«Pipe per crack, propaganda che aumenta il danno invece di ridurlo»
Ascolta la versione audio dell'articolo
«Ogni volta che si introducono misure di riduzione del danno nell'uso delle droghe, aumentano gli utilizzatori. L'iniziativa di Bologna e Reggio Emilia è pura propaganda smentita dai dati scientifici. Solo la repressione e la prevenzione riducono il danno». Parla Gandolfini, consulente del Dipartimento antidroga del Governo.

Dopo il Comune di Bologna anche quello di Reggio Emilia distribuirà gratuitamente pipe per crack ai tossicodipendenti. Se non c’è due senza tre è molto probabile che l’esperienza delle Asl dei due comuni emiliani sarà destinata ad essere ripetuta anche in altre giunte, probabilmente legate tradizionalmente alla Sinistra e al Pd, che sul tema droga si mostra sempre più un braccio armato dei Radicali.
Dopo il parere negativo del neuroscienziato Giovanni Serpelloni, che ha condannato il tentativo di riduzione del danno come il suo contrario, la Bussola ha chiesto un parere anche Massimo Gandolfini. Il neurochirurgo bresciano, nella sua veste di consulente del dipartimento Politiche antidroga e dipendenze presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, non usa mezzi termini per bollare l’iniziativa bolognese e ora reggiana come «propagandistica e dannosa».
Professor Gandolfini, ci risiamo con i tentativi di liberalizzazione, questa volta tocca alle pipe per fumare il crack, che è un derivato della cocaina...
É una proposta folle che condanno vivamente dato che va nel senso opposto di quello che dichiara di voler raggiungere, cioè la riduzione del danno. Invece questo significherà avvicinare soprattutto i giovani alle tossicodipendenze dunque non ridurre il danno, ma aumentarlo.
Servono dei dati...
Ci sono. Tutte le volte che si propongono politiche di riduzione del danno, in realtà c’è dietro una voglia liberalizzare, il vecchio antiproibizionismo radicale che torna ad affacciarsi nelle politiche delle giunte che pensano di arginare così il problema. Lo vediamo con la cannabis.
Che cosa?
La cannabis rimane ancora la sostanza illecita più comune e più diffusa in Italia diove siamo ad un consumo del 18% nella fascia d’età al di sotto dei 20 anni, tra l’altro dato superiore a quello europeo. Ebbene: nel 2015 eravamo al 27% e nel 2019 al 26%. Lo sa che cosa significa questo?
Che è diminuito il consumo in dieci anni?
Che le politiche restrittive delle liberalizzazioni funzionano per frenare il consumo. Prima che il dipartimento delle politiche antidroga prendesse decisioni molto serie per limitare al massimo l’uso della cannabis e della cannabis light dove pullulavano i negozi che erano stati spinti da una legislazione precedente favorevole. Politiche restrittive e preventive, soprattutto nelle scuole, sono la chiave di volta per limitare il danno. Queste iniziative falsamente “assistenziali” e di controllo non portano da nessuna parte, anzi, aggravano il problema.
Gli “esperti” dicono che somministrare pipe sotto controllo delle Asl ridurrebbe il rischio delle infezioni che si trasmettono i tossici tra di loro...
Ma questo è un falso problema. Ormai l’informazione medica è diffusissima, soprattutto nel mondo di coloro che fanno uso di sostanze stupefacenti. Si tratta di una foglia di fico che non ha nessun fondamento scientifico.
Lei è consulente del Governo in materia di tossicodipendenze. Crede che il Dipartimento delle politiche antidroga potrebbe intervenire per fermare questa deriva che ha tutta l’aria di essere in estensione?
Credo che il Governo non abbia potere di intervenire su un dispositivo locale, però quello che sta facendo è una forte politica di prevenzione e di informazione nelle scuole.
Reggio e Bologna, due giunte governate dal Pd. Non è un caso?
La divisione ideologica in questo campo è ancora molto forte, non è un caso che si tratti di Comuni in mano al Pd che ragiona esattamente come i Radicali. Le do un dato pratico.
Prego...
Il dipartimento delle politiche antidroga non convocava i responsabili delle comunità terapeutiche da dieci anni. Significa che prima di questo Governo Meloni le comunità terapeutiche, che sono i primi operatori del settore, non sono state chiamate per tutti i governi di sinistra e tecnici che ci sono stati in questa decade.
Per fare cosa?
Il confronto con il mondo, privato e pubblico che si occupa di recupero e reinserimento dei tossicodipenti è indispensabile per dire di contrastare le droghe, perché sono loro che hanno il polso della situazione. Non averli chiamati per dieci anni è stato uno schiaffo che questo Governo ha sanato. Ma c’è un altro aspetto...
Quale?
Io ho incontrato quasi tutti i responsabili delle comunità terapeutiche e non c’è uno solo di questi responsabili che si sia pronunciato a favore di politiche di ampliamento e di liberalizzazione, sono tutti assolutamente contrari. Gli ostacoli semmai provengono dalle forze radicali e di sinistra che ne fanno una bandiera per il consenso a favore della legalizzazione. E non è un caso che la proposta depositata per la legalizzazione della cocaina, dunque del crack, arrivi proprio dal mondo radicale.
«Bologna, il Comune che distribuisce pipe per il crack è un messaggio devastante»
L'iniziativa della Giunta bolognese nel nome della "riduzione del danno" manda un messaggio di normalizzazione, di accettabilità sociale di una droga molto pericolosa. C'è invece bisogno di offrire tempestivamente le cure per uscire dalla dipendenza. Parla Giovanni Serpelloni, una delle massime autorità mondiali per la lotta alla droga.
«Stop alla cannabis light, era un cavallo di Troia per le droghe»
Dietro lo stop del Parlamento alla cannabis light c'è il lavoro di diversi neuroscienziati che hanno messo in guardia il governo: «Abbiamo dimostrato che dal principio attivo delle infiorescenze si estraggono dosi droganti. La lobby era pronta per un business milionario e i negozi erano la rete vendita». Intervista a Serpelloni.
«Cannabis, sono numeri da pandemia»
Non ha senso parlare di droga leggera: «La media di principio attivo, che si riscontra nei derivati della cannabis sequestrati dalle forze di Polizia, oggi si aggira attorno al 17-18%», contro l’1% di trent’anni fa. Ci sono «ricoveri per intossicazioni derivanti esclusivamente dall’uso di cannabis». È un luogo comune dire che lo spinello libero sconfigga la mafia: «La realtà va nella direzione esattamente opposta». La Bussola intervista il giudice Alfredo Mantovano, vicepresidente del Centro Livatino, che spiega le ragioni del no alla legalizzazione della cannabis.
Inganno Cannabis: "Rete vendita pronta sulla pelle dei ragazzi"
Dopo la sentenza del Tar che riapre i negozi di cannabis light. La denuncia del neuroscienziato Serpelloni: "I negozi vanno chiusi, dai prodotti si riesce a estrarre una dose drogante. Ma servono per preparare la rete commerciale quando la legge sdoganerà la cannabis".