Pioggia di emendamenti sul Ddl Zan, l’opposizione punta al rinvio
Sono 1017 gli emendamenti presentati al liberticida disegno di legge sulla cosiddetta “omotransfobia”, su cui dovrà esprimersi domani la Commissione Giustizia della Camera. La stragrande maggioranza delle proposte di modifica è opera di Lega e Fratelli d’Italia, che hanno promesso battaglia. Gli emendamenti dell’opposizione vanno nel senso di tutelare il pluralismo di idee, la libertà di stampa, di educazione e associazione. Ma i gruppi Lgbt non vogliono sentire ragioni e hanno le forze di maggioranza dalla loro parte.
- L'OMOFOBIA NON ESISTE, NO A QUALSIASI LEGGE, di Giacomo Rocchi
Alessandro Zan, relatore del discusso Ddl sulla cosiddetta omotransfobia, ne aveva auspicato l'approvazione in aula a Montecitorio entro la prima settimana di agosto, così da affrontare presto il passaggio al Senato. Nella Commissione Giustizia della Camera, però, sono stati presentati oltre mille emendamenti al testo base adottato la scorsa settimana. La stragrande maggioranza delle proposte emendative sono opera di Lega e Fratelli d'Italia (rispettivamente, 493 e 482), i due partiti contrari all'adozione del testo unificato che porta il nome del deputato del Pd e votato dalla maggioranza giallorossa, con l'astensione di Forza Italia.
Domani, martedì 21 luglio, la commissione presieduta dalla pentastellata Francesca Businarolo inizierà l’esame di 1017 emendamenti e non è escluso che questo possa impedire al Ddl di arrivare in aula nella data prevista del 27 luglio. Zan ha parlato di “chiaro obiettivo ostruzionista” da parte di Lega e Fratelli d'Italia, contestando le proposte di modifica non solo nel numero, ma anche nel merito perché mirerebbero a “svuotare il provvedimento”.
Un'accusa respinta al mittente dalla capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione, Carolina Varchi, che - contattata dalla Nuova Bussola Quotidiana - ha voluto rivendicare il suo diritto a combattere “una battaglia per la libertà” che “i paladini del pensiero unico chiamano ostruzionismo ma che è semplicemente una democratica forma di libertà” da esercitare “secondo le prerogative che i regolamenti parlamentari riconoscono”.
I due partiti d'opposizione, per bocca dei loro rispettivi leader presenti anche in Piazza Montecitorio lo scorso giovedì per la manifestazione #RestiamoLiberi, avevano annunciato battaglia parlamentare contro l'approvazione di una legge che considerano pericolosa e liberticida. Così dovrebbe essere, quindi. Forza Italia, che si è differenziata dagli alleati di centrodestra astenendosi dal voto in commissione, ha presentato 17 emendamenti, tra cui uno all'articolo 2 del testo unificato, che nelle intenzioni del primo firmatario, il deputato Enrico Costa, vorrebbe “chiarire in modo definitivo i confini della legge sull’omofobia ed a dissipare i dubbi di coloro che ravvisano nella norma un rischio di compressione della libertà di espressione del pensiero”.
L'articolo 2 è tra quelli che estendono la portata dell’art. 604 ter del Codice Penale all'identità di genere e all'orientamento sessuale e - unito alle modifiche all’art. 604 bis C.P. - “rischia di sanzionare non già la discriminazione, bensì l'espressione di una legittima opinione”, come avverte il consigliere alla Suprema Corte di Cassazione, Alfredo Mantovano. Al soprammenzionato articolo, Costa vuole aggiungere il seguente: “Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”.
Alcune associazioni Lgbt, però, hanno già espresso la loro contrarietà anche a quest'intervento chiarificatore, ribadendo la loro posizione in Piazza Santi Apostoli: la legge Zan va sostenuta “senza compromessi al ribasso”. Delle 493 proposte di modifica avanzate dalla Lega moltissime sono su iniziativa di Alessandro Pagano, già protagonista di un intervento di un'ora e venti minuti durante la discussione in Commissione Giustizia che aveva temporaneamente contribuito a bloccare il deposito del testo unificato. Il suo nome compare ben 466 volte nel fascicolo degli emendamenti. Tra le sue proposte, anche il tentativo di disinnescare la possibilità che l'applicazione della legge così com'è, con le forti ambiguità interpretative che la distingue, possa costituire un pericolo per la libertà di stampa, di educazione e di associazione. Il deputato leghista ha richiesto, ad esempio, che possa essere “esclusa ogni rilevanza penale (...) se il fatto è avvenuto nell’ambito di comunicazioni destinate alla stampa, ferma restando la eventuale rilevanza della circostanza accaduta ai fini di altre fattispecie delittuose" e che "l’aggravante di cui all’articolo 604-ter del codice penale per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere" venga esclusa "se il fatto è avvenuto nell’ambito di comunicazioni destinate alla stampa".
