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L'ENCICLICA

Quanto contano le pressioni degli ecologisti

La presentazione dell'enciclica sulla "casa comune" è stata condizionata dalle forti pressioni di certo mondo ambientalista, con alcune contraddizioni tra dichiarazioni di principio e indicazioni. La vera novità: l'introduzione del concetto di sviluppo sostenibile.

Creato 16_06_2015
Jonh Schellnuber

Qualsiasi sia il giudizio che se ne vuole dare è certo che l’enciclica “Laudato si’” ha fatto registrare un record assoluto – oltre a quello della lunghezza di un’enciclica -: il numero di commenti sul contenuto prima ancora che fosse pubblicata. Sono settimane infatti che da parte di collaboratori – presunti o reali – del Papa si leggono anticipazioni sui contenuti che poi scatenano decine, centinaia di reazioni in un dibattito senza fine. Secondo uno schema ormai ben collaudato con i rapporti internazionali sui cambiamenti climatici si prepara per settimane l’uscita di un documento che – si dice – sarà a seconda delle circostanze sconvolgente, eccezionale, senza precedenti, destinato a cambiare per sempre la prospettiva. E così via fino al gran finale con la presentazione ufficiale del documento che ormai tutto il mondo aspetta pur conoscendone le conclusioni.

Così è stato fatto con l’enciclica “ecologica”, con un crescendo di anticipazioni e interventi che doveva sfociare nella presentazione prevista per giovedì 18 giugno alle ore 11. Per rendere ancora più forte l’effetto stavolta era stato anche annunciato che il testo sarebbe stato consegnato ai giornalisti solo due ore prima, così da rendere praticamente impossibile rifletterci sopra e ridurre la conferenza stampa alle dichiarazioni di coloro chiamati a presentare l’enciclica.

Senonché la “bomba” è esplosa in anticipo quando L’Espresso ha messo online l’intero testo dell’enciclica rovinando l’effetto preparato. Padre Federico Lombardi ha poi dichiarato essere quella dell’Espresso soltanto una bozza non definitiva ma altre fonti indicano che se qualche correzione successiva c’è stata non inficia l’impianto e i concetti fondamentali del testo ormai pubblico. Peraltro lo “scherzetto” era stato preceduto da un piccolo “giallo” rivelato da “Il Giorno”: nei giorni scorsi papa Francesco aveva fatto bloccare le rotative della Libreria Editrice Vaticana che avevano già iniziato a stampare l’enciclica, per apportare alcune correzioni. Risultato: centinaia di copie distrutte (non proprio un bell’esempio ecologico) e nuova stampa. Da padre Lombardi nessuna conferma o smentita, ma l’episodio sarebbe solo l’ennesima conferma di quanto sia stato sofferto questo testo, sottoposto a innumerevoli revisioni, limature, aggiustamenti vari.

Sicuramente in questi mesi sono state forti le pressioni, soprattutto da parte di circoli ambientalisti e teorici del riscaldamento globale antropogenico (causato dall’uomo) che contano sul Papa e sulla Chiesa cattolica per dare una spinta decisiva agli accordi internazionali sul clima che sono al palo ormai da 18 anni. Si possono spiegare così alcune contraddizioni evidenti, incluso un cambiamento di accento del Papa. Ricordiamo infatti che nella conferenza stampa di ritorno dalla Corea (18 agosto 2014) a una domanda sull’enciclica in gestazione rispondeva: «Ma adesso è un problema non facile, perché sulla custodia del creato, l’ecologia, anche l’ecologia umana, si può parlare con una certa sicurezza fino ad un certo punto. Poi, vengono le ipotesi scientifiche, alcune abbastanza sicure, altre no. E un’Enciclica così, che dev’essere magisteriale, deve andare avanti soltanto sulle sicurezze, sulle cose che sono sicure. Perché, se il Papa dice che il centro dell’universo è la Terra e non il Sole, sbaglia, perché dice una cosa che dev’essere scientifica, e così non va. Così succede adesso. Dobbiamo fare adesso lo studio, numero per numero, e credo che diventerà più piccola. Ma, andare all’essenziale e a quello che si può affermare con sicurezza. Si può dire in nota, a piè di pagina, "su questo c’è questa ipotesi, questa, questa…", dirlo come informazione, ma non nel corpo di un’Enciclica, che è dottrinale e deve essere sicura».

Messaggio chiaro: non si sposano tesi scientifiche. E invece, malgrado nell’enciclica si dica da qualche parte che non spetta alla Chiesa dire l’ultima parola sulla scienza, tutta la prima parte è fondata su tesi scientifiche del tipo eco-catastrofista tutt’altro che sicure – si noterà anche che non ci sono note in cui si spiegano le diverse posizioni -, ponendo peraltro le basi di un ritorno al “caso Galileo” come già avevamo anticipato (clicca qui).

Ma appunto le pressioni sono state così forti che i circoli vaticani più ecologisti hanno in questi mesi proposto all’opinione pubblica personaggi-guida quantomeno discutibili. Così, mentre nell’enciclica il Papa condanna chiaramente quanti pensano di risolvere i problemi ambientali eliminando i poveri con il controllo delle nascite e con la diffusione dell’aborto, eccoti come relatore a tutti i principali convegni vaticani un personaggio come Jeffrey Sachs, fanatico teorico del controllo delle nascite. Ma non basta: alla conferenza stampa di presentazione dell’enciclica, giovedì 18, è previsto come relatore John Schellnhuber, fondatore e direttore del Postdam Institute for Climate Impact Research. Consigliere della cancelliera Angela Merkel, Schellnhuber ha tempo dichiarato, parlando di riscaldamento globale, che «è un trionfo per la scienza perché almeno abbia potuto definire qualcosa di importante, ovvero che l’equilibrio del pianeta richiede una popolazione di meno di un miliardo di persone» (clicca qui). Come questo si concili con quanto affermato nell’enciclica è tutto da spiegare.

In ogni caso nella Laudato si’ c’è un elemento di novità che si pone in chiara discontinuità con il Magistero precedente, ovvero l’introduzione del concetto di “sviluppo sostenibile”, che di fatto rimpiazza quello di “sviluppo umano integrale” che era ad esempio al cuore della Caritas in Veritate di Benedetto XVI. In realtà all’inizio dell’enciclica per due volte si parla di «sviluppo umano, sostenibile e integrale», ma poi nel prosieguo resta solo la sostenibilità. Un cambiamento non da poco, come abbiamo già scritto recentemente, una ridefinizione antropologica che pone maggiormente l’accento sugli ecosistemi e sull’equilibrio del pianeta in generale, piuttosto che sulla centralità della persona. 

C’è infine una curiosità da notare, ovvero la strana assenza di riferimenti al monachesimo benedettino quale modello di rapporto vero con la natura, capace di rendere più umano e a misura d’uomo l’ambiente nel quale si collocava. Solo un cenno di sfuggita per ricordare la rivoluzione della «introduzione del lavoro manuale intriso di senso spirituale». Eppure nella tradizione cristiana non c’è un esempio concreto più luminoso di custodia e coltivazione del Creato, di collaborazione all’opera creatrice di Dio, che nasceva non da un progetto sull’ambiente ma dal semplice “cercare Dio” in ogni istante della vita, come ricordò papa Benedetto XVI. Una posizione di cui si sente una certa mancanza oggi.