Priapo in Vaticano, come dovrebbe reagire un fedele
Il priapo amazzonico e le due statuette di donne, nei Giardini Vaticani, erano immagini pagane. Pure rozze. Le persone prostrate davanti agli idoli, alla presenza del Papa, stridono con il ricordo dei tre pastorelli di Fatima, prostrati ad adorare Dio. Un contrasto che richiama le profezie bibliche. Cosa può fare il fedele? Pregare per e con il Papa, anche in questa situazione di sofferenza. E chiedere a Dio, in unione con Maria e i santi, di placare la Sua ira e convertire i cuori.
Nello scritto pubblicato il 10 ottobre (clicca qui), per prima la fretta e per seconda l’autolimitazione della lunghezza del testo per non annoiare il lettore non mi hanno permesso di citare il priapo amazzonico tra gli oggetti sul tappeto che ha visto la “preghiera” nei Giardini Vaticani del 4 ottobre scorso.
“Priapo” è un termine tratto dalla mitologia greco-romana: era figlio di Afrodite e di un altro dio e tra i probabili padri figurava anche Giove. A questo punto la pluricornuta Giunone, moglie di Giove, per vendetta fece sì che Priapo fosse dotato di organi genitali di grandezza sproporzionata. La sua statua si diffuse nelle campagne e nei giardini ad auspicio di fecondità. Quello sul tappeto per la preghiera del 4 ottobre era un “priapo amazzonico” con il pene in evidente erezione. Da qui in avanti con il termine “priapo” designo appunto quell’oggetto.
Anche a seguito delle informazioni pervenute dalle imbarazzate fonti ufficiali e sintetizzate da Riccardo Cascioli (clicca qui), vorrei tornare sul priapo amazzonico e poi passare ad alcune considerazioni spirituali che permettano a un semplice credente, come il sottoscritto e come tanti altri, di vivere l’evento in una dimensione interiore tragica e insieme tranquilla e anche fiduciosa e profonda.
Il priapo è solo accostato alla donna nuda e incinta o c’è un rapporto più profondo? In ogni caso, la presenza del priapo è decisiva non per addentrarsi in considerazioni pruriginose, ma per definire meglio la realtà. La presenza del priapo fa anzitutto scartare l’ipotesi che la statuetta della donna incinta fosse la Madonna: il priapo infatti non potrebbe essere in relazione con lei non potendo figurare né lo Spirito Santo né san Giuseppe e, quand’anche fosse solo accostato alla Madonna, non si vede il perché di questo accostamento di cattivo gusto. Così, le due statuette raffiguravano semplicemente immagini di fecondità. È l’interpretazione più immediata e più ovvia e, trattandosi di fecondità umana, va subito precisato che questa è in se stessa buona e benedetta quale dono divino ai progenitori (cfr. Gen 1,28).
Tuttavia, l’esercizio di tale dono è parecchio compromesso dalla concupiscenza, cattivo frutto del successivo peccato originale. Secondo Gen 3,16, l’istinto della donna verso il marito la condannerà ad essere da lui dominata. E si potrebbe andare molto più avanti nel discorso sulle infinite vicende storiche e attuali di peccati, ingiustizie, prevaricazioni, sfruttamenti, perdite di dignità, eccetera, legate all’uso del sesso.
Questa semplice considerazione fa sì che dal punto di vista cattolico non sia conveniente rappresentare la fecondità con immagini genitali molto crude e immediate come quelle dei Giardini Vaticani, perché si tratta di una genitalità ferita e particolarmente esposta al fascino del peccato se non è orientata dalla preghiera e dalla buona vita cristiana e ricoperta dal pudore. In questo senso il priapo permette di ipotizzare - personalmente ne sono certo, ma per prudenza parlo di ipotesi - che quelle immagini e le realtà alle quali si riferivano non erano “cattoliche”.
Proprio per questo, nelle raffigurazioni per ornare le chiese e ispirare la preghiera, la tradizione della Chiesa ha insegnato e insegna a non mostrare le parti sessuali e la nudità, ad eccezione (in Occidente) per Gesù Bambino, con lo scopo però di garantire la veridicità dell’Incarnazione. Icona simbolo di questo stile è la raffigurazione bizantina della concezione della Madre di Dio, dove Gioacchino e Anna si abbracciano castamente e vestitissimi. Quanto è lontana questa icona dalla donna nuda e incinta e dal priapo dei Giardini Vaticani!
