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Islam sciita

Preoccupazione per i cristiani perseguitati in Iran

Il regime sciita degli ayatollah è sempre più duro nei confronti della minoranza cristiana, chiude gli edifici religiosi e infierisce sulle chiese domestiche

 

Si fa sempre più intensa in Iran la persecuzione dei cristiani da parte del regime degli ayatollah. Dall’inizio del 2022 si assiste a un aumento degli arresti e delle condanne. Già 58 cristiani hanno subito perquisizioni e sono stati arrestati e sono state emesse 25 sentenze di condanna a pene detentive. Article 18, una onlus con sede a Londra impegnata nella difesa della libertà di religione in Iran, denuncia che il governo negli ultimi dieci anni ha chiuso quasi tutte le chiese di lingua persiana e che le rimanenti devono dimostrare che “i loro membri erano cristiani prima della rivoluzione del 1979”. L’ingresso di nuovi fedeli è assolutamente proibito. Il numero dei musulmani convertiti al cristianesimo è difficile da quantificare. Potrebbero essere almeno un milione. In gran parte non dispongono di luoghi di culto e molti sono costretti a riunirsi, pregare e celebrare le funzioni religiose in case private. Ma le chiese domestiche sono spesso oggetto di raid e perquisizioni da parte della polizia. Nel 2010 infatti il leader supremo Ali Khamenei le ha definite “false scuole di misticismo”, in quanto tali da colpire e perseguitare come “nemiche dell’Islam” e create per “minare la religione nella società”. Gli iraniani di origine armena e assira almeno in parte possono frequentare le rispettive chiese, ma anche loro non sono autorizzati ad accogliere dei musulmani convertiti.

Article 18 e altre organizzazioni che difendono i diritti umani fanno appello alla comunità internazione: “non può restare in silenzio – è la richiesta ripresa dall’agenzia di stampa AsiaNews – mentre Teheran sfrutta accuse pretestuose di violazioni alla sicurezza nazionale e di spionaggio per silenziare le minoranze, cacciarle o costringerle allo sfollamento”.