Propaganda gay Il bavaglio alla Russia
La Cedu condanna la Russia per la vicenda degli attivisti che fecero propaganda gay davanti a una scuola. La tesi? Minata la libertà di espressione. Ma dietro la sentenza ci sono le solite motivazioni ideologiche. Ancora una volta la sovranità nazionale va a farsi benedire e la Cedu entra a gamba tesa in ambiti nazionali. Non è questa violazione della libertà di un popolo di autodeterminarsi?
In Russia tre attivisti gay tra il 2009 e il 2012 avevano inscenato alcune proteste contro una serie di atti legislativi che vietano la propaganda dei “rapporti sessuali non tradizionali tra i minori […] creando un'immagine distorta in merito all’equivalenza sociale tra relazioni sessuali tradizionali e non tradizionali”. Una disciplina normativa che non solo non vieta l’omosessualità, ma nemmeno la promozione dell’omosessualità, bensì che si limita soltanto a tutelare i minori dalla propaganda gay.
I tre avevano protestato all’uscita di una scuola secondaria, davanti ad una biblioteca per bambini ed ad un edificio che ospitava uffici amministrativi. Gli attivisti furono processati e condannati con una sanzione pecuniaria. Contro tale condanna fecero ricorso interno e poi, avendo perso in tutti i gradi di giudizio, si appellarono alla Corte europea dei diritti umani che da un po’ di anni assomiglia sempre più alla Corte europea dei diritti disumani viste le sue sentenze a favore di aborto, fecondazione artificiale e “nozze” gay. La Corte ieri ha dato ragione ai tre ed ha condannato la Russia a risarcire il gruppetto per aver violato l’art. 10 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo che tutela la libertà di espressione e l’art. 14 che vieta atti di discriminazione (sentenza Bayev e a. V. Russia n. 67667/09, 44092/12 e 56717/12). Il Ministero di Giustizia farà ricorso in appello.
Chiamata alla sbarra è dunque una serie di normative a tutela dei minori. In particolare una legge del 2013 in cui – come appuntavamo qualche anno fa da queste stesse colonne - si vietano “azioni pubbliche mirate a promuovere la sodomia, il lesbismo, la bisessualità e il transgender tra i minori”. Il divieto non riguarda i singoli, ma gli enti, come le scuole, le associazioni, le fondazioni, etc. Messe al bando dunque le lezioni scolastiche alternative pro-gay, il volantinaggio da parte di associazioni omosessuali davanti alle scuole, le pubblicità in cui due uomini si baciano trasmesse in televisione durante la fascia protetta, ed altro ancora, sempre che il loro contenuto possa essere visto, ascoltato o letto da dei bambini.
La Corte, si legge nel comunicato stampa rilasciato dalla CEDU, “ha rilevato in particolare che, sebbene le leggi in questione riguardassero principalmente la tutela dei minori, i limiti di tali leggi non sono stati chiaramente definiti e la loro applicazione è stata arbitraria. Inoltre, lo scopo stesso delle leggi e le modalità in cui le stesse sono state formulate e applicate nel caso dei ricorrenti è stato discriminatorio e, più in generale, non hanno alcun legittimo interesse pubblico. Infatti, adottando tali leggi le autorità hanno rafforzato lo stigma e i pregiudizi, ed hanno incoraggiato l'omofobia, atteggiamento incompatibile con i valori di una società democratica”.
Più in particolare la Corte in merito al vulnus recato alla libertà di espressione ha affermato che “il governo [russo] non ha dimostrato come la libertà di espressione sulle questioni LGBT avrebbe svalutato o influirebbe negativamente sulle ‘famiglie tradizionali’ o avrebbe compromesso il loro futuro”. In merito al fatto che il governo ha evidenziato una netta contrarietà della popolazione russa nei confronti dell’omosessualità, i giudici hanno risposto che “la Corte ha costantemente rifiutato di appoggiare politiche e decisioni che incarnano una presa di posizione di una maggioranza eterosessuale a danno di una minoranza omosessuale”.
