Presepi, islam e Vangelo: dieci domande a monsignore
Vorrei porre alcune domande a monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, il quale, a proposito del divieto di esporre presepi in una scuola di Rozzano, ha dichiarato: «Se fosse necessario per mantenere la tranquillità e le relazioni fraterne, io non avrei paura a fare marcia indietro su tante nostre tradizioni».
Caro direttore,
tramite il giornale da te diretto con tanta sagacia e coraggio, vorrei porre alcune domande a monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, il quale, a proposito del divieto di esporre presepi in una scuola di Rozzano, ha dichiarato quanto segue: «io farei passi indietro pur di mantenerci nella pace, nell’amicizia e nella fraternità. Non dobbiamo presentarci pretendendo qualsiasi cosa che magari anche la nostra tradizione e la nostra cultura vedrebbero come ovvio. Se fosse necessario per mantenere la tranquillità e le relazioni fraterne tra di noi, io non avrei paura a fare marcia indietro su tante nostre tradizioni».
Il giorno dopo aver pronunciato queste parole, monsignor Cipolla ha cercato di precisare le sue parole, ma la sostanza è rimasta. Da povero laico cattolico, che vuol cercare di capire in questo periodo di grandi confusioni, sottopongo con rispetto alcune domande al vescovo. Eccole.
1) Monsignore, in che senso fare pubblicamente un presepe costituirebbe la pretesa di presentarci al mondo con «qualsiasi cosa»? Il presepe cristiano, così gradito anche a tanti musulmani, è una «qualsiasi cosa»? Non penso che San Francesco sarebbe d’accordo. 2) Monsignore, in che senso noi cristiani dovremmo fare dei «passi indietro», rispetto alle tradizioni del nostro popolo cristiano? E fino a che punto? Faccio qualche esempio: dovremmo fare passi indietro rispetto alla processione del Corpus Domini oppure alle processioni dell’Assunta oppure alle preghiere mariane oppure alle visite alla basilica di Sant’Antonio nella sua città?
3) Monsignore, questi passi indietro potrebbero suonare come un’offesa (questa sì) nei confronti dei tantissimi martiri cristiani di questo periodo, che sono stati trucidati o perseguitati proprio perché hanno avuto il coraggio di non fare passi indietro? 4) Monsignore, siamo proprio sicuri che questa spasmodica ricerca di tranquillità serva alla causa della pace? Non è che, forse, questo atteggiamento imbelle non incoraggi i terroristi islamici ad essere sempre più aggressivi? Esempio clamoroso è proprio quello della Francia e di Parigi. Nessun Paese e nessuna città hanno fatto passi indietro come loro, eppure sono stati attaccati in modo così barbaro.
5) Monsignore, in questo clima di buonismo insipido, come mi commenterebbe questo passo del Vangelo, che mi pare debba essere accolto nella sua interezza: «non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.. Chi ama il padre a la madre più di me non è degno di me» (Matteo 10)? 6) Monsignore, come commenterebbe questi altri passi? «Guardatevi dagli uomini perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro ed ai pagani»; «sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi persevererà fino alla fine sarà salvato»; «chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli...».
7) Monsignore, che ne pensa di quei brani del Vangelo in cui Gesù ci mette in guardia dal non avere vergogna di lui? 8) Monsignore, come giudica l’ammonimento di quel birichino di San Paolo, che ci invita ad annunciare Cristo in modo «opportuno», ma se occorre anche in modo «inopportuno»? 9) Monsignore, mi può chiarire quanto ha detto ad Avvenire e cioè: «tutte le manifestazioni di devozione sono misurate dal Vangelo, che annuncia il mistero di Dio che si è fatto povero e piccolo. E silenzioso»? Le faccio la domanda, perché non mi pare che Gesù sia stato tanto silenzioso (se lo fosse stato non lo avrebbero ucciso) e poi ha detto così ai suoi apostoli: «quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti».
10) Monsignore, cosa pensa del fatto che i cristiani non possono manifestare pubblicamente la propria fede in quasi tutti i Paesi islamici? Lì cosa possiamo fare per creare un clima di pace e tranquillità? Dobbiamo solo tacere, contro il comando del Vangelo? Spero di avere almeno qualche risposta. Ho tanto bisogno di capire.