Pound, ritratto di un uomo inquieto
Un libro-intervista, Ho cercato di scrivere paradiso, che ci offre un ritratto a tutto tondo di Pound, della sua vita, delle sue opere, del suo ambiente, dei suoi affetti. Nonostante il suo spirito sincretistico fu sempre affascinato dal cattolicesimo italiano nel quale ravvisava elementi arcaici della grande costruzione della Civitas Christiana medievale che suscitava la sua ammirazione, perfino la sua commozione.
Brannenburg, Sud Tirolo: qui, in un castello posto in un suggestivo scenario alpino, vive Mary de Rachewiltz, novantenne figlia di Ezra Pound, uno dei più grandi poeti del ‘900. Tra le mura del castello tirolese custodisce le memorie della vita e dell’opera del padre, memorie che ha deciso di condividere con il poeta e saggista Alessandro Rivali. Ne è nato uno straordinario libro-intervista, Ho cercato di scrivere paradiso, che ci offre un ritratto a tutto tondo di Pound, della sua vita, delle sue opere, del suo ambiente, dei suoi affetti.
La figlia Mary, nata nel 1925 a Bressanone, ha accompagnato il padre per molti anni, gli è stata vicino nell’esilio italiano, ha tradotto e curato nella nostra lingua le sue opere. Negli ultimi anni si è battuta con determinazione sul piano legale contro l’uso indebito del nome di suo padre da parte di un movimento di estrema destra, le cui idee sono peraltro lontanissime da quelle del geniale scrittore statunitense. Mary nacque da una relazione del poeta con Olga Rudge, una talentuosa musicista americana. Fin da bambina venne affidata ad una famiglia tirolese, ma venne riconosciuta da Pound che si occupò della sua educazione e - quando fu adolescente - la volle accanto a sè a Rapallo per aiutarlo a trasporre in italiano la sua poesia.
Un compito immane, vista la complessità della lingua dello scrittore. Padre e figlia vennero separati poi dall’arresto di Pound avvenuto al termine della guerra da parte dell’esercito americano. Accusato di avere collaborato (a livello di impegno culturale) con il Fascismo, Pound venne condannato al manicomio criminale, dove restò internato fino al 1958. Uscito dalle mura del St. Elizabeth’s, lasciò per sempre gli Stati Uniti e scelse come meta del suo esilio l’Italia, un Paese dove aveva soggiornato a lungo e che amava profondamente, e ritrovò Mary, che nel frattempo era diventata la moglie di Boris de Rachewiltz, un aristocratico di origine russa e uno dei massimi studiosi di Egittologia.
Le conversazioni tra Alessandro Rivali e Mary ci portano dunque ad un autentico incontro con la figura dell’uomo Pound, oltre che del grande scrittore. Apprendiamo particolari inediti della sua vita, dai quali emerge anche il suo ruolo di maestro di un'intera generazione di artisti. Si potrebbe addirittura parlare di un magistero esercitato da Pound sui poeti della sua generazione, che egli richiamava a una maggiore consapevolezza del processo creativo, indicando la strada di una poesia tesa a cogliere l'immagine in una pronuncia breve e oggettiva.
Pound era un maestro, ma allo stesso tempo un amico: la sua vicenda umana si intreccia con quella di altri grandi della Letteratura del XX Secolo, da William Butler Yeats a Thomas S. Eliot, da Joyce a Hemigway, da Robert Lowell a Hilda Doolittle. Le conversazioni tra Rivali e Mary ci mostrano questi straordinari legami di amicizia tra grandi scrittori, e l’impegno che molti di essi, in particolare Eliot, profusero per far liberare l’amico dal manicomio criminale. Quello che emerge pagina dopo pagina nel libro è anche la grandezza dell’impegno artistico che Pound si era assunto: un grandioso progetto di trasformazione e rifondazione della società. Dice Mary de Rachewiltz. “I Cantos sono la Commedia degli Stati Uniti d’America, anche se gli americani non l’hanno compreso. Pound ripeteva di essere chiamato a continuare l’opera di Dante e quando scriveva era pieno di speranza per le sorti americane. (…) Pound sentiva che l’America aveva bisogno dei classici, questa era la sua ossessione”.
