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LITURGIA

Pio XII, il papa liturgo e profeta dimenticato

Pio XII fu un Papa che ebbe a cuore la liturgia e tentò di conciliare nova et vetera secondo la millenaria tradizione della Chiesa. Mediator Dei e Mystici Corporis Christi attestano un intento riformatore sulla linea della tradizione di sempre e che fu decisivo per la stesura della Sacrosantum Concilium. 

Ecclesia 08_12_2017
Pio XII celebra messa

Quando si pensa ai Papi e alla liturgia, di rado viene il nome di Pio XII, un Papa che in realtà per la stessa liturgia ha avuto un ruolo di primo piano. Certo, di primo impatto il nome che rimane impresso è quello di San Pio X che, con il suo Motu proprio Tra le sollecitudini del 22 novembre 1903 sull'uso della musica sacra nella liturgia, dava un segnale importante contro alcuni abusi e degenerazioni che si erano oramai quasi coagulati nella liturgia stessa da molto tempo. Un segnale, sia detto con chiarezza, che non fu un fulmine a ciel sereno ma che si inseriva in un processo storico che datava almeno al secolo precedente e il quale era debitore a movimenti e correnti di pensiero che mettevano di fronte la liturgia come ci era giunta dal Concilio Tridentino grazie al Missale Romanum promulgato da San Pio V nella seconda metà del XVI secolo (1570) a idee che potremmo ricondurre più generalmente nell'alveo dell'illuminismo e della sua parentesi (non di secondo piano) in ambito cattolico.

Non dimentichiamo, come uno dei momenti più intensi dell'illuminismo cattolico proprio applicato alla liturgia, che nel XVIII secolo ci fu il Sinodo di Pistoia (1785) che fu poi condannato proprio per alcune innovazioni in campo liturgico che, secondo la Chiesa, si allontanavano dalla sana tradizione. Il padre Neunheuser definisce il Sinodo di Pistoia, per quello che riguarda gli sviluppi liturgici, come "il fatto indubbiamente più interessante in seno all'Illuminismo".  Malgrado questo, la condanna della Chiesa nei confronti di questo Sinodo fu senza appello, con la Bolla Auctorem Fidei di Pio VI (1794) che ne condannò 85 tesi.

Tutta questa dinamica fatta anche di contrapposizioni fra diverse sensibilità e tendenze confluirà poi, proprio a partire dal cruciale XIX secolo, nel Movimento liturgico, un Movimento che avrà parentele ramificate nel tempo e nello spazio e che vedrà al suo interno diverse anime all'opera: "Il movimento liturgico si proponeva di rendere viva ed efficace la celebrazione dei misteri cristiani, in modo che i riti «parlassero» agli uomini d’oggi. Nella volontà di raggiungere tale traguardo, si fondevano le varie anime del movimento. C’era anzitutto l’anima estetico-romantica, che tendeva a restaurare la bellezza e la sobrietà del canto gregoriano e popolare (...). Più importante fu l’anima pastorale, che considerava la liturgia come uno strumento di vita cristiana (...). Decisiva si rivelò la terza anima, quella storico-teologica, che ricercava i fondamenti dell’agire liturgico e la natura del culto cristiano" (DEL LAGO, Luigi (1997). Genesi storica della "sacrosanctum concilium".  Motivazioni ed elaborazione del documento. In Credere Oggi, n. 98 Marzo-Aprile).

Per rispondere a queste anime, a volte in opposizione, ecco l'opera di Pio XII che si esplica in vari documenti ed azioni che avranno poi influenza sui documenti conciliari. Il Cardinal Siri ebbe a dire che "se si studiano gli indici del Vaticano II, si può agevolmente rilevare che, dopo quelle tratte dalla Sacra Scrittura, le citazioni più numerose sono quelle ricavate dagli scritti di questo Pontefice". Nell'Angelus del 18 Marzo 1979 Giovanni Paolo II affermava: "Non possiamo dimenticare quanto Pio XII contribuì alla preparazione teologica del Concilio Vaticano II, soprattutto per quanto riguarda la dottrina circa la Chiesa, le prime riforme liturgiche, il nuovo impulso dato agli studi biblici, la grande attenzione ai problemi del mondo contemporaneo". Certamente vedendo la difficile situazione della liturgia di oggi, non possiamo che augurarci che si torni ai documenti veri del Concilio ma anche a quelli di Pio XII.

Penso alla Mediator Dei (20 novembre 1947), un'enciclica di importanza capitale per gli studi liturgici. Il professor David Fagerberg, teologo della Notre Dame University, definisce questa enciclica come estremamente importante in quanto ci offre una chiara visione di come il Pontefice si relazionava ai problemi liturgici del suo tempo, alle corse in avanti di certi riformatori, aggiungeremmo noi. Il professor Fagerberg sostiene che in questo documento c'è una delle migliori definizioni della liturgia: "La sacra Liturgia è pertanto il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre, come Capo della Chiesa, ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all'Eterno Padre: è, per dirla in breve, il culto integrale del Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè del Capo e delle sue membra". 

Sul corpo mistico, aggiungiamo noi, Pio XII sveva già detto molto nella Mystici Corporis Christi (29 giugno 1943), un documento che va quindi letto in controluce a quello di 4 anni prima. Ecco poi la Musicae Sacra Disciplina (25 Dicembre 1955). In questo documento si offrivano alcune delucidazioni sul ruolo e la dignità della musica per il culto divino, laddove si presentivano in essa, come nell'arte sacra, venti contrari: "La musica sacra non ubbidisce a leggi e norme diverse da quelle che regolano ogni arte religiosa, anzi l'arte stessa in generale. Invero non ignoriamo che in questi ultimi anni alcuni artisti, con grave offesa della pietà cristiana, hanno osato introdurre nelle chiese opere prive di qualsiasi ispirazione religiosa e in pieno contrasto anche con le giuste regole dell'arte". Ovviamente anche qui, oltre che richiamarsi ai documenti precedenti già citati, per una comprensione più piena bisogna anche citare la Humani Generis, altro documento capitale di questo pontefice.

A questo Papa si deve anche la riforma della Settimana Santa (1951-1956) che faceva prevedere una revisione generale della liturgia. Non è il caso che ci si soffermi qui sul tipo di riforma a cui si pensava ai tempi di Pio XII paragonandoli con il modo in cui alcuni hanno portato avanti la riforma liturgica dopo il Vaticano II. Questo discorso sarebbe certamente molto lungo e non può essere trattato qui. Basterà dire che Pio XII fu un Papa che ebbe a cuore la liturgia e tentò di conciliare nova et vetera secondo la millenaria tradizione della Chiesa.