inquietante, del fenomeno grillino è l’assenza di selezione dei suoi candidati, che sono espressione diretta di un ampio settore di opinione pubblica, scelti da Internet e mai entrati prima in aule istituzionali. Quel che sentiamo parlare è dunque un pezzo di Italia, riportato pari pari in Parlamento. La conferma? Sulla Luna si è verificato un vero e proprio scatenamento di commenti sulla pagina Facebook dell’Ansa, nel giorno stesso del 45mo anniversario. Si va dal “È un bluff hollywoodiano”, al più violento e offensivo “Solo piccole menti e ignoranti hanno potuto credere a questo e agli americani, il vero cancro insieme agli ebrei assassini” (cosa c’entrino gli ebrei con l’allunaggio non si sa, ma il lettore “indignato” li ha voluti tirar dentro giusto per insultarli). Non ama l’America neppure quell’utente che scrive: “Una bufala tutta Usa, mi chiedo come mai, oggi, nel 2014, l’uomo non riesce a ritornar sulla Luna. Inutile, gli Usa prendono per i fondelli il mondo”. C’è chi poi fa il nome di Stanley Kubrick, quale presunto regista della “messinscena hollywoodiana”: una leggenda nera, dura a morire, ritiene che il film “Shining” sia stato girato apposta per comunicare, in codice, questo segreto. Alcuni documentari, degni del miglior Adam Kadmon, si mettono a vivisezionare ogni singolo fotogramma del classico dell’horror per mostrare tutti questi presunti segnali criptati della sua presunta confessione. Una bella fantasia, degna di un libro giallo. Ma moltissimi ci credono sul serio, evidentemente.
Perché così tante persone credono che l’allunaggio non sia mai avvenuto? Ci sono tre tipi di “prove” del complotto: fotografiche, scientifiche e storiche. La prima serie di prove, quelle fotografiche, dimostra solo che tanta gente non sappia come si fanno foto notturne. Il presunto “indizio” è infatti quello di chi dice “nelle foto non si vedono le stelle”, dunque è uno sfondo nero. Eh certo che non si vedono stelle: prova a fotografare una superficie illuminata dal sole (quale è il terreno lunare) e le stelle non le vedi proprio, neppure con una reflex digitale degli anni 2000. Ci sono un’infinità di dubbi e indizi cercati sulle foto (ombre strane, impronte che mancano, rover che si vede e non si vede, pelucchi che vengono scambiati per segni incisi sulle rocce …) tanti da non riuscire ad elencarli tutti, ma comunque sempre molto facilmente smontabili da chiunque abbia un minimo di nozioni di fotografia. Poi ci sono quelli che ritengono che, con la capacità informatica del 1969, non si sarebbe riusciti a compiere un’impresa così grandiosa. Ma basta un qualunque fisico per dimostrare che le fasce di Van Allen, il campo magnetico terrestre, non “bruciano” gli astronauti, come i teorici del complotto sostengono. Si può benissimo dimostrare che le radio del 1969 fossero sufficientemente potenti per comunicare dalla Luna alla Terra. E che i sistemi di calcolo di allora fossero sufficienti a mandare un missile a destinazione sul satellite terrestre. Su un piano “storico”, è assurdo affermare come la “prova della bufala” sia l’assenza di altri viaggi sulla Luna. Prima di tutto perché le spedizioni furono sei, fino al 1972. In secondo luogo perché, non avendo trovato nulla di particolarmente interessante o strategicamente importante (nulla a confronto con le ricchezze trovate in America da Colombo, Vespucci e dai loro successori, insomma), una volta fatta la dimostrazione di potenza tecnologica gli Usa hanno perso interesse a organizzare nuove costosissime e rischiose spedizioni.
Come mai, allora, nasce e persiste questa teoria del complotto? Prima di tutto perché nel 1969 si era in piena Guerra Fredda. L’Urss aveva ottenuto 8 anni prima il suo primato, mandando il primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin. Lo sbarco sulla Luna vanificò questo primato tecnologico, durato ben poco. I sovietici, che erano tecnologicamente più arretrati, ma erano dotati della macchina della propaganda più potente del mondo, incominciarono a diffondere la teoria della cospirazione sin da subito. Che di propaganda si trattasse, però, era evidente già allora: mentre partiti e giornali amici seminavano dubbi e scetticismo sulla veridicità dell’operazione, il governo sovietico non smentì mai ufficialmente il successo statunitense. Il discredito gettato sulla missione lunare Apollo 11 fu una delle storiche campagne di “misure attive” del Kgb. E si diffuse a tal punto che è tuttora dura a morire, assieme ad altre leggende nere create dal Kgb in chiave anti-americana e tuttora credute da alcuni penta-stellati: quella secondo cui l’Aids fu creato in laboratorio dagli americani e quella sull’uso occulto di strumenti medici (sostanze nell’acqua, vaccini, poi microchip nelle versioni più recenti della leggenda) per effettuare il controllo sulla popolazione. L’Urss è collassata già da 23 anni, ma evidentemente le sue leggende nere circolano ancora fra noi. Soprattutto: è finito l’amore per Mosca, ma resta l’odio per Washington. E questo vale per milioni di persone. Non fu solo il Kgb a diffondere questa leggenda, ma anche l’ambiente anarchico americano. Il film di successo “Capricorn One” (su un finto sbarco su Marte che, però, viene smascherato) coglieva pienamente il clima di paranoia diffusa durante il decennio di contestazioni contro il governo negli anni ‘70. Il dilagare di teorie del complotto anche negli stessi Usa è usato tuttora come “prova”, da parte dei cospirazionisti, che la loro teoria è genuina.
Se queste sono le cause storiche della teoria del complotto dell’allunaggio, non si può far a meno di notare anche parecchie cause culturali che permettono a tanta gente di crederci ancora, a 45 anni dallo sbarco sulla Luna e a 23 dalla fine della Guerra Fredda. Prima di tutto: metodo scientifico, questo sconosciuto! Di fronte a un evento così plateale, a cui tutto il mondo ha assistito in diretta Tv, documentato da tonnellate di registrazioni, video, foto e rapporti scritti, occorrerebbero prove ancor più pesanti per smentirne l’esistenza. L’onere della prova, infatti, spetta a chi aggredisce l’evidenza, non a chi la difende. Mostrare qualche dubbio su alcune foto, o muovere qualche riserva di tipo “scientifico” è molto comodo, oltre che estremamente irrazionale. Assieme alla mancanza di metodo scientifico, manca anche un altro elemento che è basilare per la vita dell’uomo: la fiducia. Gli scettici a tempo pieno ripiegano in un nichilismo integrale, in base al quale tutto ciò che viene detto da libri di storia, media, fonti ufficiali, è automaticamente falso. Cosa è vero, allora? “Quello che loro non ti vogliono dire”. Cioè quel che viene detto dal populista di turno. Come per le religioni, chi non crede in Dio, spesso e volentieri finisce per credere alle peggiori superstizioni e si riduce a schiavo del primo occultista che gli si presenta. Chi non crede alla realtà, finisce per credere alle leggende nere e si riduce a schiavo del primo leader populista che gliele racconta.