Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Francesco Saverio a cura di Ermes Dovico
ELECTION DAY

Prime vittorie pro-vita nei referendum americani

Ascolta la versione audio dell'articolo

Non solo presidenziali: nell'election day del 5 novembre si è votato anche per numerosi referendum. In dieci Stati si doveva decidere sull'aborto e la causa pro-life, dopo una serie di sconfitte, ha finalmente ottenuto le prime tre vittorie.

Vita e bioetica 07_11_2024
Arizona, coda in un seggio (La Presse)

Il diritto all'aborto è stato messo ai voti in 10 Stati degli Stati Uniti nelle elezioni di martedì 5 novembre che hanno visto il popolo americano assegnare una indubitabile vittoria di Trump e dei Repubblicani sia al Senato che al Congresso. Tre vittorie e sette sconfitte per i pro life, segnano il possibile inizio della ripresa di iniziativa e successi per un movimento che, a seguito della sentenza Dobbs del 2022, aveva subito solo cocenti insuccessi (Ohio, California, Kansas, Kentucky, Michigan e Vermont) nella difesa della vita del concepito.

La candidata presidenziale del Partito Democraticola vicepresidente Kamala Harris, aveva cercato di costruire il suo sostegno sull’unico tema centrale dell’aborto libero e sino alla nascita, promuovendo allo stesso tempo ciascun referendum di modifica costituzionale dei singoli Stati che favorisse il diritto all’omicidio dell’innocente.  I rappresentanti del Partito Repubblicano, guidato dall'ex presidente Donald Trump, si è opposto a tali misure statali, che dopo la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 2022 secondo cui l'accesso all'aborto non era un diritto costituzionale, sono state messe ai voti. I risultati sono stati, per certi versi, interessanti perché registrano per la prima volta le vittorie dei pro-life in 3 dei 10 Stati in cui si votava.

In Florida, la proposta degli abortisti è arrivata a poco meno del 60% richiesto per essere approvata e avrebbe modificato la costituzione dello Stato per garantire il diritto all'aborto sino alla nascita, dopo che a maggio scorso si è vietato l'aborto dopo la sesta settimana di gestazione. In questo caso è da registrarsi come l’impegno del governatore cattolico DeSantis e dello stesso Trump, che ha detto che avrebbe votato contro la misura elettorale, hanno consentito un risultato positivo per i pro life.  Anche gli elettori del Nebraska hanno dovuto esprimersi su due proposte elettorali opposte, mentre la prima che inseriva il diritto di accedere all'aborto alla costituzione dello Stato è stata bocciata, l’altra misura, invece approvata con il 55% contro il 45%, ha sancito l'attuale divieto all’omicidio dell’innocente sino alle 12 settimane, con le eccezioni per lo stupro, l’incesto e il reale e comprovato pericolo per la vita della madre.

Infine, in Sud Dakota, stato in cui l’aborto è attualmente vietato (tranne poche eccezioni), la proposta referendaria che avrebbe modificato la costituzione dello Stato per garantire il diritto all'aborto sempre e comunque, è stata bocciata. Proprio in questo Stato per la prima volta si è spesa a difesa della vita del concepito e per contrastare la campagna degli abortisti, una nuova organizzazione, la “Beyond Roe” il cui responsabile Brian Brown, a capo anche di NOM (National Organization for the Marriage) ha detto in esclusiva a La Bussola di come «le nuove strategie comunicative, social e la mobilitazione professionale dei pro life», abbia contribuito ai successi non solo in questo Stato ma anche in Nebraska e Florida. Sconfitte cocenti per i pro life invece in altri 7 Stati dove si votavano referendum e quesiti legislativi a favore dell’aborto libero e illimitato.

In Arizona, la proposta di modifica della costituzione dello Stato per garantire il diritto all'aborto fino alla vitalità fetale, generalmente considerata intorno alle 23 o 24 settimane è stata approvata (nello Stato sinora vigeva il divieto all’aborto dopo la 15a settimana di gravidanza); in Missouri, gli elettori hanno ribaltato il divieto di aborto dello Stato, sancendo il diritto alla libertà riproduttiva nella Costituzione dello Stato, due anni dopo che i parlamentari repubblicani avevano imposto un divieto dopo la Sentenza della Corte Suprema del 2022. In Nevada, la proposta di modifica costituzionale che garantisce il diritto all'aborto, la legge statale già lo consenta sino alla 24a settimana, è stata approvata e, per modificare la costituzione dovrà comunque essere confermata da un altro voto popolare nel 2026.

Gli elettori del Montana hanno approvato l’emendamento che include l'aborto nella costituzione dello Stato. L'emendamento non cambierà l'attuale legge sull'aborto in Montana: l'aborto è legale nello stato fino alla vitalità fetale, intorno alla 23a o 24a settimana di gravidanza, sostenuta da una sentenza del 1999 della Corte Suprema dello stato. In Colorado si è votato martedì per preservare l'accesso all'aborto nella Costituzione dello Stato e revocare un divieto di 40 anni fa di utilizzare denaro pubblico per pagare l’omicidio degli innocenti. L’emendamento 79, questo il nome attribuito alla proposta, è stato approvato con ben più del 60% dei voti.

Gli elettori di New York hanno approvato la Proposition 1, una misura che rende il diritto all'aborto parte della costituzione statale a qualunque età e senza alcun consenso da parte dei genitori di ragazze minorenni. Infine, anche in Maryland una proposta di emendamento costituzionale dello Stato che sancisce il diritto alla libertà riproduttiva è stata approvata, tale nuova norma proteggerà l'accesso all'aborto nello Stato e impedirà ai legislatori di negare o ridurre «direttamente o indirettamente» il diritto all'aborto «a meno che non sia giustificato da un interesse statale impellente».

Ottimo segnale invece viene dai cittadini di Florida, North Dakota e South Dakota che il giorno delle elezioni, hanno bocciato la liberalizzazione della marijuana, gli elettori del Massachusetts decisero contro una misura che mirava a legalizzare gli psichedelici ed invece le due misure che ne autorizzano l'uso medico in Nebraska hanno avuto successo. Il voto dei giorni scorsi, anche su queste questioni, potrebbe segnare l’inizio di una ripresa di serietà e moralità del paese e della democrazia USA.