Minima digressione: devo ammettere la forza delle obiezioni che riguardano i putti nudi dei quadri barocchi e i nudi sessuali maschili della Sistina ad opera di Michelangelo. Ebbene, coerentemente con quanto sostenuto sopra, affermo che non sono il meglio dello stile cristiano dell’arte, nonostante gli sforzi di Giovanni Paolo II di dare un senso alle nudità della Sistina, la spiegazione (maschile) delle quali non ha bisogno della teologia... Tuttavia i putti dei quadri barocchi e la volta della Sistina non possono neppure essere messi a confronto con la rozzezza delle statuette sul tappeto nei Giardini Vaticani.
Non resta che concludere che il priapo e la donna nuda incinta e tanto altro, del resto, erano immagini profane di origine pagana all’interno di una preghiera alla quale ha presenziato il Romano Pontefice e durante la quale un certo numero di presenti si è inginocchiato o prostrato secondo la postura islamica in cerchio intorno al tappeto dove erano posti questi oggetti. Nel precedente intervento ho manifestato con una certa ampiezza l’ipotesi di un influsso demonico o per lo meno di una figura o impressione demoniaca, a prescindere dalla coscienza che ne avessero i presenti.
Qui voglio aggiungere due considerazioni. La prima: prostrarsi secondo la postura islamica e degli oranti in cerchio nei Giardini Vaticani fu la postura che l’angelo, nella primavera del 1916, richiese di praticare ai tre pastorelli un anno prima delle manifestazioni di Maria a Fatima, solo che indicò anche ciò che nella preghiera dovevano dire per dare il senso alla prostrazione: «Dio mio! Credo, adoro, spero e amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano». Qualcuno, vedendo la foto degli “oranti” dei Giardini Vaticani, è riuscito a immaginare una preghiera del genere nei loro cuori? Che abisso tra loro e i tre pastorelli, anche se nei Giardini Vaticani c’era il Romano Pontefice!
La seconda considerazione riguarda proprio la presenza del Romano Pontefice. Non è che la sua semplice presenza giustifichi, rettifichi dottrinalmente, santifichi tutto. La distorsione rimane e genera l’ipotesi di un discernimento sbagliato. Questa considerazione va però affiancata dalla fede che lo Spirito Santo inviato alla Chiesa veglia in modo particolare sulla Sede romana di Pietro e, pur permettendo momentanee “distrazioni umane” - chiamiamole così -, in tempi lunghi e in continuità opererà le dovute correzioni per cui la Sede di Pietro conserverà sempre il senso di Cristo. Per cui ogni cristiano, pur esprimendo rispettosamente le debite riserve, è tenuto a pregare con e per il Romano Pontefice Francesco e a restare in comunione con lui, magari con una dose di sofferenza, ma in comunione.
Tuttavia, quello che è capitato è capitato - non solo nei Giardini Vaticani ma anche il giorno dopo in Basilica Vaticana e poi a Santa Maria in Traspontina con quella ragazza scondottata sulla canoa portata a spalle, ecc. - e nasce il problema di come assimilarlo e viverlo in modo non negativo e spiritualmente.
Al riguardo mi vengono in mente due citazioni bibliche: «Se trasgredite l’alleanza che il Signore vostro Dio vi ha imposto, andando a servire altri dei e prostrandovi davanti a loro, l’ira del Signore si accenderà contro di voi e voi sarete spazzati via dalla terra buona che egli vi ha dato» (Gs 23,16); «Quando vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele...» (Mt 24,15). Naturalmente è doveroso, come spiegherebbero gli esegeti e i teologi, ridimensionare le citazioni collocandole nel loro contesto storico e basta, senza riferirle alla nostra attualità. Ma è proprio vero che non si riferiscono alla nostra attualità? Ipotizzo di no, perché sembrano quasi una fotografia di quanto successo...
E allora spiritualmente credo che bisognerebbe reagire facendo proprie e frequenti le preghiere di due grandi oranti quali Mosè ed Elia in occasioni critiche di deviazioni del popolo: «Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo» (Es 32,12); «Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!» (1Re 18,37). Per cui la preghiera di un buon cristiano di fronte a quanto visto potrebbe essere: “Signore, desisti dall’ardore della tua ira, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore”. Questo nel nome di Gesù e unendoci alla preghiera di Maria e di tutti i santi (il Signore infatti non verrà e non viene da solo, ma “con tutti i suoi santi”; cfr. 1Ts 3,13).
Credo che questa preghiera, più che le infinite analisi e proteste, darebbe tranquillità e permetterebbe di entrare nel “cuore” della Chiesa, da dove lo Spirito guida gli uomini di governo, che decidono e che votano.
Ma con la preghiera ho anche fatto un sogno: come sarebbe bello che queste cose le dicesse qualche vescovo, invece di lasciarle dire a un povero diavolo come il sottoscritto!