Prove di religione civile: oscurata la chiesa del cimitero
Il sindaco di Pieve di Cento (BO) amplia il cimitero e installa dei teli nella cappella che nascondono, all'occorrenza, i segni della fede. Il paese insorge e il parroco, pur non condividendo, allarga le braccia: "Il Comune deve andare incontro alle minoranze". L'ateismo era più rispettoso, ora cede il passo all'indifferentismo religioso, una nuova religione civile fatta di diktat assolutistici. E la Chiesa che non si ribella ai falsari del Pd si condanna all'irrilevanza.
La cappella del cimitero diventa un transformer che può passare da Chiesa a “aula laica”. Merito della lungimiranza (si fa per dire) del sindaco che per obbedire al diktat dell’indifferentismo religioso, ha deciso di apportare al luogo di culto del camposanto di Pieve di Cento, diocesi e provincia di Bologna, una “miglioria” di questo tipo: quando la cappella non servirà per celebrarvi la messa cattolica, allora potrà essere modificata con dei teli calati dall’alto per utilizzarla come sala del commiato per chi non si avvicina alla sepoltura cristiana.
Pieve è terra rossa, anzi un tempo si sarebbe detta rossissima, dato che è qui che l’11 maggio 1945 vennero trucidati dai partigiani i 7 fratelli Govoni, in un vile e tremendo attacco a guerra finita voluto per vendicare la morte dei 7 fratelli Cervi.
Ma probabilmente nemmeno il comunista “col chiodo” avrebbe mai osato profanare la casa di Dio. Atei, ma non blasfemi, almeno. Invece, quanto successo a Pieve mostra chiaramente come ci sia qualcosa di più perfido della lontananza da Dio. Ed è l’indifferentismo religioso, figlio anch’egli dell’ateismo, ma contaminato dal contemporaneo morbo relativista.
Ebbene. Nel numero di marzo del notiziario del comune di Pieve di Cento, il sindaco Sergio Maccagnani mette in mostra i “gioielli” del suo mandato amministrativo, siamo in periodo elettorale. E tra questi vi è anche il progetto da 1 milione e 300mila euro in project financing dell’ammodernamento ed ampiamento del cimitero urbano.
Tra i vari interventi di carattere urbanistico vi è un passaggio che non poteva non essere colto da molti cittadini come una vera e propria provocazione. E’ quello in cui il Comune illustra il progetto di schermatura della cappella. Dice così: “Per rispondere alla richiesta di poter utilizzare l’attuale cappella, oltre che per funzioni religiose cattoliche, anche per riti o cerimonie laiche o di altre religioni, il progetto prevede l’installazione di un sistema di oscuramento motorizzato con teli di tessuto sintetico, che appunto consentiranno, all’occorrenza, di coprire temporaneamente le immagini sacre e le tombe di famiglia situate alle pareti della cappella”.
Insomma, all’occorrenza la cappella sarà utilizzata come sala del commiato, luogo spoglio di qualunque riferimento religioso perché deve essere il più indifferente possibile. Un non luogo, in cui a sua volta celebrare ritualmente il non rito del funerale civile.
Ma anche un arbitrio: il fatto che la cappella sia di proprietà del Comune non autorizza certo il sindaco a utilizzarla per i suoi scopi. Ci sono leggi sulla conservazione dei beni di culto che vanno rispettate. Con questa logica migliaia di chiese nel mondo dovrebbero essere violentate per le bizze pre elettorali di un primo cittadino. C'è un misto di arroganza e ignoranza in questa vicenda paesana.
L’idea dell’oscuramento della croce e degli arredi sacri è diventata ben presto un caso politico. Ad esso si sono aggrappati i consiglieri di opposizione Stefania Ferioli e Roberto Gallerani, che hanno rimproverato al sindaco di ledere la fede cristiana e la sensibilità dei defunti. Anche il deputato di Forza Italia Galezzo Bignami è intervenuto accusando “i sinistrati di offendere i valori cristiani e ancor più la memoria dei nostri morti nascondendoli dietro delle “tende motorizzate” in un cimitero per non offendere le altre religioni”. E così anche la candidata sindaco della principale lista di opposizione al Pd, Cristina Tassinari che ha contestato la decisione del primo cittadino. E come sempre accade tra opposizione e maggioranza sono volati gli stracci. Il sindaco si è sentito così in dovere di replicare: “Il parroco è al corrente e poi ho l’ok del consiglio comunale che non ha ravvisato particolari lesioni della dignità dei fedeli o dei defunti”. Se lo dice il consiglio…
Ma davvero il parroco è al corrente e accetta di vedere altare, croce e statue di santi della cappella oscurati, seppure temporaneamente, per un rito alieno alla fede cattolica? “La polemica non serve a niente, chi fa polemica sbaglia, c’è da capire, piuttosto”, spiega alla Nuova BQ il prevosto della Collegiata don Angelo Lai.
