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FUMETTO CULT

Prima di Asterix c'era l'indiano Umpah-pah

L'editore ReNoir, NonaArte, riscopre il predecessore di Asterix firmato dal duo Goscinny-Uderzo: l'indiano Umpah-pah. Inizialmente destinato a un pubblico statunitense, questo pellirosse nell'America francese divenne un cult europeo.

Cultura 03_05_2014
Umpah Pah

In più riprese il sottoscritto e Massimo Introvigne ci siamo occupati su La Nuova Bussola Quotidiana dei fumetti della scuola franco-belga di ispirazione cattolica che ha prodotto capolavori come Tintin, Jerry Spring, Don Bosco, e ha lanciato gli autori immortali di Asterix e i Puffi. Il grande cinema si è impadronito di Tintin, Asterix e i Puffi, con sequel che, nel caso di Asterix, hanno raggiunto le quattro puntate.

Asterix è per i francesi ormai una gloria nazionale, tanto da aver chiamato «Asterix» un loro satellite per le telecomunicazioni. Ogni nuovo volume di Asterix (e ormai sono decine) viene tradotto in quasi tutte le lingue del mondo e deve tutto, per forza di cose, ai suoi ormai leggendari autori, il disegnatore Albert Uderzo (l’unico ancora in vita) e lo sceneggiatore René Goscinny. I due si erano conosciuti nel 1950 e da allora il loro sodalizio non si era più sciolto. Nel 1951 avevano inventato un personaggio, l’indiano Umpah-pah, pensato per gli Stati Uniti (come Oompah-pah) ma che in quel mercato, già saturo, non aveva praticamente mai visto la luce. Ma nel 1958 il duo Goscinny-Uderzo entrò a far parte del team del settimanale belga Tintin e Umpah-pah divenne Oumpah-pah, trovando la sua maturità grafica definitiva. In pochissimo tempo il successo fu così travolgente che già nel 1959 vennero realizzati ben due dischi Lp (i famosi vinile a 33 giri) in cui le avventure del Nostro venivano narrate dalle voci dei maggiori attori francesi del tempo (tra i quali Jean Rochefort, noto da noi per film come Il marito della parrucchiera e L’uomo del treno), insomma audio-libri ante litteram, uno dei quali vinse addirittura il Gran Prix de l’Académie.

La trovata geniale di Goscinny fu di ambientarne le storie nel 1750, durante la colonizzazione francese del Nordamerica. Così, il pellerossa Umpah-pah ebbe come spalla l’azzimato marchese Hubert de la Pâte Feuilletée (che sarebbe la pastasfoglia), poi diventato, quando il fumetto approdò sul mercato italiano, Hubert de Profiterole, chiamato Due Scalpi perché gli indiani non avevano mai visto una parrucca. E apprendiamo, così, che l’indiano «scalp» viene dal francese (il quale viene a sua volta dall’italiano «scalpellare») e pure il «calumet» è francese (dal latino «calamus»).

Con una ricostruzione storica rigorosa, specialmente nelle uniformi francesi, le avventure si svolgevano tra la tribù dei Savahshavah (in francese, al saluto ça va? –tutto bene?- si risponde usualmente ça va, ça va, talvolta con una esse strascicata se chi parla è alverniate o belga) e l’avamposto francese Fort Petit (che in francese starebbe anche per «parecchio piccolo») o addirittura la sfarzosa Corte di Versailles, raggiunta sul vascello L’Arrogant. In italiano il nome della tribù di Umpah-pah è diventato Koseehkosah (ça va? corrisponde al nostro «come va?», a cui spesso si risponde «così cosà»), periodicamente in guerra con la tribù dei Piedi Piatti e con quella degli Occhi Pesti (parodia dei realmente esistiti Piedi Neri, ma c’erano anche i Nasi Forati e le Teste Piatte). La sarabanda di tormentoni (per esempio, Umpah-pah nomina spesso il puma e ogni volta sottolinea che si tratta del suo totem), di gag, di personaggi fissi (il capo Toro Paffuto, lo stregone Y-pleuh, Oggi-piove), di galli insonnoliti e di cavalli sindacalizzati è la stessa che si vedrà, in più grande stile, nel villaggio dell’Armorica che «resiste ora e sempre all’invasore» e che farà scompisciare generazioni di lettori (anche quelli più colti) con le avventure del Gallico contro le legioni di Cesare.

Un omaggio i due autori se lo concedono in una scena de Le dodici fatiche di Asterix, quando quest’ultimo, dopo avere ingoiata la pozione magica, scaglia un giavellotto fin nel villaggio dei Koseehkosah. Nel 1967 la serie di Umpah-pah approdò in Italia sul Corriere dei Piccoli. Da lì passò al Giornalino e infine, negli anni Ottanta, al Messaggero dei Ragazzi. Oggi le storie di Umpah-pah tornano in versione integrale e filologicamente commentata, arricchita da disegni e documenti originali, più le pagine della primissima versione americana mai pubblicata. Le ripropongono in elegante volume cartonato le edizioni ReNoir-NonaArte, così come è stato per tutti quei fumetti della mitica scuola franco-belga di cui ci siamo occupati su queste colonne.

R. Goscinny-A. Uderzo, Umpah-pah. L’integrale, ReNoir-NonaArte, pp. 190