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INTERNET

Quando i colossi del Web calpestano l'editoria

Due fronti aperti nel confronto fra l'Ue e i colossi di Internet. Uno è quello sull'elusione fiscale, che il governo britannico sta ora cercando di combattere introducendo la "Google Tax. L'altro è quello sui diritti d'autore (che gli "Over the top non pagano), dove Francia, Germania e Spagna stanno battendosi con nuove leggi. E l'Italia? 

Editoriali 07_12_2014
Over the top

E' notizia di due giorni fa e ha già suscitato reazioni prevedibili in tutt'Europa. Il governo britannico ha annunciato che dal primo aprile 2015 introdurrà la "Google tax",vale a dire una nuova imposta sulle società multinazionali che cercano di evitare di versare i contributi al fisco inglese.

Già alcuni mesi fa il Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne aveva annunciato una stretta sulle multinazionali, in particolare quelle del settore tecnologico, che utilizzano strutture societarie elaborate, al fine di evitare di pagare le tasse. La misura varata dal governo inglese si tradurrà in un prelievo del 25% sugli utili generati dalle società multinazionali con le attività intraprese nel Regno Unito, che dovrebbe portare 1,6 miliardi di euro nei prossimi cinque anni nelle casse del fisco inglese. Attualmente le multinazionali come Google o Amazon spostano il fatturato delle controllate in Paesi con tassazione più conveniente o, dopo due passaggi, in Paesi off-shore.

L'economia digitale è dunque gestita da colossi della Rete che, pur utilizzando e indicizzando i frutti della filiera tradizionale di produzione e distribuzione dei contenuti, anche audiovideo, fanno perno su lobbies e politici compiacenti e riescono ad ottenere vantaggi di mercato enormi. Le distorsioni al principio di libera concorrenza sono evidenti e finiscono per penalizzare gli editori tradizionali, che sostengono costi enormi per produrre giornali, opere creative audiovisive e di altro genere, e i giornalisti e tutti gli operatori del settore, che vedono progressivamente svalutato il loro lavoro. Sui cosiddetti Over the top (Ott) si sono registrate numerose prese di posizione negli ultimi mesi, anche in considerazione del fatto che la crisi economica e la crescente percezione di ingiustizia fiscale da parte dei cittadini stanno stimolando i governi nazionali e anche l'Unione europea a intervenire.

I due fronti aperti sono: la remunerazione del diritto d'autore sulle opere che i colossi della rete indicizzano, distribuiscono e sfruttano commercialmente come aggregatori di contenuti; il superamento di comportamenti elusivi dal punto di vista fiscale, legati alla tendenza di quei colossi a deviare i propri introiti in luoghi più favorevoli, in Irlanda o in altri paradisi fiscali extraeuropei. Germania e Francia sono ormai alla contrapposizione frontale con le web company e hanno chiesto alla Commissione europea una consultazione sugli Over the top. La Francia ha anche deciso una sorta di versamento di un balzello (una tantum) da parte di Google al sistema editoriale, al fine di remunerare il diritto d'autore sulle opere creative che indicizza. Più sistematico, invece, il versamento del diritto d'autore introdotto in Spagna, dove dal primo gennaio i motori di ricerca saranno obbligati a remunerare le opere creative, anche di natura giornalistica, e perfino le citazioni. Inoltre, a fine novembre, il Parlamento europeo ha votato a larga maggioranza (375 voti favorevoli contro 175 contrari e 56 astenuti) una risoluzione sul rafforzamento dei diritti dei consumatori nel mercato digitale, che prevede lo spacchettamento di Google, cioè la separazione del motore di ricerca dagli altri servizi offerti dal colosso di Mountain View e dalla vendita di spazi pubblicitari.

E l'Italia che fa? Durante il governo Letta, il presidente della commissione bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd) aveva proposto e fatto approvare un provvedimento del genere "web tax", che è poi stato cancellato dal governo Renzi, come primo atto ufficiale all'indomani del suo insediamento. Sembra dunque improbabile che il premier torni sui suoi passi e riconsideri l'ipotesi di introdurre obblighi per i colossi della Rete. Ha già dichiarato, infatti, che questo tema non è tra le priorità dell'agenda di governo e che dovrà essere affrontato in sede europea. Palazzo Chigi reputa dunque non adeguato lo strumento legislativo nazionale per disciplinare una materia del genere. Eppure l'esecutivo sta perdendo una ghiotta occasione come quella del semestre di presidenza europea, ormai agli sgoccioli, per tentare di farsi promotore di una riflessione allargata, in Italia e in Europa, sullo status giuridico degli Over the top, sulla loro regolamentazione fiscale e sulla redistribuzione degli utili nella filiera di produzione e fruizione di prodotti editoriali, vera frontiera tra la democrazia dell'informazione e l'anarchia nel godimento dei diritti in Rete.