POLITICA
Politici e società civile sono della stessa pasta
I dati sul malaffare smentiscono l'idea di un paese diviso tra cattivi (i politici) e buoni (i cittadini). C'è bisogno di una rigenerazione etica, per tutti.
Attualità
16_01_2012
Per molti anni, ci hanno sfinito con il racconto dell’Italia “arruffona” di Berlusconi. Ora, s’intravvede qualche piccola, scomoda, verità, attraverso le vicende in cui sono coinvolti l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Monti, Carlo Malinconico, con le sue vacanze pagate da un imprenditore e rimborsate a distanza di due anni; e l’attuale ministro alla Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, proprietario di una casa al Colosseo acquistata a prezzo stracciato e sembra anche titolare di un doppio stipendio (da ministro e da membro del Consiglio di Stato). Rispetto a questo punto, il Ministro ha annunciato nei giorni scorsi al Corriere della Sera, bontà sua, che è quasi pronto il decreto di attuazione per il tetto agli stipendi cumulati dei manager della Pubblica amministrazione. Speriamo si faccia presto, come si è fatto presto per i pensionati costretti ad aprirsi un conto corrente per ricevere la miseria della loro pensione.
Torniamo alle piccole verità. La prima riguarda la favoletta dei “buoni” (il nuovo Governo, da una parte) e i “cattivi” (i partiti, la politica), dall’altra. Qui non ci troviamo in una delle trame dei bei film di Sergio Leone o di John Ford, nei quali, alla fine, sono sempre i “buoni” a vincere. Abbiamo dinnanzi solo una grande mistificazione, perpetrata ai danni della democrazia e della sovranità popolare, alla quale - è bene ribadirlo ancora - è stato sottratto il diritto di decidere da chi volesse essere governata. Che non è poi cosa di poco conto. La responsabilità della politica è sì grande, ma è una sola: quella di non aver avuto il coraggio di operare alcune delle scelte che sta realizzando il governo dei tecnocrati. Ci riferiamo, ad esempio, alla questione delle pensioni o agli interventi relativi agli ordini professionali. Da abolire, tutti. Le cose che non si potevano fare - e questo vale da una parte e dall’altra dello schieramento politico - per non perdere consensi elettorali, sono state delegate ad altri. Un’ipocrisia, come ce ne sono tante in giro. Non sono, quindi, arrivati i “buoni” che hanno vinto contro i “cattivi”. Sono arrivati al potere coloro che in quel momento servivano ad un’operazione e ad una strategia etero dirette, di cui ancora non sono del tutto chiare a molti le conseguenze.
La seconda, scomoda verità, riguarda il fatto che non è solo la politica la colpevole di quel che è avvenuto nel Paese. La sua parte di responsabilità è sicuramente cospicua, ma non esaustiva. Anche la società civile e quell’Italia dei salotti buoni, dei grand commis di Stato, dei circoli esclusivi e sempre più segreti, delle varie lobby e dei tecnici, condivide la responsabilità. Che non è astratta, ma molto concreta e dalla quale non si può chiamare fuori. Sarebbe un’operazione truffaldina.
I capitali provenienti dalla corruzione - che sono tanti, stimati in 60-70 miliardi di euro (fonte: Corte dei Conti) - devono essere pur riciclati, riconvertiti in denaro pulito, rimessi sul mercato. Chi lo fa questo mestiere? Le banche e gli istituti finanziari. Stessa cosa deve avvenire per i capitali che derivano dall’attività della criminalità, che ha un fatturato che supera i 140 miliardi di euro, pari a circa il 7% del Pil, con un utile che sfiora i 100 miliardi di euro e 65 miliardi di liquidità, che incide direttamente sul mondo dell'impresa. (Fonte: XIII edizione del rapporto "Le mani della criminalità sulle imprese", della Confesercenti e Sos Impresa); mentre l’agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella lotta alla droga e alla criminalità, stima una cifra di 116 miliardi all’anno, evasione esclusa: l’equivalente del 7,7% del Pil nazionale, una cifra addirittura superiore alla media dei ricavi criminali nei Paesi in via di sviluppo, che è del 6,8%. Per quanto riguarda il traffico di stupefacenti, in particolare, le stime che dà l’ONU variano dallo 0,4 al 3,9% del Pil e sottolinea che i consumatori di cocaina sono 800mila e 175.500 gli spacciatori, quasi 3 milioni i consumatori abituali di cannabis. Solo grazie alla cocaina, la mafia accumula almeno 1,2 miliardi di dollari da “ripulire” soprattutto attraverso “investimenti immobiliari, nella ristorazione, nei trasporti”.