E se per l’America desiderava questa scoperta, questo ricollegarsi alle proprie radici classiche europee, per l’Italia quello che sognava era un nuovo Rinascimento, un rifiorire delle Arti, dell’amore per il Bello. Amante di Dante e ancor più di Guido Cavalcanti, sognava un ritorno alla grandezza medievale e rinascimentale. Forse era troppo ambizioso, o forse era un sognatore, ma Pound ci ha lasciato nella sua opera queste visioni , queste speranze. Non illusioni: sapeva bene che il nostro mondo è segnato dal male, dalla Caduta, che non può più essere un Paradiso Terrestre.
Proprio per questo aveva a cuore la realtà, la condizione concreta umana, e proprio per questo si dedicò a studiare attentamente i meccanismi della finanza e dell’economia che schiacciano l’uomo. Quell’usura contro cui combattè a lungo. Una contrapposizione che gli valse l’accusa di antisemitismo. In realtà Pound non identificò mai gli usurai con gli Ebrei, ma vide la radice di questo male nel Peccato Capitale dell’avarizia. Non a caso tra gli italiani uno dei suoi più grandi e fedeli amici fu l’ebreo milanese Vanni Scheiwiller, giornalista critico d’arte ed editore.
Per certi versi, il pensiero politico di Pound non era lontano dalla Dottrina Sociale della Chiesa, che con la Quadragesimo Anno di Pio XI aveva condannato “l’imperialismo internazionale del denaro”. A tale proposito, Alessandro Rivali sollecita con alcune domande la de Rachewiltz a parlare della religiosità di suo padre. Nato nella tradizione protestante puritana degli Stati Uniti, Pound aveva avuto però modo di incontrare il Cattolicesimo, in particolare nei tanti anni trascorsi in Italia. Era proprio il cattolicesimo italiano ad affascinarlo, più che quello americano, portato dagli emigrati, o quello delle Isole Britanniche. Scherzando (ma forse non troppo) asseriva che nel cattolicesimo italiano c’erano degli elementi arcaici, pagani, che lo incuriosivano. E poi c’era la grande costruzione della Civitas Christiana medievale che suscitava la sua ammirazione, perfino la sua commozione. Rimase sempre in lui tuttavia uno spirito sincretistico, che lo portò ad interessarsi delle religioni dell’Oriente, in particolare il Confucianesimo. Era il segno di un animo inquieto, curioso, mai sazio di conoscenza. Un vero cuore inquieto agostiniano. Un uomo pieno di nostalgia di Dio. Ce lo confermano queste parole della figlia: “Voleva che la gente stesse bene su questo pianeta, perché è bellissimo. Se solo gli uomini fossero meno ingordi, gelosi, avari, la terra sarebbe un Paradiso terrestre. E’ stata la cattiveria degli uomini a rovinare questo Paradiso. E lui ha cercato, a cominciare dalla sua vita privata, di cambiare. Begin where you are: bisogna iniziare a cambiare da dove si è, dal proprio piccolo”.
Infine, questo libro di conversazioni è davvero prezioso per comprendere la genesi e lo sviluppo dei Cantos, questo ambizioso progetto di una nuova Epica, di una sintesi tra la cultura classica e le suggestioni della modernità. E’ la narrazione di come un poeta venuto dal Nuovo Mondo tentò di rifondare l’estetica, proponendo un nuovo modo di intendere e di fare poesia, fondato sullo spostamento dell’accento dall’io, epicentro della poesia romantica, alla realtà, dal soggetto all’oggetto. Un progetto che è rimasto un tentativo irrisolto, ma che rimane una potente testimonianza della ricerca del Bello, del Buono, del Vero.