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LA CASTA

Quei poveri pensionati dei parlamentari radicali

Anche Pannella&Co non disdegnano privilegi, benefit e pensioni pagate col denaro pubblico. Alla faccia delle loro battaglie.

Altro 18_08_2011
Radicali
Le chiacchiere che in questo periodo si fanno sui privilegi dei parlamentari e di coloro che ricoprono altre cariche elettive (consiglieri regionali, provinciali, ecc.), sono davvero risibili se si leggono i numeri e se si confrontano alla situazione di quasi “rivolta sociale” in cui si trova larga parte della popolazione – soprattutto meridionale – del nostro Paese.

Tutti sanno, ad esempio, che la legislatura terminerà alla sua conclusione naturale, perché nel 2007 è stata approvata una norma che per i nuovi eletti in Parlamento prevede una legislatura completa per l’acquisizione del diritto alla pensione. I nuovi eletti – coloro che alle loro spalle non hanno altre legislature - non sono pochi. Pur nominati, come tutti, dalle segreterie dei partiti, sono in grado di condizionare le scelte, di determinare nuovi assetti politici, passando da un gruppo parlamentare all’altro e di curare i loro interessi.

Quali sono questi interessi?
Il primo interesse è relativo al trattamento economico nel corso del mandato. Il sito della Camera dei Deputati riferisce che all’indennità, prevista dalla Costituzione all'art. 69 e determinata in base alla legge n. 1261 del 31 ottobre 1965 - pari a 5.486,58 euro, al netto delle ritenute previdenziali, si devono aggiungere: la diaria (3.503,11) e il rimborso forfettario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori (3.690,00).

I deputati – oltre a disporre di una somma annua di 3.098,74 per le spese telefoniche - usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all'aeroporto più vicino e tra l'aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, per il deputato che deve percorrere fino a 100 km per raggiungere l'aeroporto più vicino al luogo di residenza ed a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km.
Il deputato versa mensilmente, in un apposito fondo: una quota del 4,5 % della propria indennità lorda, pari a 526,66 euro, destinata al sistema di assistenza sanitaria integrativa che eroga rimborsi secondo quanto previsto da un tariffario; una quota del 6,7 % della propria indennità lorda, pari a 784,14 euro, in base alla quale, al termine del mandato, il deputato riceve l'assegno di fine mandato, che è pari all'80 % dell'importo mensile lordo dell'indennità, per ogni anno di mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi); una quota dell'8,6 % della propria indennità lorda, pari a 1.006,51 euro, che viene accantonata per il pagamento degli assegni vitalizi. Dopo 5 anni di mandato effettivo, riceve il vitalizio a partire dal 65° anno di età. Il limite di età diminuisce fino al 60° anno di età in relazione agli anni di mandato parlamentare svolti.

Come sottolineava Carlo Bertini su “La Stampa” del 26 giugno scorso, circa 300 onorevoli di prima nomina raggiungeranno “i quattro anni, sei mesi e un giorno” necessari per accedere al vitalizio nell'ottobre 2012. L’articolo aggiungeva che i parlamentari italiani percepiscono un vitalizio all’incirca triplo di quello dei loro colleghi europei.

Per rendersi conto dell’entità delle cifre, basta scorrere l’’elenco, comparso l’8 agosto scorso sul sito de “L’Espresso”, dei parlamentari (1.464 ex deputati e 843 ex senatori) che ricevono ogni mese il vitalizio. Sono 200 milioni di euro distribuiti dal solo Parlamento ogni anno per chi ha ricoperto cariche elettive. Nell’elenco non sono compresi gli oltre mille vitalizi di reversibilità pagati ai familiari di parlamentari scomparsi.

L’elenco contiene molte sorprese. Tra queste, quelle che riguardano gli ex parlamentari eletti nelle liste radicali. L’elenco è parziale, perché comprende coloro che in base ai regolamenti di Camera e Senato ha raggiunto l’età pensionabile e non comprende coloro che pur avendo i requisiti, sono in carica, in Parlamento o nelle legislature regionali. Per intenderci, nell’elenco non c’è Emma Bonino, che pur avendo raggiunto l’età pensionabile, è vice-presidente del Senato e non c’è Ilona Staller (in arte Cicciolina), eletta nelle liste radicali nell’’87, ancora in età non pensionabile.

Tra i nomi degli eletti nelle liste radicali, in vita, che percepiscono emolumenti pensionistici, perché titolari dei requisiti previsti – oltre a Toni Negri, ex leader di Potere operaio, che mentre era in carcere per terrorismo nel 1983, Marco Pannella fece eleggere a Montecitorio, dove restò il tempo necessario per preparare la fuga e rifugiarsi in Francia e che percepisce una pensione di 2.199 euro netti - vi sono:  Renato Andreani, 2.238,00; Gaetano Azzolina, 2.384,00; Angiolo Bandinelli, 2.238,00; Marco Boato, 6.133,00; Luca Boneschi, 2.384,00; Roberto Cicciomessere, 5.404,00; Piero Craveri, 2.103,00; Marcello Crivellini, 2.751,00; Rosa Filippini, 3.190,00; Marisa Galli, 3.412,00; Mauro Mellini, 4.493,00; Giancinto detto Marco Pannella, 6.465,00; Angelo Pezzana, 2.384,00; Domenico Pinto, 3.412,00; Pio Rapagnà, 2.238,00; Giuseppe Rippa, 2.345,00; Mario Signorino, 2.169,00; Gianfranco Spadaccia, 2.873,00; Sergio Stanzani, 5.082,00; Lorenzo Strik Lievers, 3.190,00; Massimo Teodori, 4.131,00;  Alessandro Tessari, 5.802,00; Ambrogio Viviani, 2.238,00.
Tra questi, vi sono quattro ex parlamentari – Andreani, Boneschi, Craveri e Pezzana – che con il versamento per 5 anni dei contributi, percepiscono il vitalizio pur essendo stati in Parlamento per un solo giorno. Dimenticavamo Paolo Vigevano, attuale amministratore delegato di “Acquirente Unico”, la Società per azioni del gruppo Gestore dei Servizi Energetici GSE S.p.A., cui è affidato per legge il ruolo di garante della fornitura di energia elettrica alle famiglie e alle piccole imprese.: i suoi 2.199,00 netti mensili gli serviranno presumibilmente per pagare le bollette delle utenze domestiche.

Nessuno di loro ha mai rinunciato a questi soldi pubblici. Con buona pace della battaglia radicale contro il finanziamento pubblico dei partiti e contro l’uso del denaro pubblico. Inganno? Ipocrisia? O solo frutto della libertaria “fantasia” radicale?