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LA MODA DEL LOCKDOWN

Quarantena: l'errore fatale. Un libro ci spiega il perché

La quarantena è stata un errore tragico. E i dati lo confermano, nonostante la propaganda di cui il Paese è stato ed è vittima. Niente dell'efficacia e dell'efficienza che veniva sbandierata era reale. Anzi, è avvenuto esattamente il contrario: i paesi che hanno adottato una quarantena stretta ne sono usciti malissimo. Un libro pieno di dati e statistiche ci spiega il perché : "Coronavirus. No! non è andato tutto bene", di  Roberto Volpi e Eugenio Serravalle

Attualità 20_07_2020

È cinese il virus che ha sancito la grande vittoria, culturale e operativa del modello comunista di Pechino. Scrive così Roberto Volpi. E non esita, fin dalle prime battute, a chiosare che «c'è poco da indignarsi se il presidente Donald Trump chiama il coronavirus virus cinese». 

Il più importante e noto statistico italiano che ha diretto uffici pubblici di statistica prima di dedicarsi all'attività privata nella progettazione e realizzazione di sistemi informativi socio-sanitari ed epidemiologici, è tornato in libreria con "Coronavirus. No! non è andato tutto bene", scritto a quattro mani con Eugenio Serravalle, medico chirurgo specialista in pediatria. La prima parte del volume curata da Volpi, autore di diversi libri di successo che hanno raccontato le vere sfide della contemporaneità, ci regala un'analisi al microscopio del "tempo del coronavirus", anzitutto descrivendo il tratto "made in China" della strategia di contrasto.

L'arma del confinamento dentro casa è stato un unicum dei tempi moderni in quanto ad azione di contrasto di un'epidemia. La  quarantena per intere popolazioni è un modello cucito apposta su uno Stato armato di confucianesimo e polizia, molto poco occidentale, ribadisce il nostro professore a più riprese, perché non può fare a meno di notarlo con una certa preoccupazione. 

Dall'indagine dei tempi recenti, Volpi ci spiega che con la suina del 2009, che veniva dal Messico, nessuno pensò di mettere in atto una strategia come quella a cui siamo stati costretti e che ancora oggi, in parte dobbiamo subire, specie in Italia. La Cina ci ha imposto praticamente tutto e pure Il Messico non fece nulla per contrastare l'influenza suina, la Cina, con una folle propaganda che ha visto l'Italia arrivare ad elogiare il modello giacobino dal governo alla stampa, fino a quei balconi a cui la psicosi ha imposto il rito pagano de "Andrà tutto bene". Ma esorcizzare non è servito nulla, ripetono in coro Volpi e Serravalle.

Lo statistico passa in breve ai numeri per raccontarci che al momento della fase 2 la mortalità è del 9% in Europa contro il 5% nel resto del mondo.

Il 10 marzo, all'atto dell'estensione della zona rossa a tutto il territorio nazionale, nel Mezzogiorno, Sud e isole, si contano 3030 casi di contagiati, 15 casi ogni milione di abitanti e 4 morti (chissà se di coronavirus, si domanda Volpi) ovvero un morto ogni 5,2 milioni di abitanti dei 20,6 milioni che ne conta il meridione.

La quarantena è stata un errore tragico. E i dati lo confermano, nonostante la propaganda di cui il Paese è stato ed è vittima. Il libro nasce proprio dalla denuncia della realtà: quello che ci era stata assicurata come la tecnica per frenare i contagi e ridurre al minimo i morti, è stata un fallimento epico.  Niente dell'efficacia e dell'efficienza che veniva sbandierata era reale. Anzi è avvenuto esattamente il contrario. E Roberto Volpi ci spiega perché. 

In Francia i morti sono stati 19 ogni 100 contagiati, in Germania dove il confinamento è stato decisamente meno rigido sono stati 4 ogni 100. Il Belgio ha con la Spagna il record mondiale di contagiati in rapporto alla popolazione e in fatto di letalità è secondo solo ai cugini oltralpe con oltre 16 morti ogni 100 contagiati.

E in Italia? Durante la quarantena coatta i numeri sono cresciuti soltanto. I contagiati sono arrivati fino a 6000 al giorno. Come i morti, fino a 800 al giorno. Alla fine della quarantena l’Italia aveva oltre 30.000 morti. E cioè il numero più alto, direttamente proporzionato alla popolazione (perché è così che si fa statistica!), al mondo. Le cose hanno iniziato a migliorare, ma post quarantena, durante certamente no. La quarantena ha aumentato la letalità del virus fortemente. E per Roberto Volpi sono i numeri ad essere esplicativi, nient'altro. 

Anche perché non è vero che tutti gli stati hanno adottato il lockdown alla cinese (cit. Volpi). Il "tutto fermo" lo hanno adottato pochi paesi. Soprattutto europei. E cioè il Belgio, l’Italia, la Francia, la Spagna, in un secondo tempo il Regno Unito. E sono tutti i paesi che hanno registrato una mortalità altissima.

In Italia, ad oggi per Volpi sono 14 i morti ogni 100 contagiati. Numeri da comparare, per esempio, a quelli negli Stati Uniti, Paese al momento tra i più colpiti per contagio, dove il livello di mortalità oggi è di 4 morti ogni 100 contagiati. Un quarto della mortalità europea.

Volpi ne ricava che i paesi che hanno adottato una quarantena stretta ne sono usciti malissimo dal punto di vista della letalità del virus. E non solo. E cosa si sarebbe dovuto fare allora? Il professor Volpi lo spiega bene.

Per il dottor Serravalle siamo stati anche vittime della dittatura dei modelli matematici. Erano stati previsti mezzo milione di morti senza provvedimenti e 30.000 decessi in una sola settimana. E nel volume è molto divertente spulciare i numeri, che il dottor Serravalle ci regala, delle previsioni delle epidemie degli anni passati. 

Oltre ad indicare i danni della quarantena sui bambini, immuni al virus e incapaci di trasmetterlo. Da pediatra, tocca oggi con mano i gravi disturbi pischiatrici e psicologici di cui soffrono i più piccoli, per un disagio cognitivo e  relazionale imposto loro ingiustificatamente.

Volpi e Serravalle affrontano poi molti altri temi scottanti, sino ad arrivare a fare le pulci all'Oms e non lesinano inchiostro nemmeno su tamponi e vaccino. È andata storta la quarantena, è andato storto l'approccio prevalentemente ospedaliero adottato nella prima fase, è andato storto l'approccio terapeutico. 

Copiare il comunismo di Pechino è stato un errore fondamentale. Va detto, loro lo hanno anche scritto. Insomma, Volpi e Serravalle in "Coronavirus. No! Non è andato tutto bene" ci raccontano tanto altro ancora. Il librino merita di finire sul comodino e sotto l'ombrellone, magari da prestare al vicino sulla sdraio con la mascherina.