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A TRENTO E ORVIETO

Presepefollia: ora i Magi portano in dono il vaccino

A Trento e Orvieto i Re Magi sono muniti di vaccino, così Gesù diventa un bambino qualsiasi, da proteggere dal Covid-19. Quando la Chiesa pensa che la tradizione non basti a parlare al cuore dell'uomo e dimentica che il suo compito è annunciare la salvezza dell'anima e non del corpo.
- E PER AVVENIRE IL REGALO E' L'ANTIDOTO di Gianfranco Amato

Ecclesia 23_12_2020

Chi ci salverà, Gesù Bambino o il vaccino? No, non è il verso di una filastrocca ma un dubbio che sorge spontaneo alla luce dei nuovi presepi allestiti a Trento, davanti alla chiesa del Santissimo, e a Orvieto, davanti all'ingresso del Pozzo della Cava. Sì, perché queste Natività rappresentata divergono in modo notevole da quella canonica dal momento che, non lontani da Gesù, Giuseppe, Maria - fortunatamente risparmiati, almeno loro, da trovate creative -, ci sono figure bizzarre.

Nel presepe di Trento, per esempio, si scorgono i manichini di un uomo e di una donna con in testa uno scatolone recante le scritte dei tre principali vaccini per la lotta al Covid-19: Astrozeneca, Moderna e Pfizer. Da com’è stato allestito il presepe, sembra quindi che questi due figuri rappresentino una sorta di reinterpretazione dei Re Magi, raffigurati come scienziati o emissari giunti a Betlemme per debellare la pandemia. Ora, a parte che se l’intento era quello di fare pubblicità ai vaccini in arrivo, l’effetto ottenuto è in realtà opposto (in effetti, l’assenza del terzo dei Re Magi potrebbe far sospettare che sia rimasto vittima del vaccino), non si può non rimanere fortemente perplessi da questa iniziativa da parte dell'associazione dell'oratorio, che ci avrà messo sicuramente della buona volontà, ma certo ha una visione singolare del presepe.

D’altra parte, non è la prima volta che sotto Natale, fuori dalla chiesa del Santissimo, a Trento, sono comparse creazioni spiazzanti. Basti pensare al 2018 (anno in cui, a ben vedere, gli sbarchi risultavano molto più contenuti degli attuali) quando Giuseppe, Maria e Gesù erano a bordo di una zattera in solidarietà ai migranti, oppure al 2019, con la sacra famiglia che, alle spalle, aveva le fotografie di dormitori per senzatetto e residenza per disabili ed anziani, a testimoniare la loro vicinanza alle condizioni più difficili.

Venendo invece ad Orvieto, in quel caso i Magi del presepe sono tre ma, per così dire, presentano anch’essi chiare contaminazioni con il periodo attuale. Infatti, pur avendo abiti antichi e conformi alla tradizione, i tre indossano le mascherine e la visiera protettiva davanti al viso e insieme ai loro classici doni, oro, incenso e  mirra, ne portano altri tre; in particolare, insieme all'oro, che è il dono più prezioso, portano il vaccino contro il virus. Ora, apparentemente accattivante, tutto ciò risulta nei fatti grave, o almeno dovrebbe risultarlo agli occhi del cristiano.

Sì, perché nella misura in cui si ritiene di arricchire o rivisitare un presepe, significa che esso, allestito in modo tradizionale, avrebbe poco da dire e da dare all’uomo contemporaneo; il che è un oltraggio bello e buono a Gesù Bambino. Un oltraggio che rischia di essere ancora più lampante con i Re Magi ridotti a corrieri di Astrozeneca, Moderna e Pfizer. Questo tipo di allestimento, infatti, può comunicare un messaggio sbagliato, quello secondo cui la salvezza arriverà dal vaccino. Cosa che può pure essere possibile, nel caso della pandemia: vedremo.

Il punto, però, qui è un altro e cioè quello della pericolosa sovrapposizione di piani che presepi come quelli allestiti a Trento o a Orvieto favoriscono: quello della salvezza dalla pandemia e quello della salvezza dell’anima, che solo il Salvatore – Gesù Bambino, appunto – può assicurare. Ma se ci si dimentica di questo, se si arriva a ridurre il vero Protagonista del Natale a semplice personaggio di una rappresentazione di cartapesta dell’umanità di oggi, l’intero presepe perde il suo significato e l’impalcatura teologica su cui si fonda la fede cristiana, ecco, va a farsi benedire.

Insomma, anche senza voler entrare nel merito del gusto artistico – che pure pare assai dubbio – di questi presepi allestiti a Trento e a Orvieto, ciò che di simili iniziative colpisce è il sostanziale ridimensionamento della figura di Gesù, che da Figlio di Dio diventa un bambinello qualsiasi, da proteggere dal Covid-19; come se oltretutto, nascendo sotto Erode in un alloggio di fortuna, per finire poi crocifisso sotto Ponzio Pilato, il Signore non ne avesse patite abbastanza: no, ci voleva pure una sorta di ammonimento pandemico.

Sfortunatamente, il presepe modello Star Wars allestito in piazza San Pietro, a Roma, dimostra che il problema del fraintendimento della Natività e della sua rappresentazione non è certo solo trentino o umbro, anzi. Non resta quindi, quest’anno, che aggiungere alle già tante preghiere nei confronti di Gesù Bambino una richiesta molto semplice ma, pare di capire, piuttosto urgente: quella di illuminare le menti, ricordando che cosa davvero sia un presepe.