Proposte di modifiche in tale direzione sono arrivate anche dagli esponenti di Fratelli d'Italia Carolina Varchi e Ciro Maschio - i due più prolifici insieme a Pagano - chiedendo inoltre di tutelare la libertà d'opinione delle associazioni, dei movimenti e dei gruppi che "operano con finalità di promozione della famiglia" così come "nell’ambito di relazioni inerenti la condivisione di percorsi di natura religiosa".
La deputata Varchi ha sottolineato alla Nuova Bussola Quotidiana la necessità delle modifiche proposte da Fdi dal momento che “la proposta di legge Zan è pericolosa perché rischia di introdurre nel nostro ordinamento un vero e proprio reato di opinione, introducendo - ad esempio - un concetto come l’identità di genere assolutamente vago e non codificato, dal quale discenderebbe una eccessiva discrezionalità nell’interpretazione della norma". "Ad essere sanzionati - ha spiegato la capogruppo di Fdi in commissione Giustizia - non sarebbero più solo i comportamenti violenti che già sono puniti in Italia ma anche la semplice manifestazione di pensiero in ordine, ad esempio, all’ideologia gender o all'aberrazione dell’utero in affitto".
Nel 2013 Giorgia Meloni aveva lanciato a mezzo social la provocazione di promuovere una legge contro mammofobia e babbofobia: questi due neologismi sono stati recuperati dai suoi deputati che hanno proposto di inserire nella legge il contrasto di mammofobia, babbofobia, cristianofobia e cattolicofobia. Mentre i leghisti hanno raccolto le parole del loro leader, Matteo Salvini, che in una conferenza stampa di inizio luglio aveva parlato di eterofobia.
Ma quelle di Lega e Fdi non sono le uniche perplessità sulle possibili conseguenze derivanti dal testo che porta la firma di Zan: lo dimostrano gli emendamenti presentati da Gianluca Rospi, presidente di Popolo Protagonista e membro del Gruppo Misto, finalizzati ad abrogare il testo nella parte che riguarda le modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del Codice Penale. Il deputato lucano ha detto alla Nuova Bussola Quotidiana che “la proposta di legge Zan-Boldrini Scalfarotto rischia di oscillare troppo nel vietare un altro fondamentale diritto, quello della libertà d’opinione”. Secondo Rospi, “è di vitale importanza poter esprimere, senza ledere la dignità di nessuno, un pensiero anche quando questo va contro un’altra ideologia”, mentre “ad oggi non vi è alcun vuoto normativo sul tema che possa portare noi del Parlamento a lavorare per ulteriori leggi. Piuttosto occorrerebbe far rispettare quelle già in vigore punendo fortemente chiunque usi violenza fisica o verbale contro qualcuno a causa delle preferenze sessuali, contro gli immigrati, contro i bambini, contro le donne, contro la libertà di culto, contro i portatori di handicap e verso chiunque soffra una condizione particolare”.
La presidente pentastellata Businarolo, intanto, ha aperto uno spiraglio a “possibili limature” pur ribadendo la sua convinzione che quello adottato è “un buon testo base” per “una legge che il Paese attende”. È difficile, quindi, che possano registrarsi sorprese sia in commissione che in aula, visto l'orientamento favorevole dei partiti di maggioranza. Ma non è escluso che la montagna di emendamenti presentati soprattutto da Lega e Fratelli d'Italia, sulla cui ammissibilità alla votazione bisognerà decidere entro martedì, possa riuscire a raggiungere l'obiettivo di un rinvio.
Sui tempi dei lavori potrebbe pesare anche la partita aperta del rinnovo delle presidenze delle commissioni parlamentari che la maggioranza, come dichiarato dal ministro Federico D'Incà, vorrebbe chiudere a luglio e non a settembre, anche se tra le varie componenti governative manca ancora un accordo unanime. Nel risiko delle nomine potrebbe rientrare anche la poltrona attualmente occupata dalla Businarolo, con il Movimento Cinque Stelle determinato a tenerla per sé e non cederla ad un esponente di Italia Viva.