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LA MARCHA IN MESSICO

Più di un milione in 120 città contro le nozze gay

Oltre un milione di messicani in 120 città del Paese hanno manifestato contro la proposta di legge del presidente della Repubblica di legalizzare i matrimoni gay e contro la gender education. Una manifestazione imponente che dimostra come la famiglia naturale sia un corpo sociale ancora organizzato e motivato. 

Famiglia 12_09_2016
La marcha in una delle città messicane

Le immagini parlano da sole. Secondo le prime stime sono stati un milione abbondante i messicani che sabato sono scesi in piazza contro la proposta di legge del governo di riconoscere il matrimonio omosessuale. Numeri che devono far riflettere non solo il governo di Enrique Peña Nieto, ma che possono indicare alle associazioni pro family europee, comprese quelle italiane, che una nuova stagione di testimonianza è indispensabile. 

Più di un milione di cittadini, 120 città coinvolte nei 32 stati della Repubblica federale messicana. Una manifestazione di forza che però è stato solo un assaggio: tra due settimane la moltitudine che ha occupato le strade e le piazze di tutte le città messicane si ritroverà nella capitale per una imponente manifestazione. 

Si manifesta contro il matrimonio gay, per la famiglia naturale e contro le leggi di indottrinamento gender a scuola. A promuovere la marcha è il Frente Nacional por la Familia, che è riuscito a coinvolgere migliaia di persone negli Stati di Aguascalientes, Baja California, Campeche, Coahuila, Colima, Chiapas, Chihuahua, Durango, Estado de México, Guanajuato, Guerrero, Hidalgo, Jalisco, Michoacán, Morelos, Nayarit, Nuevo León, Oaxaca, Puebla, Querétaro, Quintana Roo, San Luis Potosí, Sinaloa, Sonora, Tabasco, Tamaulipas, Tlaxcala, Yucatán y Zacatecas.

Nei mesi scorsi il presidente messicano Enrique Peña Nieto ha annunciato di voler riformare l’articolo IV della Costituzione sui diritti della persona per incorporare la sentenza del giugno 2015 della Corte suprema di giustizia che equipara i matrimoni gay a quelli tra maschio e femmina. La Corte ha di fatto legalizzato questo tipo di unioni dichiarando incostituzionali le leggi che proibiscono incostituzionale le nozze gay. 

Ma molti governi locali, il Messico è una Repubblica presidenziale federale, hanno mostrato di non volersi adeguare alla sentenza, tanto che ad oggi solo 8 dei 32 stati messicani l’hanno recepita. Da qui l’offensiva di Peña Nieto che ha dichiarato: «Nel nostro Paese non possono esserci stati dove vengono tutelati alcuni diritti e altri no». 

Contemporaneamente il Frente Nacional por la Familia, che gode dell’appoggio della Chiesa messicana ha presentato nel febbraio 2016 in Senato una proposta di riforma Costituzionale con la quale introdurre nella Carta il matrimonio come unione esclusiva di un uomo e una donna. La petizione è stata accompagnata da 200mila firme, ma non è mai stata incardinata neppure in discussione. 

Il resto è storia dei giorni nostri, con l’imponente manifestazione di migliaia di magliette bianche per opporsi ad un provvedimento giudicato totalitario.