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CATTOLICI POLACCHI

Polonia, la Chiesa si ribella alle leggi abortiste di Tusk

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Il governo Tusk mira a espandere l'aborto, chimico e chirurgico, abolendo di fatto l'obiezione di coscienza. Insorgono i partiti centristi e la Chiesa.

Vita e bioetica 30_01_2024
Donald Tusk (La Presse)

Procede a pieno ritmo l’eradicazione sistematica di valori cristiani e libertà inalienabili a Varsavia, in questi giorni, nei quali si avvia la liquidazione dell’agenzia di stampa polacca per volere del governo di sinistra-centro guidato da Donald Tusk. La Chiesa cattolica è scesa però di nuovo in campo, unita e determinata, ad esprime il suo giudizio netto e fermo contro i tentativi e le proposte dell’esecutivo europeista di voler liberalizzare tout court non solo la "pillola del giorno dopo", potenzialmente abortiva, ma anche l’aborto sino ed oltre la 12ma settimana.

Ricordiamo che già a pochi giorni dalla entrata in carica del nuovo governo, lo scorso 14 dicembre, il Ministro all’eguaglianza e rappresentante della sinistra estremista di Lewica, Katarzyna Kotula, aveva giurato di introdurre al più presto ogni misura che permettesse alle donne il "diritto" di uccidere il bimbo concepito nel proprio grembo, secondo l’incivile principio dell'autonomia e libertà di decisione personale, anche per ottemperare alla decisione della Corte europea dei diritti umani che si era pronunciata contro il divieto costituzionale polacco all’aborto per motivi eugenetici.

Lo scorso 24 gennaio, il governo aveva deliberato il disegno di legge per liberalizzare l’accesso alla contraccezione d’emergenza, una modifica della legge farmaceutica che mira a rendere disponibile la pillola del giorno dopo, in particolare la marca ”ellaOne”,  senza prescrizione medica per le ragazze dai 15 anni in su. Lo stesso giorno, il gruppo parlamentare della Coalizione Civica (KO), associato ai Popolari europei, del primo ministro Donald Tusk, si era spinto oltre nel voler dimostrare un malinteso europeismo relativista, presentando al parlamento polacco un disegno di legge che introdurrebbe l’aborto su richiesta, senza condizioni particolari, fino alla 12ma settimana di gravidanza.

Ovviamente, se fosse approvata, la legislazione non solo annullerebbe il divieto quasi totale di aborto introdotto sotto il precedente governo di Diritto e Giustizia (PiS), ma creerebbe una legge sull’aborto ancor più liberale di quanto esistesse in precedenza. Infatti, l’aborto sarebbe consentito anche dopo la 12ma settimana se la gravidanza mette a rischio la vita o la salute della persona (compresa la salute mentale); se esiste il “fondato sospetto” che la gravidanza è conseguenza di un reato; o se al feto vengono diagnosticati difetti alla nascita. Il termine ultimo consentito per la risoluzione varia a seconda delle circostanze. L'aborto si potrebbe effettuare sia chirurgicamente che farmacologicamente (pillole abortive) ed in entrambi i casi, le prestazioni verrebbero fornite gratuitamente a chiunque abbia diritto all’assistenza sanitaria e finanziata con soldi pubblici.

La proposta prevede anche la limitazione di fatto dell’obiezione di coscienza, laddove si dispone che tutti gli operatori sanitari che ricevono finanziamenti pubblici per la cura delle donne incinte, siano obbligati a offrire aborti, qualora un singolo medico invocasse la “clausola di coscienza”, il primario del dipartimento ospedaliero dovrà indicare un altro medico che possa praticarlo. Come era ampiamente prevedibile, gli apprezzamenti dalla stampa internazionale non sono mancati. Le critiche interne alla coalizione e tra i partiti di maggioranza sono forti e, non essendoci alcun accordo su questo tema nel programma di governo, non sarà per nulla semplice per Tusk e i suoi fedeli alleati della sinistra poter approvare in parlamento un testo così radicalmente favorevole all’aborto.

Infatti, il blocco centrista della Terza Via è il più conservatore tra i partiti all’interno della coalizione ed uno dei suoi leaders ed oggi presidente del parlamento Szymon Hołownia, si è già espresso a favore di un referendum sul tema, non certo a sostegno della proposta di Tusk. Insieme a Terza Via anche il Partito popolare polacco (Psl), è contrario alla liberalizzazione delle leggi sull’aborto. Se manterranno la posizione di coerenza, Terza Via con i suoi 65 parlamentari al Sejm (Camera) e i 12 al Senato, insieme ai popolari polacchi di Psi con i loro 28 membri alla Sejm e 4 al Senato, potranno bloccare ogni manovra di Tusk e della sinistra su questi temi. La Chiesa Cattolica non si è nascosta ed anzi ha aspramente criticato le mosse sinistre del nuovo esecutivo di liberalizzare la legge sull’aborto e ripristinare l’accesso senza prescrizione alla pillola del giorno dopo.

Mons. Leszek Gęsiak, il portavoce della Conferenza episcopale polacca (KEP), ha affermato nei giorni scorsi che tali politiche “porteranno la morte”, mentre il presidente dei vescovi cattolici polacchi, l’Arcivescovo Stanisław Gądecki, ha avvertito che «non bisogna mai rispettare… leggi che consentono l'omicidio diretto di esseri umani innocenti… Non ci sarà mai alcun sostegno da parte della Chiesa per queste azioni», ha proseguito. «L'aborto è un grave reato contro la vita umana... e la vita umana non è una questione privata. Una persona non ha il diritto di decidere della vita o della morte di un'altra persona. Togliere la vita a qualcuno non può mai essere chiamato progresso o modernità». Nemmeno se a promuovere queste leggi sono i progressisti socialisti, le sinistre ideologizzate o pseudo ‘popolari’ in cerca di vendette e ripicche politiche infantili e violente.