Quando la "carità cattolica" tradisce la Chiesa
Dal Vaticano un deciso giro di vite nei confronti delle organizzazioni caritative che si dicono cattoliche ma che, con le parole o con i fatti, contribuiscono alle violazioni dei principi non negoziabili in tema di vita e famiglia.
-Il Papa ribadisce il no a tecnocrazia e gender di M. Introvigne
Con il motu proprio dell’11 novembre 2012 «Intima Ecclesiae natura» sul servizio della carità, come La Nuova Bussola Quotidiana aveva segnalato, Benedetto XVI aveva chiesto un vero e proprio giro di vite nei confronti delle organizzazioni caritative che si dicono cattoliche ma che, con le parole o con i fatti, contribuiscono alle violazioni dei principi non negoziabili in tema di vita e famiglia.
Dal motu proprio si dovrebbe ora passare alla fase operativa, con la Plenaria del Pontificio Consiglio «Cor Unum» – che coordina gli interventi caritativi della Chiesa in tutto il mondo – in corso in Vaticano.
Che si voglia fare sul serio emerge dall’intervento di apertura del cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio, ripreso anche da «L’Osservatore Romano» del 18 gennaio. Un intervento, invero, durissimo.
C’è, afferma il cardinale, un’«etica laicista», «pensata da certi organismi internazionali», che è stata imposta «con la violenza a culture e a popoli del mondo intero attraverso meccanismi politici, giuridici e culturali complessi», diffondendo «una visione negativa e distruttiva dell’uomo e della donna».
Il metodo – già denunciato da Benedetto XVI nel corso dei suoi viaggi in Africa – consiste nel ricattare i Paesi poveri, cui si dice che riceveranno aiuti economici dai grandi organismi internazionali solo se si apriranno alla diffusione indiscriminata della contraccezione, all’aborto e al riconoscimento delle unioni omosessuali.
Si vuole imporre con il ricatto degli aiuti, ha detto il porporato, un modello ideologico, «quello legato alla mentalità contraccettiva occidentale e al disprezzo dell’uomo e della donna creati a immagine di Dio, che trovano oggi spazio in forme normative mondiali tipo quelle che si ritrovano nell’ideologia del gender di cui tanto si parla».
Non bisogna stancarsi di denunciare come una forma di violenza l’imposizione ai Paesi poveri «di norme politiche e culturali che trasmettono ideologie e un laicismo aggressivi, intolleranti e distruttivi di culture e soprattutto della fede», e che attentano «culturalmente, politicamente e giuridicamente all’identità costitutiva dell’uomo e della donna come persone, alla loro identità sponsale e alla loro meravigliosa complementarietà nell’amore».
A questo autentico complotto di tante organizzazioni internazionali sarebbe possibile resistere se, almeno, le organizzazioni cattoliche fossero unite nel denunciarlo, e si astenessero da ogni inaccettabile collaborazione.
Purtroppo, come già il Papa aveva rilevato con tristezza nel motu proprio dello scorso novembre, non è così. Amaramente, il cardinale Sarah ripropone «la constatazione che alcuni membri della Chiesa che lavorano nel campo della carità si sono lasciati sedurre e inquadrare dall’etica puramente laica delle agenzie d’aiuto della governance mondiale, sino a fare dei partenariati incondizionati e adottare gli stessi obiettivi di destrutturazione antropologica, gli stessi linguaggi e gli stessi slogan».
Si tratta di un’accusa gravissima. Ci sono organismi cattolici che lavorano alla «destrutturazione antropologica», a quella autentica distruzione dell’uomo denunciata dal Papa nel suo discorso alla Curia Romana dello scorso 21 dicembre come la più grave minaccia per la Chiesa e all’umanità.
Ma il Magistero non è ascoltato, e così queste organizzazioni cattoliche perdono insieme la fede e la capacità di operare per il vero bene comune.
«La storia dell’Occidente – ha affermato il cardinale – ha sufficientemente provato il legame tra infedeltà al Magistero e perdita della fede». Denunciando il rischio – che ormai è più di un rischio – di una secolarizzazione delle organizzazioni caritative cattoliche, il porporato ha aggiunto che il discernimento «che noi cristiani siamo tenuti a fare alla luce del Vangelo consiste da una parte nel renderci capaci di aprire gli occhi e l’intelligenza sulle realtà inconfutabili e negative del nostro tempo, e dall’altra di mantenere lo sguardo fisso su cosa comporta il mistero della presenza di Dio».
La gravità della situazione non può essere sottovalutata. Oggi nel mondo c’è «chi vuole la morte dell’uomo per distruggere il disegno meraviglioso di Dio». E non si tratta di posizioni meramente filosofiche. Si utilizzano tutti i mezzi per «mondializzare nel modo più rapido possibile» una «cultura di morte». Si spaccia per aiuto alle donne «l’imposizione di politiche contraccettive e abortive».
Questa «situazione inaccettabile» passa per il mito secondo cui le grandi organizzazioni internazionali hanno sempre ragione, e la loro «governance mondiale» è sempre benefica e comunque inevitabile. E purtroppo «in gradi diversi alcune istituzioni cattoliche si sono lasciate coinvolgere dall’etica della governance mondiale, impastandola con il Vangelo e con la dottrina sociale. Hanno anche utilizzato quel caratteristico linguaggio ambiguo, si sono allineate alle sue condizioni di sostegno finanziario».
Qualche volta hanno anche fatto buoni affari. Ma questa non può essere la logica dei cattolici. È ora di cambiare, cioè di convertirsi. «La grazia della conversione ci fa uscire da questo quadro e ci fa ripartire in Cristo. La vocazione profetica del cristiano lo chiama a rendere testimonianza al Cristo e ai valori evangelici». «La carità non è una specializzazione nella Chiesa. È la vita del corpo nella sua interezza, è un appello universale a vivere la nostra fede e ad aiutare l’umanità a crescere, grazie al Vangelo».
-Il Papa ribadisce il no a tecnocrazia e gender di M. Introvigne