Pier Giuliano e il regno sociale di Gesù Eucaristico
Nel XIX secolo, contro le profanazioni dei tabernacoli il santo francese si batteva per l'adorazione eucaristica pubblica.
Per tutto l’anno 2011 la Chiesa Cattolica francese, con diverse iniziative, ricorda il secondo centenario della nascita di san Pier Giuliano Eymard (1811-1868), che è caduto il 4 febbraio. Il santo nasce infatti il 4 febbraio 1811 a La Mure, nell’Isère, a quaranta chilometri da Grenoble. Le condizioni della famiglia – molto cattolica, ma povera – ostacolano la sua vocazione al sacerdozio, che Pier Giuliano riesce comunque a perseguire nonostante gravi difficoltà. È ordinato sacerdote a Grenoble nel 1834. Parroco esemplare, è però affascinato dalla vita religiosa ed entra nel nuovo ordine dei Maristi, fondato da Jean-Claude Colin (1790-1875).
La sua vocazione specifica è però l’Eucarestia. Soffre delle profanazioni di cui è vittima da parte di anticlericali nella Francia del suo tempo, dell’abbandono di molti tabernacoli, del fatto che sempre più numerosi, soprattutto nelle grandi città industriali, sono gli adulti che non hanno mai fatto la Prima Comunione. Un’esperienza spirituale del 1851 nella Basilica di Nostra Signora di Fourvière, a Lione, lo induce a fondare una nuova congregazione tutta dedita all’Eucarestia, i Padri del Santissimo Sacramento o Sacramentini. Un buon numero di opposizioni ostacolano la fondazione, che – sostenuta dal santo Curato d’Ars Jean-Marie Vianney (1786-1859) – è finalmente approvata dal Papa beato Pio IX (1792-1878) nel 1863. Provato da molte sofferenze fisiche e morali, san Pier Giuliano Eymard muore nel 1868 nel villaggio natale di La Mure. I Sacramentini continuano la sua opera e, dovunque sono presenti, insieme a molte altre iniziative assicurano la diffusione dell’adorazione eucaristica, carissima al loro fondatore.
Un aspetto poco conosciuto della biografia di san Pier Giuliano è il suo interesse per la scuola cattolica detta contro-rivoluzionaria e la sua amicizia per uno dei principali esponenti suoi contemporanei di questa scuola, il filosofo di Lione Antoine Blanc de Saint-Bonnet (1815-1880). Continuatore di Joseph de Maistre (1753-1821), di cui ribadisce e fa conoscere le tesi sull’infallibilità pontificia, Blanc de Saint-Bonnet prepara, con un’articolata critica delle ingiustizie della Rivoluzione industriale, la generazione successiva di contro-rivoluzionari come René de La Tour du Pin (1834-1924), che metteranno al centro delle loro preoccupazioni i problemi socio-economici. Sulla scia di Maistre, Blanc de Saint-Bonnet riflette anche sulla Rivoluzione francese e sulla storia, mostrando il nesso fra tre Rivoluzioni che discendono una dall’altra e costituiscono un’unica Rivoluzione: quella protestante, quella illuminista e quella socialista.
Ispirato dalla frequentazione di un filosofo geniale ma non sempre ortodosso, Pierre-Simon Ballanche (1776-1847), del cui pensiero peraltro non adotterà mai gli aspetti più discutibili, Blanc de Saint-Bonnet vede l’origine della Rivoluzione nella rottura fra fede e ragione: «voi che separate la ragione dalla religione – scrive – sappiate che distruggete l’una e l’altra. La religione senza ragione diventa superstizione. La ragione senza religione diventa incredulità». L’equilibrio fra fede e ragione è però garantito – contro l’orgoglio razionalista – solo dalla consapevolezza del peccato originale, cui siamo costantemente richiamati dal dolore, cui il filosofo francese dedica pagine anche letterariamente apprezzabili nel suo La Douleur.
È proprio quest’opera, pubblicata nel 1849, che suscita l’entusiasmo del padre Eymard. Nel 1850, il santo scrive a Blanc de Saint-Bonnet e ne nasce una lunga amicizia. Nel 1863 è nel castello di Saint-Bonnet, presso il filosofo, che Pier Giuliano si rifugia per scrivere, con i consigli di Blanc de Saint-Bonnet, le costituzioni della sua congregazione religiosa. In una lettera del 6 ottobre 1863 così il santo racconta quei giorni: «Era Saint-Bonnet, sembra, che doveva essere per me la grotta sacra di san Benedetto [480-547], la Verna di san Francesco [1182-1226], la Manresa di sant’Ignazio [1491-1556] o, per meglio dire, il mio Cenacolo dove mi sono raccolto. Qui, anche, il lavoro mi è facile. Quando mi servono, ho due buone segretarie e nel signor de Saint-Bonnet un consigliere saggio ed elevato in Dio». Si dovrebbe anche ricordare – a proposito dell’amicizia fra Eymard e Blanc de Saint-Bonnet – la presenza almeno epistolare nelle vicende che riguardano il loro rapporto del servo di Dio dom Prosper Guéranger (1805-1875), abate benedettino di Solesmes, a sua volta amico e confidente del filosofo di Lione.
Il rapporto con la scuola contro-rivoluzionaria e con Blanc de Saint-Bonnet è tutt’altro che secondario nella vita di san Pier Giuliano Eymard. Egli, infatti, non ha un accostamento puramente devozionale all’adorazione eucaristica. «Il Signore Gesù – scrive – sia senza interruzione adorato nel Sacramento e glorificato con culto sociale in tutto il mondo». L’adorazione pubblica dell’Eucarestia, il «culto sociale» attraverso le processioni e l’omaggio anche delle città e degli Stati è al cuore del programma di restaurazione sociale delineato da Blanc de Saint-Bonnet ne La Restauration françaiseLa Légitimité (la grande opera politica del filosofo, , che gli varrà il breve di elogio Fils bien aimé, firmato dal beato Pio IX l’11 ottobre 1873, uscirà solo dopo la morte del santo), dove si legge: «Il male è religioso, la Rivoluzione è religiosa, il rimedio è religioso, guariremo solo in modo religioso». La regalità eucaristica di Gesù Cristo è il nome adatto al secolo – e benedetto – che san Pier Giuliano Eymard dà alla regalità sociale del Signore.