Primo: liberare subito medici e infermieri sospesi
L'agenda del governo è fitta di urgenze e di "prime cose da fare", ma per dimostrare di voler voltare pagina con la sciagurata stagione pandemista di Speranza, c'è un solo atto di giustizia riparativa da fare: cancellare subito l'obbligo di vaccino per i sanitari ancora sospesi e non lasciare che scada naturalmente il 31 dicembre. Lo chiede alla FNOMCeO anche l'Associazione medici cattolici, che alla Bussola dice: «C'è bisogno di loro: fateli rientrare subito in servizio».
Con la fiducia di questa sera alla Camera e quella di mercoledì al Senato, il Governo di Giorgia Meloni entrerà completamente nel pieno delle sue funzioni e potrà così occuparsi dei temi più urgenti: ci sono le bollette, c’è la Flat Tax promessa, c’è la complessa situazione in politica estera con la guerra in Europa portata dalla Russia.
C’è dunque l’imbarazzo della scelta, a voler scegliere un punto prioritario sul quale innestare la prima marcia, è vero. Ma c’è un punto che il governo deve affrontare subito, ora e come primo provvedimento perché rappresenterebbe anche simbolicamente un segnale di discontinuità con la stagione politica che la Meloni ha promesso di lasciare alle spalle e contemporaneamente un atto di giustizia riparativa: liberare i medici e i sanitari ancora ostaggio della politica emergenziale pandemista e sospesi da un anno dal loro lavoro e dal loro stipendio.
Dall’ultima rilevazione di agosto, secondo i dati della Federazione degli ordini dei medici, si tratta di 4000 medici, un dato che il presidente Filippo Anelli utilizza per marginalizzarlo come una infima percentuale rispetto agli oltre 480mila camici bianchi operanti nel Paese e regolarmente e diligentemente trivaccinati. Pochi o tanti che siano, assieme ad altrettanti operatori delle professioni sanitarie, si tratta di persone che subiscono da un anno una discriminazione sul proprio posto di lavoro.
A farsi portavoce di questa richiesta è anche il presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI) Filippo Maria Boscia, che ha riferito di aver inoltrato una richiesta specifica ad Anelli: «Ormai, siamo alla quarta vaccinazione, è il caso di dire che tutto è compiuto - ha spiegato -. Io credo che il problema sia esaurito, pertanto abbiamo chiesto alla FNOMCeO di farsi portavoce presso il governo e il ministero della Salute affinché si riveda quanto prima la situazione della sospensione dei medici».
Attualmente lo stop ai camici bianchi non vaccinati è ancora fissato al 31 dicembre prossimo, data in cui scadrà l’obbligo di vaccinazione di medici e sanitari previsto dal DL 24/03/2022 n. 24. Obbligo che non verrà prorogato, anche se su questo si attende una parola definitiva dal nuovo ministro della Salute Orazio Schillaci (in foto col suo predecessore Speranza), sul quale si sono già concentrati alcuni “pregiudizi” viste alcune sue dichiarazioni pro green pass in ambito universitario di un anno fa. Ma le dichiarazioni del passato possono essere un indicatore, contano poco. Quello che conta sono gli atti ed è da questi che il successore di Speranza sarà giudicato.
Infatti il Governo potrebbe lasciar correre ed arrivare così a San Silvestro col provvedimento scaduto. Nessuno se ne avrebbe a male. Col turno di mezzanotte dell'1 gennaio 2023, i medici sospesi potrebbero finalmente rientrare in servizio.
Ma l’esecutivo, se volesse davvero dare un segnale di svolta e pacificare quel che resta delle discriminazioni lasciateci in eredità dal Conte II e da Draghi, potrebbe anche decidere di anticipare la scadenza dell’obbligo. Accorcerebbe l'ingiusta discriminazione che stanno subendo da un anno e darebbe un chiaro segnale di cambiamento. Da qui la richiesta di Boscia ad Anelli.
«La Federazione ha affermato essere un organo intermedio tra lo Stato e i cittadini e quindi ha dovuto adempiere ad un obbligo di legge, ma è pur vero che, grazie ad una revisione dei dati epidemiologici, credo che debba sbloccarsi questa situazione, anche perché, non dimentichiamo, molti reparti ospedalieri sono in evidente difficoltà da carenza di personale».
Boscia non è certo un no vax. Nel corso di questi due anni, l’AMCI ha aderito a tutte le campagne vaccinali e condiviso ogni aspetto della politica sanitaria pandemista, ma dopo il convegno tenuto a Bari 20 giorni fa, ha deciso di rivedere la materia degli obblighi e delle posizioni deontologiche: da qui la richiesta di un appello al governo da far portare avanti ad Anelli. «Alla luce della situazione attuale – prosegue Boscia alla Bussola – è necessario che si riscriva il comportamento deontologico e quindi che possano rientrare in servizio subito senza aspettare la scadenza della fine dell'anno».
Certo, un passaggio formale ci vorrà, bisognerà rivedere la legge, ma quel che conta è la volontà politica: «Lasciamo che il ministro si insedi, ma è chiaro che un rientro dei medici dovrà passare per una revisione normativa».
Un concetto condiviso anche dal neo senatore leghista Claudio Borghi, da sempre contrario nella legislatura scorsa alle misure coercitive e divisive alle quali abbiamo assistito: «Alla prima occasione porrò la questione del reintegro immediato dei sanitari», ha confidato alla Bussola.
Liberare i medici, dunque, lungi dall’essere un pericoloso condono o un rischio epidemiologico - ormai abbiamo visto l’inutilità del vaccino nel fermare la trasmissione del virus - potrebbe essere un piccolo atto per il governo, ma un grande messaggio di svolta per tutta la nazione e di ristabilimento delle libertà fondamentali.