Prevost rimette nei binari Mitis Iudex: nullità nella verità
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Niente falsa misericordia nei processi matrimoniali canonici: parole in controtendenza rispetto all'aperturismo in voga. Rivolgendosi alla Rota romana, il Papa canonista non sconfessa la riforma di Francesco ma la riporta nel solco di Wojtyla e Ratzinger.
Nel discorso ai partecipanti al corso internazionale promosso dal tribunale della Rota Romana, Leone XIV ha citato quattro volte Francesco e una volta rispettivamente Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. La linea programmatica delle sue parole, però, sembra annunciare la volontà di collocare la riforma bergogliana del processo di nullità matrimoniale nel solco degli altri due predecessori.
Il discorso di venerdì 21 novembre in Sala Clementina appare in controtendenza rispetto all'aperturismo che si è visto nell'attuazione di Mitis Iudex. Partendo dal titolo del corso (A dieci anni dalla riforma del processo matrimoniale canonico. Dimensione ecclesiologica, giuridica, pastorale) Leone XIV ha bocciato la tendenza a separare e persino contrapporre questi tre approcci «come se il più teologico o il più pastorale comportasse il meno giuridico, e viceversa il più giuridico fosse a scapito degli altri due profili». Una riflessione che richiama quanto detto da Benedetto XVI all'inaugurazione dell'anno giudiziario nel 2006. Sui processi di nullità matrimoniale Ratzinger metteva in guardia dalla carità pastorale «a volte contaminata da atteggiamenti compiacenti verso le persone». Atteggiamenti solo all'apparenza pastorali, avvertiva il Papa tedesco, ma in realtà controproducenti se intrapresi senza badare alla verità.
Una posizione implicitamente ripresa da Prevost che nel suo discorso ha rimesso al centro l'accertamento della verità in questo tipo di processi come autentica fonte di giustizia per le persone. Il Papa canonista ha sollevato l'attenzione sui «presupposti ecclesiologici» tra i quali ha voluto «ricordarne specialmente due: il primo concernente la sacra potestà che viene esercitata nei processi giudiziari ecclesiali al servizio della verità, e il secondo attinente all’oggetto del processo per la dichiarazione della nullità matrimoniale, cioè il mistero dell’alleanza coniugale». Leone XIV ha dunque riaffermato che il matrimonio è indissolubile per diritto divino.
Un'altra caratteristica importante del discorso papale è stata l'attenzione data al processo non più presentato alla stregua di una perdita di tempo. Prevost ha detto che «la funzione giudiziaria, come modalità di esercizio della potestà di governo o giurisdizione, rientra a pieno titolo nella realtà globale della sacra potestà dei pastori nella Chiesa» spiegando che «nella potestà giudiziaria opera un aspetto fondamentale del servizio pastorale: la diaconia della verità».
Se l'approccio nel pontificato di Francesco finiva per privilegiare la via amministrativa, Leone XIV invece ha preferito richiamare l'esercizio retto della potestà giudiziaria. Al Papa argentino stava a cuore lo snellimento delle procedure per aiutare le persone a «percorrere il più agevolmente possibile» la strada della verifica della validità matrimoniale. Il discorso di Prevost, invece, ha dato un'interpretazione del Mitis Iudex che prova a chiudere le stalle prima che tutti buoi escano. In questo senso sembrano andare le sottolineature sulle «esigenze inderogabili della giustizia, che non possono venir meno in virtù di una malintesa compassione» e sul «giudizio umano sulla nullità matrimoniale non dovrebbe essere, però, manipolato da una falsa misericordia».
Accelerare le procedure sulla nullità matrimoniale non è una garanzia di carità pastorale dal momento che quest'ultima deve sempre andare di pari passo con la verità e spesso lo snellimento delle pratiche non agevola l'accertamento della verità, anzi. Leone non ha archiviato né abrogato Mitis Iudex: lo ha semplicemente rimesso nei binari giusti. Il Papa ha detto venerdì che «lo scopo della riforma, tendente all’accessibilità e alla celerità nei processi, tuttavia mai a scapito della verità, appare così quale manifestazione di giustizia e di misericordia». Insomma, l'intervento del Papa statunitense sgombra il campo dall'illusione che un matrimonio fallito sia automaticamente un matrimonio nullo solo per andare incontro al desiderio di uno o due coniugi.
Ricordando che «un altro presupposto teologico, specifico del processo di nullità del matrimonio, è lo stesso matrimonio, in quanto fondato dal Creatore», Leone XIV evoca il matrimonio naturale che per la Chiesa non è separato dal sacramento. Un messaggio che trasmette più fiducia nella possibilità dell'uomo e della donna di sposarsi e mantenere fede all'unione, mentre l'insistere sulla facilitazione della verifica della nullità ne dava uno opposto; come se il matrimonio sia una cosa per pochi eletti.
Valorizzando l’istituzione del processo giudiziario che «non è un farraginoso accumulo di requisiti procedurali», bensì uno «strumento di giustizia», è importante che Leone XIV abbia citato la partecipazione del difensore del vincolo che - come ricordava Benedetto XVI - venne rese obbligatoria da un Papa canonista come lui: Benedetto XIV. Questa presenza è necessaria perché, come ha detto Prevost ai partecipanti del corso, «nella dichiarazione della nullità matrimoniale (...) è coinvolto un bene ecclesiale pubblico». Ovvero: il matrimonio è un bene pubblico, non appartiene alle due parti.
È altrettanto importante che il Pontefice di Chicago abbia esaltato «lo sforzo per favorire la riconciliazione tra i coniugi, anche ricorrendo, quando è possibile, alla convalidazione del matrimonio». Negli ultimi anni, infatti, sembrava quasi finire in dimenticatoio che la Chiesa ha il compito di invitare alla riconciliazione e alla validazione nel caso in cui ci siano le condizioni per farlo. Prevost non può e non vuole abrogare la contestata riforma del processo di nullità matrimoniale ereditata da Francesco ma non c'è dubbio il suo discorso di venerdì darà il via libera ad una prassi giudiziaria diversa da quella richiesta in questi anni. C'è da sperare che il rigore procedurale fondato sulla verità possa prevalere sulle tentazioni di qualche operatore della giustizia di lasciarsi guidare dalla «falsa misericordia».
Mitis Iudex, una riforma che non soddisfa nessuno
La riforma dei processi di nullità dei matrimoni non tocca la dottrina (non può) ma cerca di ovviare a problemi oggettivi introducendo - soprattutto con il processo breve - procedure che nei fatti renderanno impossibile per molti matrimoni stabilire veramente la loro validità.

