Polmonite, una emergenza dimenticata
La polmonite uccide più bambini sotto i cinque anni di ogni altra malattia pur potendo essere evitata con i vaccini e curata con la somministrazione di antibiotici poco costosi
Nel 2018 nel mondo sono morti di polmonite 802.000 bambini di età inferiore a cinque anni, uno ogni 39 secondi. La concentrazione maggiore di morti si è avuta tra i bambini con meno di due anni. Quasi 153.000 sono morti nel primo mese di vita. Il numero più elevato di decessi si è verificato in Nigeria: 162.000, 443 al giorno, 18 all’ora, il 19% dei bambini morti durante l’anno. Il secondo paese più colpito, in valori assoluti ma ovviamente non percentuali, è stato l’India, con 127.000 morti registrati, seguito dal Pakistan, con 58.000. Sono dati diffusi lo scorso novembre dall’Unicef, l’agenzia Onu per l’infanzia, in vista del Global Forum on Childhood Pneumonia svoltosi a Barcellona dal 29 al 31 gennaio 2020. La malattia può essere evitata grazie ai vaccini e curata con la somministrazione di antibiotici poco costosi. Ma troppi bambini continuano a non essere vaccinati: nel 2018 71 milioni non hanno ricevuto le tre dosi di vaccino raccomandate. Complessivamente il 32% dei bambini non vengono curati e il tasso sale al 40% nel caso dei bambini più poveri che vivono in paesi a basso e medio reddito dove inoltre raramente sono disponibili le terapie con ossigeno di cui possono avere bisogno. La polmonite uccide molti più minori di cinque anni di ogni altra malattia. La dissenteria nel 2018 ne ha uccisi 437.000, la malaria 272.000. A rendere i bambini più vulnerabili sono soprattutto un sistema immunitario indebolito da altre infezioni come l’Hiv, malnutrizione, elevati livelli di inquinamento dell’aria e dell’acqua. I maggiori fattori di rischio dei bambini nigeriani sono la malnutrizione e l’inquinamento dell’aria, sia in casa, a causa dell’uso di combustibili solidi, sia all’aperto. L’Unicef sollecita i governi dei paesi più colpiti ad attuare strategie di controllo della malattia e a migliorare l’accesso alle cure di base nell’ambito di una più vasta strategia sanitaria. Esorta inoltre i paesi più ricchi, i donatori internazionali e i privati a incrementare la copertura immunitaria riducendo il costo dei vaccini e ad aumentare i finanziamenti per la ricerca e l’innovazione al fine di sconfiggere la malattia.