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IL CASO

Quando i gay diventano eterofobi e intolleranti

Licenziata dagli organizzatori di un festival gay perché eterosessuale, cacciato perché critica un progetto di un’organizzazione transessuale pur essendo lui stesso un trans, messo fuori da un  hotel perché criticano i matrimoni gay. Episodi di intolleranza omo-sessista accaduti in Australia.

Esteri 26_09_2016
Quando i gay sono intolleranti

Licenziata perché eterosessuale. É accaduto in Australia. Ogni anno ad Adelaide si organizza un festival omonimo che – come si legge sul sito ufficiale – «celebra le diversità sessuali e di genere». Una mega festa gay, tanto per intenderci. Cassandra Liebeknecht, responsabile del Festival nonché eterosessuale dichiarata, è finita sotto inchiesta per condotta non professionale.

La Liebeknecht ha replicato che le accuse sono false e che invece è lei ad essere la vittima tanto che i colleghi le avevano affibbiato come nomignolo, quella di “allevatrice”, termine dispregiativo in uso in una parte del mondo gay per indicare le donne eterosessuali, che appunto amano mettere al mondo i figli senza far ricorso alla fecondazione eterologa, strada obbligata per le coppie lesbiche. Morale della favola, la Liebeknecht è stata licenziata, non prima di aver ricevuto minacce del tipo «so dove i tuoi bambini vanno a scuola».

Secondo caso di discriminazione eterofoba sempre proveniente dalla terra dei canguri. Catherine McGregor capitano militare dell’Australian Air Force, transessuale, nonché finalista del premio Australiano dell’anno, è stata/o cacciata/o dall’organizzazione Kaleidoscope, associazione che si batte per le rivendicazioni dei gay. Il motivo dell’ostracismo? McGregor aveva osato criticare il progetto “Scuole sicure” che con il pretesto di combattere le discriminazioni sessuali invece – a suo dire – porta «i giovani trans in un vicolo cieco». Programma che il capitano ha bollato poi come «trotskista». Poco importa poi che McGregor fosse stato nominato inizialmente come ambasciatore di questa iniziativa. Al tradimento non c’è rimedio.

Ma non finisce qui. La scorsa settimana il Mercure Hotel di Sydney ha annullato un incontro di un gruppo cristiano organizzato per discutere sul referendum sul “matrimonio” gay. La pagina Facebook del Mercure è stata, infatti, bombardata da recensioni a una stella e da commenti che hanno lasciato il personale dell'hotel "scosso". Da qui la decisione di annullare la pacifica riunione. L’Australia non è nuova a questi attacchi contro chi è contrario all’omosessualità, ma non si mostra di certo bellicoso verso le persone omosessuali. La cantante lirica georgiana Tamar Iveri nel 2014 aveva usato su Facebook toni pesanti sul Gay Pride svoltosi a Tiblisi. La Iveri aveva poi chiarito che  quelle frasi erano state scritte dal marito, non da lei. La cantante doveva esibirsi all’Opera di Sidney nell’Otello. La direzione dell’Opera le diede il ben servito e la cancellò dal cartellone.

Infine, c’è il caso dell’arcidiocesi di Sidney che aveva pubblicato l’opuscolo "Non si scherza con il matrimonio" a difesa della famiglia e contro le unioni gay e para-matrimoni omosessuali. Sono partiti dai social media con riflesso pavloviano le critiche all’opuscolo giudicato «offensivo, insultante e umiliante» tanto che l’arcidiocesi è stata trascinata davanti alla Commissione anti-discriminazione.

Il giornalista Brendan O’Neill, a commento di queste vicende che discriminano le persone  eterosessuali, cita il romanzo di Anthony Burgess – autore di Arancia meccanicaA Wanting Seed in cui le autorità politiche vogliono diffondere l’omosessualità nella società e confinare gli eterosessuali, perché questi ultimi favorirebbero la sovrappopolazione. Le “allevatrici” e gli “allevatori” con i loro rapporti fecondi sono da mettere all’angolo, da destinare all’estinzione. E così lo stereotipo della discriminazione verso i gay si tramuta in una vera e propria discriminazione a danno di chi la pensa in modo diverso. E, come in ogni apparato ideologico, i veri nemici sono soprattutto i membri dell’apparato stesso che non sono in perfettamente in linea con i diktat che vengono dall’alto, che osano criticare, alzare sopracciglia e persino gridare che il re è nudo. 

Ecco perché mettere al bando la responsabile del Festival di Adelaide e la transessuale McGregor: perché se le censure al mondo gay vengono da loro non potranno essere sospetti di partigianeria da parte dei media, ma saranno testimoni assai attendibili. Da oggi ti tirano le pietre non se sei brutto, ma se sei etero.