Piano vaccini: arriva lo Stato (bio)etico
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Nel Piano Vaccini emanato dal Governo, il Comitato di Bioetica assume un ruolo di grande peso, che fa temere una inquietante evoluzione verso lo “Stato etico”. Non c’è alcuna considerazione sui rapporti rischi/benefici di tali prodotti farmaceutici, nemmeno alla luce delle evidenze emerse sugli eventi avversi della campagna vaccinale per il Covid. Tali eventi semplicemente non esistono.
Sta facendo discutere il testo elaborato dal Governo Meloni “Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-25”. Si tratta delle linee guida e programmatiche in materia di vaccini, una sorta di piano triennale fino a tutto il 2025. Documenti come questo non sono una novità: da anni vengono prodotti periodicamente dai vari Ministri della Salute. Fanno parte di più generali piani organizzativi per la prevenzione. Solitamente nel corso del tempo questi documenti riprendevano e aggiornavano i precedenti, definendo quali vaccinazioni proporre alla popolazione, i vari calendari, le modalità d’azione, gli obiettivi.
Il Piano Vaccini del Governo Meloni introduce invece delle novità importanti. In primo luogo, c’è un marcato riferimento alle direttive dell’OMS, alle cui direttive il Governo dichiara di attenersi indefettibilmente, in secondo luogo il documento fa un riferimento diretto e impegnativo alle indicazioni emanate, in campo vaccinale, dal Comitato Nazionale di Bioetica, un organismo consultivo presieduto - su nomina meloniana - dal professor Angelo Vescovi.
Un organismo che esprime la quintessenza della visione bioetica laicista, anche se di questo Comitato fanno parte anche alcuni esponenti di “area cattolica”, come la biologa Assuntina Morresi. Già in passato il Comitato aveva preso decisioni su questioni eticamente rilevanti, come l’uso di trattamenti farmacologici per arrestare lo sviluppo sessuale nell’infanzia e nell’adolescenza, finalizzati poi ad un passaggio transgender, decisamente discutibili.
Ora, nel Piano Vaccini, il Comitato di Bioetica assume un ruolo di grande peso, che fa temere una inquietante evoluzione verso lo “Stato etico”, che come noto è quella forma istituzionale, teorizzata dai filosofi Hobbes ed Hegel, in cui è l'istituzione statale il fine ultimo a cui devono tendere le azioni dei singoli individui. La dottrina hegeliana affermava che lo Stato è fonte di libertà e norma etica per il singolo. La condotta dello Stato, quindi, non può essere oggetto di valutazioni morali da parte dell'individuo: lo Stato si pone fine supremo e arbitro assoluto del bene e del male. Nel corso del ‘900 la teoria dello "Stato etico" fu poi ripresa, in antitesi con la teoria liberale dello Stato di diritto, dal Comunismo sovietico e dal Regime di Mussolini. Forse gli esponenti dell’antifascismo permanente e militante dovrebbero farci una riflessione.
Prima delle valutazioni del Comitato Bioetico, il Piano Vaccini Nazionale (che evidentemente di “nazionale” non ha nulla) fa esplicito riferimento a documenti internazionali, che viene detto che rappresentano un punto di riferimento nell’ambito delle politiche vaccinali: il Piano d’azione Europeo per le vaccinazioni 2015-2020, l’Agenda dell’OMS sull’immunizzazione 2030, l’Agenda Europea dell’OMS sull’immunizzazione 2030. Come avrebbe detto Draghi, ce lo chiede l’Europa. Anzi: l’OMS che è un organismo internazionale. Questi documenti prevedono che tutti i paesi riconoscano le vaccinazioni come una priorità e che ogni singolo individuo comprenda il valore dei servizi di immunizzazione e dei vaccini e richieda attivamente le vaccinazioni. Il Piano “nazionale” italiano non fa che assicurare di garantire strategie mirate a questo.
L’agenda dell’OMS sull’immunizzazione 2030 si propone di incrementare l’uso dei vaccini, esistenti e di nuova generazione, durante tutto il corso della vita. Anche in Italia, dunque, si vuole offrire servizi vaccinali efficaci, efficienti e resilienti (non poteva mancare questo termine) che contribuiscano al raggiungimento della copertura sanitaria universale. La promozione delle vaccinazioni durante tutto il corso della vita è promossa “anche rafforzando le collaborazioni con attori non sanitari”, senza specificare quali.
Fatte queste premesse sulla necessità di adeguare i programmi vaccinali alle direttive globaliste, il documento governativo introduce le indicazioni provenienti dal think tank bioetico: a partire dalla necessità di “consolidare l’attenzione alla centralità della persona” (e qui si sente un po’ la mano cattolica del Comitato) si afferma con forza “il valore etico e sociale delle vaccinazioni”. Viene sottolineato che “alla luce dei benefici della vaccinazione, (…), i vaccini assumono un grande valore dal punto di vista umano, etico e sociale”. Non c’è alcuna considerazione sui rapporti rischi/benefici di tali prodotti farmaceutici, nemmeno alla luce delle evidenze emerse sugli eventi avversi della campagna vaccinale per il Covid. Tali eventi semplicemente non esistono.
Il Comitato Nazionale di Bioetica passa poi alle indicazioni pratiche, operative: ritiene urgente richiamare l’attenzione della società italiana sul valore di un’assunzione di responsabilità personale e sociale e invita il Governo, le Regioni e le Istituzioni competenti, a moltiplicare gli sforzi perché le vaccinazioni, sia obbligatorie sia raccomandate, raggiungano una copertura appropriata. In particolare, dice il Comitato, “è necessario mobilitare i medici e le strutture sanitarie del territorio e promuovere efficaci campagne d’informazione, comunicazione ed educazione finalizzate a illustrare l’importanza delle vaccinazioni a livello individuale e collettivo e a richiamare i cittadini a scelte consapevoli e fondate su evidenze scientifiche nel proprio stesso interesse. A tale proposito, non si può non stigmatizzare il diffondersi di informazioni false e pregiudizi, come ad esempio l'esistenza di una presunta correlazione tra vaccinazioni e l’insorgenza di alcune patologie, ipotesi ampiamente smentite da innumerevoli studi scientifici”.
A tal fine il CNB raccomanda di operare una vera e propria “alfabetizzazione” sanitaria, con una comunicazione il più possibile incisiva su media, social e siti Internet e un’accurata informazione a livello individuale, (in che modo?) scritta e verbale. Ma ciò potrebbe essere non sufficiente, e allora i bioeticisti di Stato giocano la carta dell’obbligo: “L’osservanza dell'obbligo a un’adeguata profilassi vaccinale da parte degli operatori sanitari e del personale impegnato nelle scuole di ogni ordine e grado e in generale nei luoghi maggiormente frequentati dai bambini in funzione della loro specifica attività. Il monitoraggio continuo dell’omessa vaccinazione (per dimenticanza o per ragioni mediche, ideologiche, religiose, psicologiche) sia complessivamente sull’intero territorio, sia a livello del singolo Comune, allo scopo di identificare coloro che necessitano di essere incoraggiati verso un percorso vaccinale”.
La parola d’ordine dello Stato etico è: monitorare, identificare, procedere a “incoraggiare” alla vaccinazione. Vedremo se lo Stato si limiterà a proporre, o anche ad imporre. Qui sicuramente si giocherà una partita molto importante. Al netto dell’importanza - che non si vuol negare - dell’informazione, documentata, fondata e possibilmente non sponsorizzata sui temi della salute, lo Stato di Diritto non può essere soppiantato dallo Stato (bio)etico.