Il paese è assediato da questi dati. Sono assediati la classe dirigente - e politica - e la società civile. Nel senso che l’”arraffare” sembra essere molto più esteso di quello che ci è stato fatto credere. La propensione al malaffare, ai favori, agli intrallazzi, agli appalti e ai sub-appalti di dimensione gigantesca, è dilagante, coinvolge un po’ tutti. Dal nord al sud, dagli strati sociali più insospettabili a quelli più umili e diseredati.
Quel che deve preoccupare non sono i comportamenti dei singoli, ma l’implosione dell’intero sistema. Con buona pace di Roberto Saviano, anche i personaggi alla Cosentino non sono i mostri venuti dal nulla e non rappresentano il male in senso assoluto. Non vogliamo dire che debbano essere protetti attraverso quel fumus persecutionis, che solo agli occhi dei soliti radicali e di qualcun altro, può valere per un deputato e non per il ladro di polli. Vogliamo sottolineare che i comportamenti di cui è accusato il parlamentare del PDL, sono favoriti da un humus di contiguità che li sostiene. Se c’è un capo, ci sono i sottocapi e sotto questi, ancora altri e altri ancora. Lo stesso ragionamento, vale per le “P3” e le “P4” o per le altre “P” ancora da scoprire. Per tutte le mafie che circolano a tutti i livelli e per tutte le consorterie massoniche che la fanno da padrone. E’ l’intero sistema ammalato di cancro. Diffuso, ormai, come una metastasi.
Quel che deve preoccupare non sono i comportamenti dei singoli, ma l’implosione dell’intero sistema. Con buona pace di Roberto Saviano, anche i personaggi alla Cosentino non sono i mostri venuti dal nulla e non rappresentano il male in senso assoluto. Non vogliamo dire che debbano essere protetti attraverso quel fumus persecutionis, che solo agli occhi dei soliti radicali e di qualcun altro, può valere per un deputato e non per il ladro di polli. Vogliamo sottolineare che i comportamenti di cui è accusato il parlamentare del PDL, sono favoriti da un humus di contiguità che li sostiene. Se c’è un capo, ci sono i sottocapi e sotto questi, ancora altri e altri ancora. Lo stesso ragionamento, vale per le “P3” e le “P4” o per le altre “P” ancora da scoprire. Per tutte le mafie che circolano a tutti i livelli e per tutte le consorterie massoniche che la fanno da padrone. E’ l’intero sistema ammalato di cancro. Diffuso, ormai, come una metastasi.
In altri momenti della storia italiana, ancora più complicati di questo, si destabilizzava per stabilizzare, si diffondeva paura nelle città con il terrorismo, la violenza e le bombe sulla povera gente. Ora, c’è il rischio che questo accada di nuovo e i prodromi li vediamo con gli atti di intimidazione nei confronti delle sedi di Equitalia e con le tensioni sociali che le misure adottate da questo Governo e quelle preannunciate, possono scatenare.
Solo chi non vede questa realtà, può ritenere non necessaria una rigenerazione etica, morale, che riguardi tutti. Sarebbe troppo pretendere che si vedesse in giro meno empietà e più timor di Dio. Ci “accontenteremmo” che la politica la finisse di farsi prendere a sberleffi, per ritrovare la sua credibilità.