Quei poveri e fragili che la Chiesa in maschera non vede
La Chiesa felice che il Green Pass non venga applicato per le messe domenicali, ma contenta che venga applicato in tutti gli altri luoghi perché in questo modo si tutelano i più fragili, non ha visto e non vede gli “altri” poveri, quelli che non sono funzionali all’applicazione delle politiche governative: tra questi anche coloro che devono pagare per le loro convinzioni e sul posto di lavoro non accettano le ingiustizie e le discriminazioni, lottano per la verità e la libertà.
Da quando è iniziata questa storia del Covid con le sue più recenti evoluzioni nella vaccinazione di massa e nella Certificazione Verde, tutti ripetono che bisogna collaborare con le istituzioni secondo la programmazione delle cabine di regia via via susseguitesi per difendere i fragili e i poveri. Ma chi sono i fragili e i poveri? Perché può benissimo darsi che si parli dei poveri che si vuole vedere e che si trascurino i poveri che non si vogliono vedere. Per vedere i poveri, infatti, bisogna volerli vedere. Vedere i poveri non è mai solo un atto della conoscenza ma anche della carità. Le ideologie, si sa, fanno vedere i poveri che esse vogliono che si vedano e mettono in ombra altri tipi di poveri, che magari sono i veri poveri.
In questa più recente fase della cosiddetta pandemia, quella che costringe al Green Pass per proteggere i deboli, i fragili e i poveri; quella che vorrebbe costringere tutti i giovani, compresi ragazzi e bambini, alla vaccinazione affinché non contagino le persone più deboli, fragili e povere; … in questa fase ci sono delle fragilità che o non vengono considerate per niente o sono trascurate.
Una prima categoria può essere espressa con questo caso che qui riporto. In un ospedale c’è una donna anziana che ha subito un ictus, è semiparalizzata, ha perso le capacità di comunicare, è stata ricoverata ma i familiari l’hanno potuta vedere solo pochissime volte e con una tenda di plastica trasparente in mezzo. Nemmeno prenderla per mano e guardarla negli occhi. Negli ospedali italiani, infatti, ancora non si può entrare, nonostante i bassissimi tassi di contagiosità e nonostante i reparti di terapia intensiva siano vuoti. Ammettiamo che quella anziana signora sia mentalmente in sé e capisca la sua situazione, con quale angosciosa solitudine vivrà questi interminabili momenti? Non è anche lei una persona fragile e povera, costretta alla disperazione da norme disumane stranamente stabilite proprio per aiutare i più fragili?
Una seconda categoria di poveri sono le tante persone che prima della sbornia da Covid riuscivano a campare con piccoli lavoretti saltuari. Spesso si tratta di persone anziane e sole. Come quel signore che gira i mercati alla domenica con il suo banco di libri vecchi. Questa attività gli permetteva di prendere qualche soldo e arrotondare il magro bilancio, ma soprattutto di avere qualcosa da fare durante la settimana. Il suo piccolo ma importante guadagno era sia economico che spirituale. I mercati sono stati chiusi, nelle finestre di riapertura non tutti sono stati riaperti, e le persone fragili come quella di cui stiamo parlando cadono nella depressione e nella solitudine.
Un’altra categoria di poveri pressoché dimenticati sono i bambini. Non è forse povera una bambina che non può più andare con i suoi genitori privi di Green Pass alla biblioteca comunale per sfogliare qualche libro e prenderne qualcuno in prestito? Chi le spiega che la distanza sociale e la mascherina lì ora non valgono più? E non è questo un nuovo ostacolo per le famiglie povere? Tanto i ricchi i libri se li possono far consegnare da Amazon. Della povertà dei bambini nell’epoca del Green Pass pochi si occupano. Con nessuna base scientifica li hanno tenuti a distanza in classe e in cortile, hanno frammentato le classi scolastiche, ogni loro forma di aggregazione è stata sospesa, hanno smesso di giocare, che è la loro vita, e ora non li fanno più entrare al corso di nuoto o alla scuola di danza se i genitori non esibiscono la famosa Certificazione.
Infine c’è la quarta categoria di fragili: coloro che devono pagare per le loro convinzioni e sul posto di lavoro non accettano le ingiustizie e le discriminazioni, non accettano il mobbing e le minacce, soprattutto perché sono infondate. Non lottano solo per la libertà ma anche per la verità e perfino per la logica, corrono molti rischi, affrontano le spese degli avvocati, rischiano il licenziamento e l’esclusione dall’ordine professionale. Sono medici, infermieri, insegnanti ma anche commesse e cassiere.
Anche la Chiesa ha parlato molto di solidarietà verso i poveri e i più fragili, facendone il principale motivo della sua accettazione piena e convinta dei piani governativi anticovid. Il principale testo a questo proposito rimane l’enciclica “Fratelli tutti”, con alcuni concetti poi ripetuti ad ogni livello ecclesiale fino alle omelie domenicali. La pandemia è stata vista come una spinta provvidenziale alla collaborazione solidale perché avrebbe evidenziato che siamo “una comunità che naviga sulla stessa barca”.
La Chiesa non ha visto e non vede però gli “altri” poveri, quelli che non sono funzionali all’applicazione delle politiche governative perché ne testimonierebbero la dannosità proprio per i poveri.
Quello della scelta (preferenziale) per i poveri è un principio della Dottrina sociale della Chiesa inserito da poco tra i suoi fondamenti. È un principio dottrinalmente incerto e operativamente pericoloso, appunto perché nella sua indeterminatezza si presta a manipolazioni ideologiche. Il rischio è di affidarsi alle valutazioni della sociologia più che a quelle del Vangelo e di finire per sposare il concetto di povero e di povertà proposto dai centri di potere. La Chiesa ha una sua sapienza, maturata nei secoli, per riconoscere i veri poveri.
Ma la Chiesa-con-la-mascherina, felice che il Green Pass non venga applicato per le messe domenicali ma contenta che esso venga applicato in tutti gli altri luoghi perché in questo modo si tutelano i più fragili, sta praticando un distanziamento sociale dai mondi vitali autentici e veri, dai luoghi di cui nessun giornale parla e in cui vivono molti fragili e poveri che la Chiesa rischia di non vedere più.