Capire che cosa? Chiediamo. “Che il Comune deve tenere conto di tutte le forze che sono nel Paese, il motivo per cui ha fatto questo tipo di scelta è andare incontro alle minoranze”. Peccato che oggi la minoranza siano i cattolici...
Ma il don condivide? “No, non condivido, ma me ne faccio una ragione. Diciamo che così diventa una cappella polifunzionale. Ne ho parlato col sindaco, ma è chiaro che non si può pretendere che uno che non è credente faccia il funerale in un luogo cattolico”.
Fin qui, la vicenda politica, dichiarazioni del parroco comprese. Dalle quali però – oltre ai risvolti guareschiani - emerge un dato di fondo: siamo ormai in aperta scristianizzazione dei luoghi, dei ricordi, della terra. La cappella di un cimitero da sempre nasce e viene costruita perché in essa vi si celebri il rito funebre con pietà cristiana e le conseguenti messe di suffragio.
Rifiutare tutto questo è un diritto dell’uomo, ma non può essere un diritto di un’amministrazione utilizzare un luogo sacro che nasce per essere tale - non c’entra nulla la scusa della mancata consacrazione a cui allude il sindaco – per altri scopi che non siano quelli per il quale è stato costruito.
In molti cimiteri sono nate le sale del commiato, luoghi asettici e anonimi in cui vegliare per un attimo prima della sepoltura il caro estinto. Ma a Pieve di Cento hanno pensato che la sala del commiato equivalesse alla chiesa, dove da secoli si celebra il santo sacrificio dell’altare. Eppure una chiesa è una chiesa, resta tale anche se le si mette un telo davanti. Ecco perché quello che si celebrerà dentro sarà pur sempre una profanazione dato che la chiesa non smette di essere una chiesa per un telo che viene apposto davanti. È anche questo un riflesso della chiesa come luogo in cui espletare un servizio, la Messa, e non come luogo del trascendente in cui Dio ha il suo primato. Primato che il Comune dovrebbe comunque riconoscere, nella laicità del suo servizio.
Il fatto che l’ateismo abbia così prepotentemente virato verso l’indifferentismo religioso dovrebbe far riflettere tutti quei cattolici, ci corre l’obbligo di dirlo, falsi e falsari, che militano nelle file del Pd. Un partito che ormai fa della negazione e dell’ostilità della morale cristiana e adesso anche della pietas cristiana, un vessillo ideologico, una bandiera verso il baratro.
E’ la nuova religione civile delle democrazie sinistre. Una religione alternativa e contraria alla fede cristiana, che però esprime soltanto vuoto.
La falsa neutralità mostrata da questo sindaco è la prova che la religione civile che impone a un tempio di oscurarsi e di autocensurarsi sia ormai un nuovo diktat assolutista: metterlo in discussione significa essere tacciati di oscurantismo e di illiberalità.
Ed è con questa pavida acquiescenza che il parroco mostra la sua poca volontà nell’essere vero martire. Allargare le braccia e sospirare dicendo di non essere d’accordo, ma di non poter fare nulla equivale ad immergersi nell’indifferentismo religioso di cui si è comunque vittime e – come insegnava il vescovo Crepaldi proprio sabato scorso – traslare la verità in opinione e condannarsi all’insignificanza perenne.
Recentemente, proprio il parroco aveva tuonato contro la parodia di un crocifisso molto venerato a Pieve portato in sfilata nel corso dei carri mascherati del Carnevale. Una parodia blasfema, aveva giustamente tuonato pubblicamente. L'oscuramento di una croce e di un altare non sono profanazioni sufficienti per intervenire?
Stat crux dum volvitur orbis, "la Croce resta salda mentre il mondo gira", recita il motto dei Certosini. Oggi, quella croce viene velata da un telo sintetico. Nascosta con l’assenso della Chiesa perché non dia fastidio.