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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

LA QUESTIONE

Preti operai: una militanza mondana, senza Vangelo

La Cei ha organizzato un seminario sui preti operai e il cardinale Zuppi ne ha elogiato l’esperienza. Ma quella dei preti operai è stata un’esperienza negativa, che non mirava all’evangelizzazione, contraddicendo la Dottrina sociale della Chiesa.

Dottrina sociale 18_11_2023

A Bologna si è tenuto il seminario nazionale dei preti operai e sui preti operai, organizzato dall’Ufficio nazionale della Conferenza episcopale italiana (Cei) per i problemi sociali. Parlando alla platea, il cardinale Matteo Zuppi ha elogiato questa esperienza che, secondo lui, ha anticipato la “Chiesa in uscita” e messo al centro le periferie. Ha anche chiesto scusa se questa esperienza è stata progressivamente messa da parte nella Chiesa mentre ora è il momento di riscoprirla. Naturalmente ha ringraziato i sacerdoti che ci hanno creduto e che si sono spesi in questo difficile campo. A mio parere la questione non può venire affrontata in questi termini.

Quella dei preti operai è stata una esperienza dolorosa e ampiamente negativa, fatta salva la buona fede dei protagonisti. Quanti sacerdoti in questo modo sono andati persi? Quanti hanno abbandonato il sacerdozio? Quanti hanno collaborato con partiti e sindacati aventi programmi contrari alla Dottrina sociale della Chiesa? E soprattutto: quanti hanno effettivamente evangelizzato gli operai e quanti invece si sono fatti educare o rieducare dalle correnti ideologiche operaiste?

Se il tema è l’evangelizzazione del mondo del lavoro e degli operai in particolare, bisogna subito osservare che l’esperienza dei preti operai non aveva questo scopo. I preti operai volevano dare una testimonianza, vivere dall’interno di quel mondo e non affrontarlo dall’esterno, condividere senza pretese di convincere o di convertire, lottare con gli operai per la giustizia. Non si voleva predicare il Vangelo, non era una pastorale di contesto, non era nemmeno una pastorale. Era una militanza mondana, sulla base delle idee che nell’immediato post-Concilio cominciavano a diffondersi a proposito di una Chiesa che deve imparare dal mondo per non essere in ritardo su di esso. Era la secolarizzazione della fede, non era la Chiesa che andava in cerca degli operai, ma la Chiesa che diventava operaia. Non si trattava di attrarre ma di essere attratti.

Se il cardinale Zuppi vede in quella esperienza un inizio di “Chiesa in uscita”, conferma che con questa espressione non si intende più la Chiesa che esce nel mondo per evangelizzarlo, ma la Chiesa che esce da sé stessa.

Del resto, che dire allora dei sacerdoti che non hanno fatto questa scelta? Che sono contro gli operai? Che non sono interessati alla giustizia? Che non si occupano delle “periferie”? Il sacerdote esprime un servizio a tutto questo quando fa il sacerdote, come spiega bene il Direttorio di pastorale sociale “Evangelizzare il sociale” dei vescovi italiani (1991), senza bisogno di diventare operaio. (Stefano Fontana)