In breve si chiama in causa la democrazia solo quando fa comodo, altrimenti ci si appella al concetto di “minoranza sociale” da tutelare. Ed infatti ecco che dopo due righe il comunicato in modo contraddittorio ricorda che “esiste un chiaro consenso europeo sul riconoscimento del diritto dei cittadini di identificarsi apertamente come gay, lesbica o qualsiasi altra minoranza sessuale e per promuovere i propri diritti e le proprie libertà”. Dunque il consenso unanime del popolo russo è carta straccia, mentre quello europeo – più dei giudici e dei legislatori a dire il vero – è sacro. Ma la legislazione oggetto di critiche da parte della Cedu riguarda i russi, non gli olandesi o gli spagnoli.
La difesa del governo russo si era incardinata principalmente sulla tutela della salute psichica dei bambini. Risposta da Strasburgo: “Per quanto riguarda i rischi per la salute pubblica, la diffusione delle conoscenze sulle questioni sessuali e attinenti all’identità di genere e la sensibilizzazione sui rischi associati nonché sui metodi di protezione, sarebbe una parte indispensabile di una campagna di prevenzione delle malattie e di una politica sanitaria pubblica”. Il ragionamento dei giudici è il seguente: il sesso omosessuale è rischioso per la salute e dunque occorre far formazione in tal senso. Ma affermare ciò significa aver già prima accettato l’idea che è bene che i bambini conoscano e apprezzino cosa sia l’omosessualità.
I giudici poi hanno aggiunto che in merito alla propaganda gay e “per quanto riguarda il rischio che i minori vengano ‘convertiti’ all'omosessualità, la Corte ha constatato che il governo non è stato in grado di fornire alcuna spiegazione sul meccanismo attraverso cui un minore potrebbe essere attratto verso uno ‘uno stile di vita omosessuale’, per non parlare delle prove scientifiche che l'orientamento sessuale o l'identità sessuale siano suscettibili di cambiare sotto gli influssi esterni”. Quindi per la Cedu bisogna provare che parlare a favore dell’omosessualità non possa influenzare un uditorio composto da menti semplici e immacolate. Ma se così fosse perché gli attivisti gay vogliono fare propaganda anche nei confronti dei bambini? E perché poi tutelare la loro libertà di espressione? Inoltre la Cedu sposa in modo acritico l’ipotesi che l’omosessualità e la transessualità siano dati genetici-innati.
In merito ai tre attivisti poi i giudici si spingono a dire che le loro attività di protesta davanti a luoghi frequentati dai bambini ha fatto loro solo bene: “I minori che hanno assistito alla campagna dei candidati sono stati esposti a idee di diversità, uguaglianza e tolleranza: l'accettazione di tali opinioni potrebbe solo favorire la coesione sociale”. Siamo alle solite: se il governo sposa un certo orientamento morale a favore dei rapporti secondo natura, tale scelta è discriminatoria, se invece si pubblicizza la sodomia si sparge sulla società un profumo di uguaglianza e tolleranza.
Relativamente al divieto di atti di discriminazione “le differenze basate esclusivamente su considerazioni di orientamento sessuale sono inaccettabili dalla Convenzione europea” hanno sentenziato i giudici.
Interessante il commento sulla sentenza della garante per i Diritti Umani in Russia, Tatiana Moskalkova: “C'è differenza fra esprimere un'opinione e fare propaganda. Sono due categorie diverse che usano diversi strumenti". Quindi non esiste in Russia un divieto di esprimere un’opinione a favore dell’omosessualità, ma è vietato organizzarsi per convertire al credo omosessualista i bambini. Il capo della commissione Affari Esteri della Duma, Leonid Slutzky ha infatti dichiarato che la Russia è "contraria all'imposizione di valori familiari alieni e non permetterà che le menti dei giovani vengano corrotte". L’affermazione è importante perché ogni governo è chiamato a prendere una posizione sull’omosessualità, cioè se concorre al bene comune o lo danneggia. In quest’ultimo caso può essere tollerata, ma mai può essere promossa, incoraggiata. La Russia ha fatto la sua scelta: che gli adulti facciano quello che vogliono, ma, dato che lo Stato giudica negativamente le condotte omosessuali, almeno i bambini siano risparmiati da questa propaganda.
Ed infine per chiudere una considerazione di diritto internazionale: ancora una volta la sovranità nazionale va a farsi benedire e la Cedu entra a gamba tesa in ambiti che dovrebbe essere lasciati alla piena discrezionalità di ogni singola nazione. Non è questa violazione della libertà di un popolo di autodeterminarsi?