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TELEVISIONE

Quando mamma RAI detta legge alle librerie

Il "marketing" impone telecuoche
e comici. E così scompare la vera libertà politicamente scorretta.

Attualità 10_01_2011
fabio Fazio


Non ditelo a don Gallo, prete tignoso. Che sabato scorso, a Fabio Fazio, in prime time, a Che tempo che fa, confidava l’abitudine a «sentirsi censurato». Così. Presentando il suo ultimo libro nel programma di cultura mainstream della terza rete, coautore Loris Mazzetti, il dirigente RAI responsabile del programma (però no, non si osi, non si parli di autopromozione).

La notizia comunque  è la seguente: la tv detta legge alla libreria. E si sapeva, si obietterà, ma l’ultima top ten è indicativa: trovi le telecuoche, le comiche, i comici. Un bestselerrista straniero. Anchorman non di primo pelo. E infine sì, un paio di scrittori, che però, torniamo al punto di partenza, nell’appuntamento più prevedibile lanciano sempre – sempre loro –  opere e romanzi nel salotto buono della tv.

Sicché, di fronte a tanta classifica, a più di un commentatore il dubbio è venuto: va bene il timore di apparire moralisti; va bene che la nuova onda epica e italiana prevede il rischio del mercato; però la tv – e sì, nello specifico Che tempo che fa – non potrebbe rendere ai libri un servizio migliore?

Il re è nudo, la domanda intempestiva. Che servizio pubblico è il servizio che, d’accordo con le major, con le case editrici marketing oriented, resta prono, perennemente, alle esigenze di mercato? Qualcuno ricorda un ospite del programma vagamente eccentrico, eversivo al politically correct, non legato a doppio filo con una holding del libro, del cinema, dello spettacolo?

Manca Corrado.
Mantoni, quello del La Corrida. Che magari, ai più, dirà poco in veste d'icona dell’engagement televisivo-intellettuale. Lui però, a Domenica in, invitava Carmelo Bene e fratel Ettore. Due che di libertà se ne intendevano. Non li chiamavi per sentirti dire quello che potevi immaginare in anticipo.