Poveri "Poveri" tirati in ballo per motivare ogni stranezza
Dalla Cattedrale di Ruvo una dichiarazione in difesa di mons. Girasoli. Che non convince.
Dopo le foto di mons. Nicola Girasoli rivestito di casula leopardata, dalla pagina Facebook della Cattedrale di Ruvo giunge una dichiarazione. Che non convince.
«In riferimento alle foto pubblicate su questo profilo in data 7 settembre 2023. Date le interpretazioni particolari e sui generis, si precisa che la casula indossata per la celebrazione, fa parte della espressione locale della liturgia ufficiale dei popoli poveri africani di cui il Celebrante si è sempre interessato con passione nel suo mandato pastorale. Tale casula è stata indossata per ringraziare il Signore in merito alla costruzione di una casa per i più bisognosi di quei territori. Ci rendiamo conto che i commenti irrispettosi sono dovuti alla non conoscenza. Ora, Vi preghiamo di rettificare le interpretazioni non consone».
Una spiegazione che non spiega. Innanzittutto non si capisce a quale liturgia far riferimento, non esistendo un messale di questi imprecisati «poveri popoli africani» (quali? Zimbabwe? Kenya? Pare un po' stereotipato fare di tutta l'Africa un fascio, tanto è sconfinato il continente nero). Anche volendo far riferimento al rito zairese, non risulta che preveda di celebrare con clergyman a vista, senza neanche un camice sotto (e quale che sia la casula sopra): più che di povertà, l'insieme parla di improvvisazione o di sciatteria. Cercando in giro foto di vescovi africani, se ne trovano parati meglio e con maggior senso della liturgia (talora la cosiddetta "inculturazione" andrebbe fatta al contrario, lasciando che i missionari occidentali si lascino insegnare il senso del sacro che presso alcuni popoli conta ben più che da noi).
Veniamo alla casula "maculata": il problema non è la "macula". Qualcuno si è appigliato (invano) a un paramento con inserto "leopardo" indossato dal Papa in Mozambico: quella però era una casula vera e propria e chiaramente riconoscibile come tale. Qui finisce lo sforzo di scavare tra le norme e le prassi liturgiche poiché a un certo punto si impongono l'evidenza e il buon (o cattivo?) gusto. Quella mise (quantomeno «sui generis», volendo rispedire al mittente le parole del comunicato) sembra adatta a qualche signora desiderosa di farsi notare più che a un vescovo di Santa Romana Chiesa.
Tanto di cappello di fronte all'impegno per i poveri e tralasciamo pure il fatto che questi poveri "Poveri" (si perdoni il gioco di parole) vengono sempre tirati in ballo per giustificare ogni stravaganza clericale. Ma un povero dal look animalier non si è mai visto in giro.